“Le equilibriste”. Questo è il nome assegnato da Save the Children, una delle maggiori organizzazioni internazionali che operano per migliorare la vita dei bambini, alla ricerca-studio sull’essere madri in Italia. Una scelta semantica che, analizzando i dati dell’indagine svolta su un campione nazionale, si è rivelata pienamente calzante. Le donne con figli, soprattutto al Sud, sono costrette a vivere sul filo della precarietà esistenziale dovendo superare una serie di difficoltà sconosciute agli uomini.
La ricerca
Sono otto anni che Save the Children scandaglia la vita delle madri utilizzando come parametri di riferimento la demografia, il lavoro, i servizi, la salute, la rappresentanza, la violenza e la soddisfazione soggettiva. Approfondendo su questi sette indicatori, gli esperti incaricati dall’associazione valutano le difficoltà a cui vanno incontro le mamme a seconda dell’età, ma soprattutto del territorio in cui vivono.
I dati
I numeri, come riporta il Corriere del Mezzogiorno, condannano in maniera impietosa le regioni del meridione, in particolare la Campania, la Basilicata e la Sicilia, fanalini di coda della classifica stilata dagli esperti. La Campania, nella graduatoria generale, è penultima, con il punteggio di 87,7, seguita solo dalla Basilicata (84,3 punti) e preceduta dalla Sicilia (88,7). Tenendo conto che un valore considerato accettabile è pari a 100 punti è facile intuire come la situazione sia drammatica nelle tre regioni del Sud Italia.
Le cose non cambiano se si vanno a spulciare i singoli parametri. Sul fronte del lavoro, ossia le madri che hanno un’occupazione, la Campania (83,2 punti) è al diciottesimo posto seguita da Sicilia (81), Basilicata (82,2) e Calabria (82,4). Le regioni più virtuose sono: Emilia-Romagna (109,1), Piemonte (108,9), Valle d’Aosta (107,9) e Lombardia (106,2).
La rappresentanza politica e gli altri parametri
Anche per ciò che riguarda l’impegno politico delle madri la Campania non ha da rallegrarsi, poiché si piazza al sedicesimo posto. Va peggio per la voce salute che colloca la regione con Napoli capoluogo al penultimo posto. Stesso piazzamento per il parametro relativo ai servizi dove dopo la Campania c’è solo la Sicilia. Notizie non positive si registrano anche sulla violenza di genere. Qui la Campania è al terz’ultimo posto seguita da Basilicata e, sorprendentemente, dalla Provincia autonoma di Trento.
L’analisi
Non c’è dubbio che la mancanza di servizi funzionali, di strutture operative, di centri di assistenza alle madri e alle famiglie e, soprattutto, di opportunità di lavoro penalizzi in maniera decisiva il meridione. Al Sud spesso le donne si trovano di fronte a un bivio, costrette a decidere se crescere i figli o lavorare. Non hanno gli stessi aiuti delle mamme del Nord e non ce la fanno. D’altronde non è facile se si ci sofferma su un altro elemento che è venuto fuori dalla ricerca di Save the Children.
In Italia, le donne sono costrette a dedicare cinque ore e cinque minuti al giorno al lavoro non retribuito di cura domestica e della famiglia, contro un’ora e quarantotto minuti degli uomini.
Il 74% di questo carico grava quindi su di loro, e anche quando contribuiscono al reddito e al lavoro tanto quanto gli uomini, dedicano alla cura 2,8 ore in più di loro, che salgono a 4,2 quando ci sono i figli. Ecco perché vivono da equilibriste, su un filo che da Nord a Sud si assottiglia in maniera significativa e determinante.
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