Ucraina, il consigliere di Zelensky Podolyak sferza l'Onu: "Serve a guadagnarsi la pensione"

Mykhailo Podolyak ha usato parole di fuoco contro l'Onu. Perché l'organizzazione è finita nel mirino del consigliere di Zelensky

Ucraina, il consigliere di Zelensky Podolyak sferza l'Onu: "Serve a guadagnarsi la pensione"
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L'Onu è finita nel mirino di Mykhailo Podolyak. Nel corso di un'intervista, il consigliere di Volodymyr Zelensky ha usato parole di fuoco lamentando il fatto che le Nazioni Unite affermino di non aver raccolto prove sufficienti per definire un genocidio quello che sta accadendo in Ucraina. L'Organizzazione era già stata criticata da Kiev, sempre per bocca Podolyak, in seguito alla "proposta segreta" che questa avrebbe presentato alla Russia in relazione all'accordo sull'esportazione di grano.

L'affondo di Podolyak

Il consigliere di Zelensky non ha usato mezzi termini per definire l'Onu "un'organizzazione per le pubbliche relazioni, per le lobby e per fare guadagnare un bel po' di soldi per la pensione a chi vi ricopre cariche dirigenziali". L'occasione che ha consentito a Podolyak di sparare a zero contro il bersaglio ha coinciso con un'intervista rilasciata al canale YouTube ucraino Vlast versus Vlashenko.

"Le emozioni che ci suscita l'Onu saranno sempre negative. Così come le altre istituzioni tipo l'Aiea, la Croce rossa, Amnesty International", ha aggiunto Podolyak, tirando in ballo altri soggetti "Sono tutte organizzazioni fittizie che intasano la nostra mente con valutazioni assolutamente da spazzatura. Se non ci fossero forse alcune questioni sarebbero risolte meglio", ha quindi concluso l'alto funzionario ucraino.

Il motivo principale dello screzio riguarderebbe la posizione assunta dall'Onu su un aspetto particolare del conflitto ucraino. Nello specifico, pochi giorni fa la Commissione internazionale delle Nazioni Unite che indaga sulle violazioni in Ucraina aveva fatto sapere di "non essere ancora giunta alla conclusione che nel Paese sia in corso un genocidio".

La posizione dell'Onu

Il capo della Commissione internazionale indipendente delle Nazioni Unite che indaga sulle violazioni in Ucraina, Erik Mose, aveva così risposto ad una domanda di Radio Liberty: "Siamo molto consapevoli delle preoccupazioni relative a questo crimine, quindi lo esploriamo passo dopo passo. Ad ora, non disponiamo di prove sufficienti per soddisfare i requisiti legali previsti dalla Convenzione sul genocidio".

Per Mose, affinché si possa parlare di genocidio deve esserci la necessità di distruggere un certo gruppo. "E tale distruzione, secondo la Convenzione, deve essere fisica o biologica. Queste sono le rigide condizioni (per il riconoscimento del genocidio)", aveva chiarito l'incaricato dall'Onu. Le indagini in Ucraina procedono, con la commissione che già da tempo ha notato la presenza di "alcune dichiarazioni nei mass media russi" che potrebbero essere collegate alla questione dell'incitamento al genocidio. "È una linea che stiamo seguendo e la esamineremo. Ma non ci sono ancora conclusioni", aveva concluso Mose.

Le scintille sul grano

Un altro terreno di scontro tra Podolyak e l'Onu riguarda l'accordo sul grano, o meglio la proposta che l'organizzazione avrebbe recapitato alla Russia per convincerla a sbloccare la situazione sul Mar Nero. "Questa proposta è la più umiliante e offensiva possibile per l'ordine mondiale", aveva detto il consigliere ucraino in una conversazione con l'agenzia Unian, assicurando che le "condizioni d'oro" offerte al Cremlino non solo annullano molte pressioni sulla Russia, ma aprono anche altre porte per aggirare le sanzioni.

Podolyak era addirittura andando oltre, assicurando che questa presunta iniziativa del segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, che avrebbe proposto di revocare le principali sanzioni contro la Russia in cambio della ripresa dell'accordo sull'esportazione di grano, "invita apertamente il mondo a inginocchiarsi davanti alla Russia".

Per Podolyak, questo "mantello verde" offerto alla Russia non è solo offensivo per gli interessi dell'Ucraina, ma anche controproducente per il resto del mondo, poiché il Cremlino

capisce che può continuare a farle pressione. La Russia non solo si è ritirata dall'accordo sull'esportazione, ma sta anche distruggendo "ostentatamente" le infrastrutture portuali ucraine, ha ricordato Podolyak.

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