Il cane decapitato, le violenze, gli agguati. Perché lo stupratore seriale era libero di colpire ancora

L'Italia è sotto choc per quanto accaduto all'11enne di Mestre. Tante le domande intorno alla figura dello stupratore seriale già noto alle forze dell'ordine

Il cane decapitato, le violenze, gli agguati. Perché lo stupratore seriale era libero di colpire ancora
00:00 00:00

Si continua a parlare dello stupratore seriale che nella serata dello scorso giovedì 10 aprile ha aggredito e violentato una ragazzina di soli 11 anni all'interno di un palazzo di Mestre. L'uomo, il 45enne Massimiliano Mulas, era un soggetto già noto alle forze dell'ordine, eppure si trovava in liberta, e con piena facoltà di agire.

In questi giorni successivi al terribile fatto sono molteplici gli interrogativi. Tutti, però, possono congiungersi in uno, il più angosciante: come è stato possibile? Di Mulas sappiamo che ha origini sarde, ma che è nato a Bruchsal, Baden-Württemberg, nella Germania meridionale. Successivamente ha vissuto in Sardegna, per la precisione a Tempio. Lì è rimasto anche in periodo Covid. Poi, ritirate le restrizioni, ha ripreso a viaggiare, fino ad arrivare in Veneto e alla violenza sulla piccola di soli 11 anni.

Un episodio agghiacciante. Mulas aveva probabilmente puntato e seguito la sua vittima. La ragazzina stava rientrando a casa, intorno alle 18.00, dopo essere stata in palestra. Si trovava al telefono, parlava con un'amica, quando è stata raggiunta dal 45enne e spinta nell'androne del palazzo in cui viveva, in viale San Marco. Gli inquierenti hanno fornito ulteriori dettagli. Sembra che a interrompere lo stupro sia stata una terza persona, accorsa dopo aver sentito le urla dell'11enne. Mulas aveva il volto coperto da un passamontagna, ma non gli è servito. Nella fuga aveva infatti lasciato dietro di sé il portafogli con la carta d'identità.

I carabinieri della stazione locale, allertati dai testimoni, hanno subito dato la caccia allo stupratore, bloccandolo tre ore dopo all'uscita della stazione di Mestre. L'uomo aveva appena fatto ritorno da Padova, dove aveva acquistato abiti nuovi. Fondamentale sarebbe stata la telefonata di alcuni agenti della Polizia Ferroviaria, che avevano riconosciuto l'uomo dalla foto della carta d'identità trasmessa a tutte le forze dell'ordine.

Ad un esame attento degli inquirenti sono poi risultati i lunghi precedenti del 45enne. Mulas aveva già colpito in passato, e ogni volta le sue vittime si sono fatte sempre più giovani. Sarà solo un caso? Secondo quanto riferiscono gli investigatori, l'uomo si è spostato in varie zone d'Italia nel corso degli anni.

Nel '98, a Nuoro, un giovane Massimiliano Mulas di soli 19 anni decapita un cane, infila la testa dell'animale in un fustino della Dash e recapita il tutto a una ragazza, avanzando una richiesta di denaro: 30mila euro, o lei avrebbe fatto la fine della povera bestia. Ci si sposta poi a Pieve di Cavalese (Trento), è l'11 giugno del 2002: Mulas aggredisce una turista mantovana, minacciandola con un coltello e tentando di violentarla. La donna venne salvata da una pattuglia dei carabinieri: il giovane fu arrestato, poi condannato a 4 anni e 6 mesi di reclusione da scontare nel carcere Due Palazzi di Padova. Uscito al carcere, Mulas rimane a Padova, e il 14 settembre 2006 tenta di stuprare una studentessa fuorisede di 21 anni che stava tornando a casa. Dopo averla aggredita con le stesse modalità usate con la ragazzina di 11 anni, l'uomo trascina la vittima in camera, la butta sul letto e prova a usarle violenza, minacciandola con un coltello. La 21enne, però, oppone resistenza. Mulas scappa, ma perde un orecchino, e quel piccolo elemento guida gli agenti della squadra mobile fino a lui. Arrestato ancora una volta, il giovane viene accusato anche dello stupro ai danni di una ragazza americana. Il 27enne Mulas viene così condannato a otto anni e tre mesi di reclusione. A quanto pare, prima dell'arresto, si sarebbe macchiato di un altro reato a sfondo sessuale commesso a Perugia: la vittima era una ragazzina di 14 anni. In quel caso, tuttavia, l'accusa cadde.

Una scia di violenze lunga e inquietante, dunque. Eppure tutto ciò non è servito a evitare il peggio. Tanti si domandano come sia stato possibile. Dopo aver scontato l'ultima condanna nel carcere di Lanusei, Mulas è uscito nel 2021 e da allora è in libertà. Dopo aver vissuto un po' di tempo con la madre a Tempio Pausania, l'uomo ha ripreso a viaggiare per l'Italia, vivendo con poco.

"No, il mio cliente non è mai stato dichiarato socialmente pericoloso", ha dichiarato Ignazio Ballai, avvocato che da anni difende Massimiliano Mulas, come riportato dal Corriere. Pare evidente, tuttavia, che nessuna misura cautelare sia servita per fermare il 45enne. Adesso Mulas si trova in carcere con l'accusa di violenza sessuale e si avvale della facoltà di non rispondere.

"Penso di chiedere un nuovo interrogatorio al giudice, da fare a maggio. In quella sede potrei portare anche la richiesta di perizia psichiatrica. Come legale intendo avere il massimo rispetto per la vittima", ha aggiunto l'avvocato.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica