Trump in aula e la sfida ai giudici: "Giornata nera per il nostro Paese"

Trump era atteso per la sua prima deposizione nei quattro processi che pendono nei suoi confronti. :la posta in gioco è salvare il suo impero da provvedimenti troppo severi. Mercoledì sarà la volta della figlia Ivanka

Trump in aula e la sfida ai giudici: "Giornata nera per il nostro Paese"
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Nuova puntata della lunga saga giudiziaria del'ex presidente Donald Trump, giunto puntuale oggi alle ore 10.00 locali (le 16.00 in Italia) per l'interrogatorio nel processo civile a New York che riguarda il suo impero immobiliare. L'udienza si è conclusa dopo oltre cinque ore: non ci sarà la cross-esamination. Trump ha rivendicato la correttezza del suo operato e attaccato i testimoni star del processo come il suo ex avvocato Michael Cohen, che "non ha alcuna credibilità". Mercoledì toccherà alla figlia Ivanka testimoniare, mentre giovedì sarà dedicato alle mozioni delle parti, prima della conclusione del processo.

Chi è il giudice Engoron, "il radicale che odia Trump"

Ad attenderlo, il giudice Arthur Engoron, già accusato dall'ex presidente di essere "un radicale che odia Trump", e che gli ha già inflitto due multe salate per avere infranto l'obbligo del silenzio con interventi sui social media. Ex tassista e musicista rock, Engoron, 74 primavere, ha alle spalle una carriera ventennale e, secondo quanto scrive il Wall Street Journal citando sue fonti, non sembra per niente infastidito o intimidito dall'attenzione mediatica che un processo di tale portata comporta. "Ha l'ex presidente degli Stati Uniti nella sua aula di tribunale - ha commentato Mitchell Stephens, professione emerito alla New York University nonché amico di Ergoron - e la cosa non sembra turbarlo. Molte altre persone al suo posto sarebbero terrorizzate".

Il duello in aula tra Trump e Engoron

Alla stampa è stato concesso di accedere solo per brevi istanti. A seguire, sono state escluse poichè New York è uno degli Stati con le regole più stringenti in fatto di riprese dei processi: le telecamere sono vietate nella maggior parte delle aule di tribunale fin dagli anni Trenta.

Il clima si è scaldato già dalle prime battute: durante il suo interrogatorio, Trump ha ripetutamente discusso con il giudice Engoron che, alzando la voce, ha chiesto ai suoi difensori di stare seduti e di "controllare" il loro cliente, minacciando di esonerarlo dalla deposizione per il suo atteggiamento. "Questo non è un comizio politico, è un aula di tribunale", ha ammonito. Poco prima il tycoon aveva attaccato Engoron affermando di essere "certo che sentenzierà contro di me perché ha sempre sentenziato contro di me". "Signor Trump, per favore risponda semplicemente alle domande. Può attaccarmi, può fare quello che vuole, ma risponda alle domande", lo ha messo in guardia il giudice.

L'ex presidente si è infuriato sempre di più per le domande dell'accusa sulla sopravvalutazione del suo patrimonio immobiliare. "Il vostro caso era che non avevo soldi", ha detto Trump. "Mi avete fatto causa sostenendo che Trump non aveva soldi e ha scritto cose false e ha frodato le banche…". "E questo anche se le banche sono state ripagate per intero, non c'è stato alcun danno, niente, tutti hanno ricevuto i loro soldi per intero, non c'è stata alcuna vittima", ha aggiunto. "Le banche non sanno nemmeno cosa ci stanno a fare in questo processo". Il tycoon ha anche invocato i termini di prescrizione per alcuni documenti del 2014 di cui gli era stato chiesto conto.

La deposizione di Trump

Alla domanda se avesse approvato la valutazione dei suoi asset, Trump ha risposto al procuratore statale Kevin Wallace di "averla accettata" ma non che la avesse approvata, e non ha chiarito se per lui la valutazione doveva essere maggiore o minore. Lo riporta il New York Times. Questo è uno dei passaggi più importanti, finora, della testimonianza resa da Trump in aula a New York. L'ex presidente degli Stati Uniti ha inoltre risposto con "lo spero" alla domanda dell'accusa se avesse ritenuto la valutazione degli asset congrua al suo valore.

