"La stiamo valutando". La frase di Biden che può riaprire il caso Assange

Due settimane dopo la decisione dell'Alta Corte di Londra, che gli ha concesso la possibilità di un ulteriore appello contro l'estradizione negli Usa, ora il capo della Casa Bianca potrebbe considerare la richiesta dell'Australia di mettere fine alla sua azione penale

"La stiamo valutando". La frase di Biden che può riaprire il caso Assange
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Per Julian Assange si potrebbe aprire un altro piccolo (ma non irrilevante) spiraglio per mettere la parola "fine" al processo in corso contro di lui ormai da quindici anni. Per l'attivista australiano che nel 2010, tramite WikiLeaks, rivelò alcuni documenti statunitensi secretati, denunciando alcuni crimini di guerra in Iraq e in Afghanistan, una buona notizia potrebbe arrivare direttamente dalla Casa Bianca a seguito dell'ultima laconica dichiarazione ufficiale di Joe Biden. Durante la cerimonia con cui ha accolto il premier giapponese Fumio Kishida, il presidente degli Stati Uniti d'America ha infatti risposto (seppur in maniera un po' sbrigativa) a una domanda urlata da un giornalista riguardo alla richiesta dell'Australia agli Usa di porre a conclusione l'azione penale nei confronti di Assange: "La stiamo valutando".

Quando la questione era stata sollevata in maniera sostanziale la scorsa estate - durante una riunione dei ministri Esteri e Difesa dei due Paesi - gli Stati Uniti non l'avevano accolta. Stando a quanto era stato riportato all'epoca, la Casa Bianca sosteneva che il fondatore di WikiLeaks, diffondendo i documenti segreti relativi alle guerra in Afghanistan e in Iraq, aveva rischiato di provocare danni molto gravi alla sicurezza nazionale americana. Lo scorso febbraio, poi, il Parlamento australiano aveva approvato una mozione in cui si chiede a Stati Uniti e Regno Unito - dove Assange è detenuto dal 2019, dopo essere rimasto rifugiato per sette anni nell'ambasciata dell'Ecuador che gli aveva concesso l'asilo - di scarcerare il fondatore di Wikileaks, che è cittadino australiano, permettendogli di tornare il patria.

La mozione era stata sostenuta dal premier laburista Anthony Albanese che da quando si è insediato nel 2022 chiede che la vicenda di Assange arrivi ad una "conclusione" e ha sollevato la questione direttamente con Biden durante la propria visita a Washington lo scorso ottobre. Oggi sono arrivate dunque le brevi parole di Biden ("We're considering it") che riaprono una partita tutt'altro che scontata. Una frase pronunciata dopo che, lo scorso 26 marzo, l'Alta Corte di Londra ha concesso ad Assange la possibilità di un ulteriore appello contro l'estradizione negli Stati Uniti, fissando la nuova udienza per il 20 maggio.

Inoltre, è stato chiesto a Washington di presentare entro tre settimane nuove garanzie sul fatto che, in caso di trasferimento, i diritti del giornalista accusato di spionaggio saranno rispettati e che, in particolare, non rischierà la pena di morte.

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