Louis Van Schoor in Sudafrica è conosciuto come il "killer dell'apartheid". Tra il 1986 e il 1989 ha ucciso 39 persone di colore, compresi due bambini, mentre lavorava come guardia di sicurezza. I suoi crimini avevano un'evidente connotazione razzista, ha pagato con qualche anno di carcere, ma adesso è libero. Ed è convinto di essere nel giusto perché, ha più volte spiegato Van Schoor, tutto avveniva con la connivenza della polizia. Certo, l'uomo che oggi ha 73 anni, non gode di un'ottima salute. Ha avuto un infarto e gli sono state amputate le gambe, costringendolo a spostarsi su una sedia a rotelle. Adesso il suo nome è tornato alla ribalta per alcune dichiarazioni rilasciate a vari giornalisti.
La storia del killer dell'apartheid
C'è un particolare raccontato dalla Bbc che aiuta ad inquadrare il personaggio. Quando il chirurgo ha eseguito l'operazione per rimuovere le gambe, van Schoor ha chiesto un'epidurale anziché un'anestesia generale. Il motivo? Voleva vedere come gli venivano tolti i due arti. "Ero curioso. Li ho visti tagliare... hanno segato l'osso", ha dichiarato ridacchiando. Parlando al Bbc World Service, Van Schoor ha spiegato di non essere un mostro. La sua storia fa tuttavia tremare i polsi.
Nel corso di un periodo di tre anni, negli anni '80, sotto il sistema razzista dell'apartheid del Sudafrica - che imponeva una rigida gerarchia che privilegiava i sudafricani bianchi - Van Schoor ha ucciso almeno 39 persone. Tutte le sue vittime erano di colore. La più giovane aveva solo 12 anni. Gli omicidi sono avvenuti a East London, una città nella ventosa Eastern Cape del Sudafrica.
All'epoca Van Schoor era una guardia giurata, con un contratto per proteggere fino al 70% delle attività commerciali di proprietà di bianchi: ristoranti, negozi, fabbriche e scuole. Ha sostenuto a lungo che tutti quelli che ha ucciso erano dei "criminali" colti in flagrante mentre irrompevano in questi edifici. "Era una specie di killer vigilante. Era un personaggio alla Dirty Harry", ha spiegato Isa Jacobson, giornalista e regista sudafricana, che ha trascorso 20 anni a indagare sul caso di Van Schoor.
Chi era Van Schoor
Gli omicidi di Van Schoor, a volte diversi in una sola notte, seminarono il terrore nella comunità di colore di East London. In città si diffusero storie di un uomo barbuto, soprannominato "whiskers" nella lingua Xhosa, che faceva sparire le persone di notte. Ma le sue sparatorie non erano eseguite in segreto.
Ogni omicidio tra il 1986 e il 1989 veniva denunciato alla polizia dallo stesso Van Schoor. Soltanto la liberazione del leader anti apartheid Nelson Mandela nel 1990 ha segnato la fine di questa impunità. Onde di cambiamento hanno travolto il Sudafrica e, in seguito alle pressioni di attivisti e giornalisti, la guardia di sicurezza è stata arrestata nel 1991.
Il processo a Van Schoor è stato uno dei più grandi processi per omicidio nella storia del Sudafrica, con la partecipazione di decine di testimoni e migliaia di pagine di prove forensi. Tuttavia, al momento del suo processo, gran parte dell'apparato del sistema dell'apartheid era ancora in atto all'interno della magistratura. Nonostante avesse ucciso almeno 39 persone, fu condannato solo per sette omicidi e a 12 anni di prigione.
E gli altri 32 omicidi? Sono ancora classificati come "omicidi giustificabili" dalla polizia. Le leggi dell'era dell'apartheid davano alle persone il diritto di usare la forza letale contro gli intrusi se opponevano resistenza all'arresto o fuggivano una volta catturati.
Van Schoor fece molto affidamento su questa difesa per sostenere la propria innocenza, sostenendo che le sue vittime stavano scappando quando le aveva uccise. Adesso Van Schoor è libero. E continua ad esser convinto di non aver colpe per quanto fatto.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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