Nella pausa dall'udienza, lasciando l'aula, Trump si è rivolto ai giornalisti facendo il segno della bocca cucita.

Trump "bocche cucite"

Dopo una breve pausa pranzo il magnate è rientrato in aula mostrando il pollice in su. Nessun commento sull'udienza in corso.

Trump rientra in aula a New York

La faida di Trump contro il procuratore James

Il procuratore generale di New York Letitia James aveva accusato la Trump Organization di aver gonfiato il valore dei suoi beni di miliardi di dollari per ottenere prestiti bancari e condizioni assicurative più favorevoli. Nonostante Trump e i suoi figli non rischiano il carcere, in gioco c'è una richiesta di danni per 250 milioni di dollari oltre alla potenziale rimozione dalla direzione dell'azienda di famiglia. In dirittura d'arrivo presso il tribunale di Manhattan l'ex presidente ha rincarato la dose, scagliandosi contro la giudice "corrotta e razzista" James, accusandola di essere "sostenuta finanziariamente da George Soros".

"Mi preparo per recarmi al tribunale di Lower Manhattan per testimoniare in uno dei tanti casi che sono stati istigati e portati avanti dal mio avversario politico, il corrotto Joe Biden, attraverso agenzie e surrogati, a fini di interferenza elettorale. Questa è la prima volta che questo metodo di frode elettorale viene utilizzato in modo così sfacciato negli Stati Uniti come arma politica! Per lo è più usato nei paesi del terzo mondo": così aveva tuonato il tycoon poco prima della sua comparizione dal suo social Truth, poco prima di essere interrogato. "Ho un giudice davvero prevenuto, cattivo.... ma spesso smentito (in appello, ndr), un procuratore generale razzista, malvagio e corrotto, ma un caso che, secomdo quasi tutti i giuristi, ha merito zero. Una giornata nera per il nostro Paese. Caccia alle streghe!", ha ggiunto.

Trump in testa nei sondaggi

Trump potrebbe sfruttare a suo vantaggio la carta della "persecuzione giudiziaria" in vista delle primarie e delle presidenziali del prossimo anno: l'incumbent è in vantaggio sul presidente in carica Joe Biden in cinque dei sei Stati chiave in vista delle elezioni presidenziali del prossimo anno. Questo è il panorama che emerge da un nuovo sondaggio effettuato dal New York Times e dal Siena College. Secondo il quotidiano, dall'indagine demoscopica emergono i dubbi diffusi dell'elettorato statunitense in merito all'età avanzata del presidente in carica, e l'insoddisfazione crescente per la gestione dell'economia e una serie di altre questioni, incluse le crisi internazionali. Il sondaggio attribuisce a Trump vantaggi compresi tra quattro e dieci punti percentuali negli Stati di Arizona, Georgia, Michigan, Nevada e Pennsylvania. Biden risulta invece in vantaggio di due punti percentuali nel Wisconsin. Il sondaggio ha coinvolto 3.662 elettori registrati ed è stato effettuato tra il 22 ottobre e il 3 novembre.

Dal sondaggio emerge però una insoddisfazione diffusa e trasversale nei confronti del presidente in carica: la maggioranza degli elettori consultati afferma che le politiche di Biden li abbia danneggiati personalmente.

Il sondaggio rivela anche lo sgretolamento della coalizione multirazziale e multigenerazionale che aveva sostenuto il presidente in carica alle ultime elezioni: il sostegno a Biden tra gli elettori sotto i 30 anni è superiore di appena un punto percentuale a quello espresso nei confronti di Trump, il margine goduto dal presidente tra gli elettori ispanici è sceso a percentuali a singola cifra, e il suo vantaggio nelle aree urbane è la metà in termini percentuali rispetto a quello goduto da Trump nelle regioni rurali del Paese.

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