
«In molti in questi giorni mi stanno chiedendo se la vicenda Gintoneria possa essere secante il potere della ‘ndrangheta in Lombardia». Comincia così una cogitabonda riflessione di Roberto Saviano che su Instagram spiega il fenomeno Gintoneria con al centro Davide Lacerenza autoproclamatosi «King delle notti milanesi» (titolare del locale in via Napo Torriani) e Stefania Nobile (socia in affari ed ex fidanzata del «King»). Pare già di sentirli i 351mila istritti a @robertosavianoofficial chiedere all’autore di Gomorra: «Scusi Roberto, secondo lei la vicenda Gintoneria può essere secante il potere della ‘ndrangheta in Lombardia?». E sottolineiamo «secante».
A parere Saviano esiste un filo che unisce idealmente il vecchio «night club di Francis Turatello» alla nuova Gintoneria di Lacerenza: entrambi «elicitano il crimine». E sottolineiamo «elicitano».
Ma, sofisticatezze lessicali a parte, il ragionamento di Saviano ha una ragion d’essere: quella della malavita è uno spaccato che lo scrittore napoletano conosce bene, quindi la sua disamina offre validi spunti di riflessione.
«Il night da sempre è luogo delle organizzazioni criminali - spiega Saviano -. ’Nndrangheta e Camorra quando arrivarono in Lombardia negli anni ’80 aprirono locali con una visione rigorosa. Li gestivano al pari dei ristoranti nei loro luoghi di origine. Se c’era da vendere droga, lo si faceva in modo invisibile e sotterraneo, avevano un approccio clandestino da bisca».
Ma poi, matura la svolta: «C’è una figura che comprende che tale filosofia è completamente sbagliata: il boss Francis Turatello. “Faccia d’angelo” capisce che il locale deve essere esplicito e allo stesso tempo crearsi le sue protezioni. Nell’epoca dei social ecco il modello Turatello che vince. Mostra che c’è cocaina, mostra che è possibile comprare ragazze, mostra che chi è lì fa una scalata sociale. In poche parole: la dinamica Gintoneria».
Lacerenza come Turatello, dunque?
L’«epica» dei due personaggi è imparagonabile, idem per il divario antropologico tra gli habitué degli antichi night club della mala e quelli della moderna mecca della “fresca”. Ma Saviano ne coglie l’elemento comune: «Anche Lacerenza non fa null’altro che propagandare il suo locale. Sa benissimo che lo scenario che mostra è illegale, ma è proprio quello il valore aggiunto». E ciò perché «il bene appare spesso come falso, un’ostentazione che in realtà cela secondi fini; mentre il male sembra autentico anche a coloro che lo biasimano».
Ma il popolo della Gintoneria - quel «male» - non lo biasima, anzi lo eleva a indice di realizzazione sociale: più champagne «sciaboli», più ti senti grande; più escort conquisti (a pagamento...), più ti vedi vip; più cocaina sniffi, più inali pulviscolo di «successo»; più notti insonni accumuli, più ti immagini al pari di Superman. Poi auto pacchiane, Rolex, abiti e accessori da maranza della finta trasgressione: status symbol di chi eleva il Lacerenza-style a riferimento esistenziale, ignorando però di rimanenere in realtà un emarginato rispetto ai santuari «esclusivi» della vera Milano glamour (dove bamba ed escort restano le attrattive principali, se pur in un contesto meeno cafonal della Gintoneria).
