La bandiera della nave? Per le Ong vale solo quando fa comodo

Da Sea-Eye l'accusa di respingimento per un mercantile di Gibilterra che ha portato i migranti raccolti in mare a Tripoli: la bandiera di una nave si considera solo quando fa comodo

La bandiera della nave? Per le Ong vale solo quando fa comodo
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Il diritto internazionale secondo la rivisitazione delle Ong prevede che quando qualche norma vada a loro favore debba essere invocato quando, invece, non piace, può essere derogata. Gordon Isler, "attivista, antifascista", come si definisce lui stesso, coordinatore della nave Sea-Eye dell'omonima Ong, spiega a modo suo quello che sarebbe accaduto sabato notte, quando il mercantile battente bandiera di Gibilterra ha recuperato oltre 70 migranti in mare portandoli in Libia. Dai suoi tweet sembra che avrebbero preferito perenderli loro: "Sabato notte la nave mercantile #VosTriton (bandiera: Gibilterra) ha informato via radio la #SEAEYE4 che 79 persone erano state salvate e sarebbero state portate a Tripoli . La gente rimase in mare per tre giorni".

Tripoli era il porto più vicino per la mercantile, che ha tratto in salvo le persone portandole a terra. "Il principio di non respingimento è sancito dall'articolo 33 della Convenzione di Ginevra sui rifugiati (GFK) e dalla Convenzione europea dei diritti dell'uomo. Si afferma che gli Stati parti non possono rimandare le persone in aree in cui la loro vita o libertà sarebbero messe in pericolo o dove sarebbero altrimenti a rischio di trattamenti inumani, come la tortura", dice Isler. Lui stesso, nei suoi tweet, mostra la posizione del mercantile nei pressi delle coste libiche. "La domanda ora è chi gli ha dato le istruzioni per farlo. L'equipaggio del Sea-Eye4 riferisce inoltre che giovedì si sono verificati fino a 5 richiami da parte della cosiddetta guardia costiera libica e che sul posto era presente un aereo di Frontex", dice ancora Isler.

L'atteggiamento è quello di chi pretende di dettar legge in mare, di chi pensa di essere nelle condizioni di poter giudicare l'operato altrui pur senza averne alcuna autorità. Nulla di nuovo per le Ong ma nel passaggio successivo si compie il capolavoro di Isler: "Poiché lo Stato di bandiera di Vos Triton, Gibilterra, è un territorio britannico d'oltremare, la responsabilità del rispetto degli accordi internazionali come la Convenzione di Ginevra sui rifugiati e la Convenzione europea sui diritti dell'uomo spetta al governo britannico".

Quindi, la nave in questione batte bandiera riconducibile al governo britannico, che deve assumersi la responsabilità. Pertanto, seguendo il filo logico, la responsabilità per le Ong che battono bandiera tedesca, come la sua, dev'essere in capo alla Germania. I migranti che vengono raccolti in mare dalle Ong, seguendo il principio della territorialità di bandiera, il primo Paese che toccano è proprio quello di riferimento del vessillo.

E allora come mai lui, e tutti gli altri, pretendono che sia l'Italia ad assumersi la responsabilità, obbligando il Paese ad aprire i porti, se i il territorio di bandiera ha la responsabilità? Per altro, è immaginabile che se il Vos Triton avesse fatto rotta per l'Italia sarebbe andato tutto bene, senza polemica.

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