Polonia, Ungheria e Slovacchia fanno fronte comune contro l’Unione europea e impongono restrizioni unilaterali sui prodotti ucraini. Questa presa di posizione arriva in risposta alla decisione di Bruxelles di non prolungare il divieto scaduto venerdì 15 settembre sulla vendita di grano, mais, colza e semi di girasole prodotti nel Paese, che hanno invaso i mercati delle cinque nazioni “in prima linea” (Polonia, Ungheria, Slovacchia, Romania e Bulgaria). Le restrizioni non saranno applicate ai prodotti che transitano in questi Paesi, divenuti corsie preferenziali da quando la Russia ha deciso di abbandonare l’accordo sulle esportazioni di grano.
Per la Polonia, la decisione ha innanzi tutto un significato politico. Gli agricoltori sono un bacino elettorale molto importante per il partito di governo “Diritto e Giustizia”. Consentire il commercio di prodotti ucraini nel Paese, la cui enorme quantità porterebbe ad un crollo dei prezzi, farebbe perdere il supporto di questa categoria al primo ministro Mateusz Morawiecki in vista delle elezioni del 15 ottobre. “Il precedente divieto copriva solo quattro cereali", spiega il ministro dell’Agricoltura di Varsavia Robert Telus. “Su mia richiesta, su richiesta degli agricoltori, è stato esteso anche alle farine, in modo da impedire anche a questi prodotti di influenzare il mercato polacco”.
Il governo slovacco dimostra un’apertura maggiore e si dice disposto a lavorare con la Commissione europea per trovare un accordo, in modo da revocare il suo divieto. Anche in questo caso, però, si fanno sentire le pressioni politiche. L’ex primo ministro Robert Fico è in testa ai sondaggi per le elezioni del 30 settembre. Se dovesse vincere, le sue promesse di sospendere l’aiuto militare a Kiev e le sanzioni contro la Russia potrebbero aprire una profonda crepa nel blocco europeo pro-Ucraina. L’Ungheria è il Paese che pone più restrizioni ai prodotti ucraini. L’ordine esecutivo firmato dal primo ministro Victor Orban impone un divieto a ben 24 prodotti, tra cui semi di girasole, carne bovina, vino, orzo e mais.
La risposta di Kiev arriva rapidamente. In un post su X, Volodymyr Zelensky ricorda quanto sia importante “la cooperazione bilaterale e il supporto dei nostri vicini in momenti di guerra”. Il presidente ucraino sottolinea anche che “il Paese risponderà in modo civile, nel caso in cui le loro decisioni (i divieti imposti dalle tre nazioni) dovessero violare le leggi dell’Unione europea”. Le autorità di Kiev avevano già avvisato la Polonia che, in caso di restrizioni imposte unilateralmente, si sarebbero rivolte all’Organizzazione del commercio mondiale.
Anche Bruxelles interviene, per bocca del vice presidente della Commissione Valdis Dombrovskis: “Ora è importante che tutti i Paesi lavorino con spirito di compromesso e che interagiscano in maniera costruttiva. Stiamo cercando una soluzione. Sarebbe meglio se gli Stati membri non prendessero decisioni unilaterali”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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