È la denuncia di un migrante ad aver avviato l’indagine della procura di Latina che ieri ha portato al provvedimento di arresto per la moglie e la suocera del deputato Aboubakar Soumahoro. Il curioso retroscena viene raccontato dal sindacato Uiltucs che ha seguito dal primo momento il destino dei lavoratori delle coop per l’accoglienza dei migranti, che ancora oggi lamentano di non avere ricevuto stipendi e trattamenti di fine rapporto, mentre Liliane Murekatete e Marie Therese Mukamitsindo, come sostengono gli investigatori, spendevano soldi per abiti di lusso, gioielli e soggiorni in alberghi, in Italia e all’estero.
La denuncia sui soldi sottratti e gli stipendi mai pagati
L’inchiesta bis sulle cooperative Karibu e Aid gestite dalle familiari di Soumahoro non nasce in seguito a qualche blitz delle forze dell’ordine o da segnalazioni politiche, bensì dalla denuncia presentata da un operatore di origini africane, immigrato in provincia di Latina diversi anni fa, impiegato dalla cooperativa Karibu in un centro di accoglienza di Roccagorga. Ad aprile 2022 è lui che bussa allo sportello della Uiltucs di Latina e parla con il segretario, Gianfranco Cartisano, raccontadogli in sostanza che non riceveva lo stipendio da 12 mesi ed era entrato ormai nel tredicesimo. Il sindacalista rimane sorpreso ma non troppo, visto che spesso in cooperative di questo genere si presentavano ritardi negli emolumenti. Ma un anno di arretrati, per una coop che riceveva centinaia di migliaia di euro di fondi pubblici, appaiono eccessivi. “Quel lavoratore mi disse subito che gli sembrava tutto molto strano poiché la Karibù aveva molti contratti in essere ed era titolare di diversi servizi. Lui faceva il mediatore nell’ambito di un progetto di contrasto al caporalato in agricoltura e anche questo elemento mi parve paradossale. Cominciammo a ragionare sulla convocazione dell’azienda davanti all’Ispettorato. Poi nel giro di una settimana, fummo contattati da altri quattro lavoratori del consorzio Aid e pure loro erano senza stipendio da un anno. In quel momento abbiamo avuto il sentore che la rete dell’assistenza ai migranti da parte di quella cooperativa appariva perlomeno anomala” racconta Gianfranco Cartisano. Subito dopo si uniscono altre decine di lavoratori. Da lì iniziano gli accertamenti della procura sulla gestione delle cooperative. A dare ulteriore manforte ai sospetti di chi ha denunciato, il tenore di vita che veniva ostentato, anche sui social, da chi gestiva la coop.
Il paradosso: "incastrati da un migrante"
L'aspetto curioso della vicenda è che alla fine è stato proprio un immigrato, assunto per lavorare nella cooperativa dell'accoglienza migranti, ad aver messo nei guai
Liliane Murekatete e Marie Therese Mukamitsindo. Gravati da un anno di mancati stipendi, ha vuotato il sacco su quanto anomala fosse la gestione della cooperativa. Aprendo le porte dell'inchiesta della procura di Latina.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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