La verità è che il fruitore-tipo della Gintoneria è un pavenu che si differenzia dallo sfigato di «classe standard» solo perché possiede il portafoglio di «classe business». Poi ci sono i casi-limite dal sapore della leggenda metropolitana: «Lucione» che avrebbe speso più di 600 mila euro in tre anni, facendo insospettire la Finanza scrivendo sempre la medesima causale: «Champagne». Ma mica per «brindare a un incontro», come cantava Peppino di Capri, bensì per acquistare decine e decine di «pacchetti lacerenziani», portati a domicilio dal fido «Righello» (il terzo personaggio agli arresti domiciliari oltre a Lacerenza e alla figlia di Wanna Marchi ndr): clienti dal budget illimitato, «cavalli grossi», li chiamava Davidone nello slang stupefacente con cui invitava la truppa a «spingere come se non ci fosse un domani». Carpe diem, tra sesso estremo e «pippotti» brucianarici. Conseguenze? Perdita del senso del limite e assoluto delirio di impunità: un combinato disposto che portava Lacerenza a immortalarsi live, postando stories proibite ai limiti del penale. La morale dimentichiamola.
Alla procura interessano i reati (sfruttamento della prostituzione, spaccio di droga). E l’autoriciclaggio. Un tesoro che, grazie al giro della Gintoneria, nel 2023 ha rimpinguato le casse della Ginco Eventi Spa (11 dipendenti) di 2 milioni di euro, parte dei quali - sospettano gli inquirenti - potrebbero essere finiti in Albania dove Stefania Nobile e Wanna Marchi hanno il fulcro dei loro «affari imprenditoriali», meno truffaldini - si spera - di quelli che portarono entrambe in galera nella loro passata vita di teleimbonitrici di riti «anti sfortuna». Nel paese delle aquile (dove il fisco è per nulla rapace e si prediligono le compravendite cash) madre e figlia sono conosciute per una frenetica apertura-chiusura di altrettante Gintonerie made in Tirana e Durazzo. Locali ben più ampi e confortevoli dei “miseri” 70 metri quadri alle spalle della Stazione Centrale, zona lussuosa solo nelle fantasie dei follower di Lacerenza, specchio di una Milano mostruosa. Con l’ingenuo ragazzotto che se andava alla Gintoneria portando la fidanzata (magari convinto di fare un figurone), poi era costretto a chiederle scusa, causa il livello infimo della serata. All’ora X degli «strafatti» la vera natura della Gintoneria/Malmaison usciva al naturale; ed era una «natura» che poteva far colpo solo sugli amanti del genere «Filippo Champagne» o «Nevio lo stirato» («influencer» ad altissimo tasso alcolico). Di gente di «potere» in via Napo Torriani se ne vedeva poca: i “fasti” della Milano da bere di film e caroselli sono miti irraggiungibile per un locale dal nome che è un nulla col vuoto attorno.
Al massimo fra i tavolini della Ginto si poteva incappare in qualche mezza tacca delle forze dell’ordine. Come quel tale “Jack” che, in cambio di bevute e sesso gratis, forse si sdebitava con Davidone dandogli dritte sulle indagini in corso: informazioni di cui Lacerenza se ne sbatteva altamente, proseguendo imperterrito nell’abituale ménage sopra le righe. Uno scenario, quello del popolo della Gintoneria, da disperato urlo di Munch (sui telefonini, all’occorrenza, c’è un apposito meme). E ad alzare il livello non bastava certo la presenza occasionale di un paio di volti noti (il calciatore famoso e la bella presentatrice «esperta di football») o di qualche giornalista «sciabolatore» che in passato, e ancor più di recente, ha dato voce a Davidone e alla sua ubriacante corte dei miracoli. Roba senza il charme, con le mazzette gettate a terra, i nitriti rozzi di Lacerenza, e quel “qui non ci sono poveri” gettato in faccia a chi gli euro li guadagna onestamente. Alle grossolane sceneggiate della ricchezza ostentata non si sottraggono neppure Stefania Nobile e la mamma, cui gli anni di carcere non hanno insegnato il rispetto verso il prossimo.
Nei night gangsteristici dai nomi esotici (El Maroco, Rayito de Oro, William's…) nessuno avrebbe insultato i “poveri” perché Turatello, Epaminonda, Vallanzasca, Lutring e il resto della banda venivano da quartieri popolari dove la miseria era una compagna di strada. Milano avvolta dalla scighera nella stagione delle rapine sanguinarie. Ora solo una cappa grigia. E non per colpa della nebbia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.