Raffica di arresti, confine fuori controllo: cosa succede tra Usa e Messico

Nel dicembre del 2023 è stato registrato il record storico di arresti di immigrati irregolari al confine meridionale degli Stati Uniti. È scontro tra i governatori repubblicani e il governo federale sulla gestione dell'emergenza

Raffica di arresti, confine fuori controllo: cosa succede tra Usa e Messico
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Il confine meridionale degli Stati Uniti è ormai fuori controllo. Stando ai dati diffusi dalla United States immigration and customs enforcement (Ice), nel dicembre 2023 sono stati effettuati 249.785 arresti di immigrati irregolari alla frontiera con il Messico, il massimo storico da quando hanno iniziato a essere rilasciati i numeri mensili e superiore del 13% rispetto al precedente record dell’anno precedente (222.018 nel dicembre 2022).

L’agenzia statunitense ha anche affermato che i fermi sono calati nelle prime due settimane di gennaio per via sia di “una maggiore applicazione delle norme”, sia per una forte repressione da parte delle autorità messicane, che hanno arrestato circa 56mila persone nell’ultimo mese del 2023. Tra i nove settori del confine, Tucson in Arizona è stato ancora una volta il corridoio più trafficato, con 80.185 fermi di irregolari. Del Rio, in Texas, figura al secondo posto (71.095 arresti) seguita da San Diego, dove sono finiti in manette 6mila cinesi. In totale, inclusi i migranti regoli a cui è stato permesso di entrare attraverso percorsi legali, negli Stati Uniti sono arrivate 302.034 persone, un netto aumento rispetto alle 269.735 del settembre scorso e la prima volta che viene superato il tetto delle 300mila. Di queste, 45.770 sono state ammesse grazie al sistema di appuntamenti online Cbp One.

Il flusso incontrollato di immigrati ha acceso lo scontro tra il governo federale e una serie di Stati capeggiati dal Texas, che rischia di scivolare rapidamente verso la crisi istituzionale. Il governatore di Austin Greg Abbott, infatti, si è rifiutato di rimuovere il filo spinato e le barriere poste lungo il Rio Grande e di ritirare la guardia nazionale, andando contro l’ordine dell’amministrazione Biden e il pronunciamento della Corte Suprema. Il leader dello Stato della stella solitaria si è scagliato contro il presidente, accusandolo di consentire una vera e propria invasione degli Usa.

Al suo fianco si sono schierati i governatori di Oklahoma e Arkansas, Kevin Stitt e Sarah Huckabee Sanders. Quest’ultima ha scritto su X che il suo Stato è pronto a mobilitare la propria guardia nazionale e inviarla in aiuto del vicino. Sostegno alla presa di posizione di Abbott è stato espresso anche dai colleghi di Montana e Florida, Greg Gianforte e Ron DeSantis. L’ex avversario di Donald Trump alla corsa per le primarie repubblicane ha contestato sia il governo federale, sia la Corte Suprema, accusandoli di voler esautorare gli Stati federati. "Se davvero la Costituzione Usa privasse gli Stati del potere di difendersi da un'invasione, non sarebbe mai stata ratificata, e il Texas non si sarebbe mai unito all'Unione", ha scritto in un post.

Il presidente Joe Biden ha cercato di venire incontro al Gop, affermando di essere pronto a “chiudere i confini e firmare la legge se mi verrà dato un nuovo potere d'emergenza” e invocando “riforme le più dure e giuste” per affrontare l’emergenza, oltre a una legge bipartisan “per proteggere il confine”. Alcuni deputati democratici hanno però gettato ulteriore benzina sul fuoco.

Tra questi, il rappresentante del Texas al Congresso Joaquin Castro ha pubblicamente esortato l’inquilino della Casa Bianca a prendere il controllo della guardia nazionale texana: “Il governatore Abbott sta usando la guardia nazionale per ostruire e causare caos al confine. Se Abbott non si attiene al pronunciamento della Corte Suprema, il presidente deve assumere immediatamente il controllo federale esclusivo della guardia nazionale”.

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