"Non ci è stato chiesto". Perché l'Italia non ha bombardato gli Houthi in Yemen

L'Italia avrebbe avuto bisogno dell'approvazione parlamentare per il suo eventuale coinvolgimento, ma fonti di Palazzo Chigi smentiscono la ricostruzione dell'agenzia Reuters

Foto di repertorio.
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L’Italia avrebbe rifiutato di prender parte agli attacchi notturni sferrati da Stati Uniti e Regno Unito contro i ribelli Houthi nello Yemen. E questo perché Roma, anziché entrare a gamba tesa, preferirebbe perseguire una politica più "calmante" e distensiva nel Mar Rosso. Una fonte di Palazzo Chigi ha però smentito la ricostruzione di Reuters spiegando che all'Italia non sarebbe stato chiesto di partecipare all'offensiva. In ogni caso, Washington e Londra hanno avviato un’azione militare in risposta agli assalti del gruppo sostenuto dall'Iran alle navi transitanti nella regione marittima a cavallo dello strategico Canale di Suez. Gli attacchi, che seguono una serie di avvertimenti lanciati dagli alleati occidentali, hanno coinvolto aerei da combattimento e missili Tomahawk. Yahya Sarea, portavoce militare degli Houthi, ha dichiarato che un totale di 73 raid hanno preso di mira la capitale yemenita, Sana, e altre quattro regioni, uccidendo almeno cinque combattenti e ferendone altri sei.

La posizione dell’Italia e il blitz notturno in Yemen

Secondo quanto riportato da Reuters, che ha citato una fonte governativa anonima, l’Italia avrebbe insomma rifiutato di partecipare all’azione congiunta orchestrata da Usa e Uk. La stessa fonte, che non ha voluto essere nominata a causa della delicatezza della questione, ha anche affermato che il governo italiano avrebbe avuto bisogno del sostegno parlamentare per prendere parte a qualsiasi azione militare, rendendo di fatto impossibile una rapida approvazione del dossier.

Gli Stati Uniti e la Gran Bretagna hanno colpito numerosi obiettivi nello Yemen dal cielo e dal mare, mentre Paesi Bassi, Australia, Canada e Bahrein hanno fornito supporto logistico e di intelligence. I raid notturni, come detto, sono stati una risposta ai ripetuti attacchi degli Houthi alle navi nel Mar Rosso, una delle rotte commerciali più trafficate del mondo. Il gruppo, sostenuto dall'Iran, ha più volte spiegato che i suoi attacchi sono un segno di solidarietà nei confronti di Hamas, coinvolto nella guerra contro Israele.

I raid contro obiettivi degli Houthi nello Yemen lanciati da Stati Uniti e Gran Bretagna con il supporto di altri alleati sono stati condotto nel rispetto della Carta dell'Onu, si legge intanto in una dichiarazione congiunta firmata da Australia, Bahrein, Canada, Danimarca, Germania, Olanda, Nuova Zelanda, Corea del Sud, Gran Bretagna e Stati Uniti, nella quale si fa presente che i blitz sono avvenuti "in risposta ai continui attacchi illegali, pericolosi e destabilizzanti degli Houthi contro le navi, anche commerciali, che transitano nel Mar Rosso".

Evitare l’escalation

Come affermato dal ministro della Difesa italiano Guido Crosetto, gli attacchi Houthi devono essere fermati ma senza innescare una nuova guerra nella regione. Crosetto ha inoltre dichiarato alla stessa agenzia Reuters che l'Italia avrebbe avuto bisogno dell'approvazione parlamentare per il suo eventuale coinvolgimento in una missione navale internazionale, complicando ogni eventuale adesione.

In un simile scenario non dimentichiamo che gli Stati Uniti e altri Paesi il mese scorso hanno lanciato l’operazione Prosperity Guardian per proteggere le navi civili nel trafficato Mar Rosso.

L’Italia ha annunciato a dicembre che avrebbe inviato una nave militare nell’area a seguito delle richieste di supporto da parte degli armatori, ma non ha aderito alla missione guidata dagli Stati Uniti. Anche altri alleati dell’Ue che sembrano aver preso le distanze dall’iniziativa.

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