Caso Hasib, il poliziotto pentito: "Provavo vergogna"

Ha detto che provava vergogna per non essere intervenuto il poliziotto pentito che ha collaborato alle indagini sul caso di Hasib Omerovic, giustificando così il fatto di non aver avvertito i suoi superiori

Caso Hasib, il poliziotto pentito: "Provavo vergogna"

Il poliziotto pentito che ha collaborato alle indagini sul caso di Hasib Omerovic ha detto di aver provato un "sentimento di vergogna" per non essere intervenuto. Con queste parole ha giustificato il fatto di non aver riferito immediatamente quanto accaduto ai suoi superiori. Questo passaggio è riportato nell'ordinanza con la quale il giudice per le indagini preliminari di Roma, Ezio Damizia, ha disposto i domiciliari per l'assistente capo della Polizia in servizio a Primavalle, Andrea Pellegrini, con l'accusa di tortura dopo l'inchiesta della Procura di Roma, coordinata dal procuratore aggiunto Michele Prestipino e dal pubblico ministero Stefano Luciani.

Cosa c'è nell'ordinanza

Secondo quanto viene riportato nell’ordinanza, il poliziotto "ha riferito di essersi limitato a confidare alcune cose (la porta sfondata a un collega e gli schiaffi a un altro) e di essersi in qualche modo determinato a sottoscrivere la relazione di servizio, il cui contenuto non era corrispondente a quanto avvenuto, perché Pellegrini è pur sempre un suo superiore, di cui in qualche modo subiva il 'peso’ e gli atteggiamenti, e che soltanto quando la pressione delle notizie di stampa sulla vicenda si era fatta insostenibile aveva finalmente sentito l'esigenza di recarsi dal dirigente per 'riferire le cose come erano andate perché in queste situazioni è inutile cercare di nasconderle'".

Andrea Pellegrini, agente di polizia del commissariato di Primavalle, è stato arrestato ieri e accusato del reato di tortura per la vicenda di Hasib Omerovic. "La persona si era buttata di sotto una volta che loro erano giù nel cortile", avrebbe riferito Pellegrini a un agente della Polizia Locale nel pomeriggio del 25 luglio scorso spiegando che l'intervento era appunto finito male. Una testimonianza riportata nell'ordinanza con cui il gip di Roma ha disposto i domiciliari nei confronti del poliziotto in seguito all'inchiesta della Procura. Scrive il gip: "Un'anomalia, che assume al contempo valenza indiziaria del fatto che le cose non fossero andate come riferito nell'annotazione dal Pellegrini si ricava dalle dichiarazioni" di un agente in servizio presso il Corpo di Polizia Locale e da successivi accertamenti.

Cosa è successo il 25 luglio

Sentito il 15 settembre 2022, "ha confermato il fatto che nella mattinata del 25 luglio il personale del Commissariato di Primavalle si era recato presso il loro comando al fine di rintracciare l'abitazione di Hasib Omerovic, in particolare riferendo che si era presentato Andrea Pellegrini, poliziotto di sua conoscenza, con altro collega, entrambi in borghese, chiedendo se aveva informazioni circa una persona rom, sordomuta che gira il quartiere rovistando nei cassonetti aggiungendo che tale soggetto gli interessava in quanto era stato oggetto di diverse segnalazioni nel quartiere per molestie sulle donne, tanto che" l'agente "si rammaricava in quanto, facendo egli parte del gruppo della Polizia Locale che si occupava di tali attività, non era pervenuta alcuna segnalazione in tal senso presso i loro uffici".

L'agente "ha inoltre riferito di aver ricevuto nel pomeriggio di quello stesso giorno (ore 16.

30 circa) una telefonata da Pellegrini che stranamente lo ragguagliava del fatto che l'accertamento era finito male facendo riferimento in particolare al fatto che 'la persona si era buttata di sotto una volta che loro erano giù nel cortile', passaggio anche questo del tutto singolare, e verosimilmente denotante l'intento di fornire una giustificazione non richiesta. L'anomalia appare ancora maggiore considerato che dai tabulati non risulta alcuna telefonata in quell'orario, in partenza dal cellulare di Pellegrini verso il cellulare dell'agente".

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