Ha approfittato della propria posizione per molestare in più di un'occasione e anche pesantemente la sua segretaria, costretta a rassegnare le dimissioni per fuggire da quell'incubo: nel documento la donna aveva rivelato che alla base della sua decisione c'erano proprio quegli abusi compiuti nei suoi confronti. Apriti cielo: infastidito per quanto riportato nella lettera, A.E. ha deciso di denunciare l'ex dipendente per diffamazione, finendo, tuttavia, per essere condannato lui stesso per i reati di violenza sessuale aggravata e calunnia.
Cosa è accaduto
L'incredibile vicenda arriva da Roma, dove la vittima lavorava in una concessionaria d'auto di proprietà di A.E. Le molestie sono iniziate praticamente fin da subito, col titolare che si è fatto via via sempre più intraprendente: prima le battutine ambigue, poi i baci sul collo, fino ad arrivare alle fastidiose effusioni: la donna, che aveva bisogno di quel lavoro, ha sopportato a lungo in silenzio. Questo almeno fino al momento in cui il proprietario della concessionaria non si fa ancora più ardito e viscido, dandole una pacca sul fondoschiena. La misura è colma, e la ragazza decide di uscire da quell'incubo, presentando una lettera di dimissioni in cui venivano riportati anche i motivi alla base di quella decisione obbligata. Nel manoscritto, l'ex segretaria aveva messo nero su bianco la sua vicenda, parlando dei vari episodi di molestie sessuali subiti fino ad arrivare al culmine con quella pacca sul sedere.
Dopo aver preso visione della lettera, A.E. reagisce male e decide addirittura di adire le vie legali, denunciando l'ex dipendente per diffamazione. Tutelata dal legale Donata Sartori, l'ex segretaria decide di uscire allo scoperto e di denunciare l'uomo, accusandolo di molestie sessuali e calunnia. Chiamato a deliberare circa l'accusa di diffamazione ai danni dell'ex segretaria, il giudice di pace aveva archiviato l'accusa inviando gli atti in procura e dando quindi ragione alla ragazza. Per quelle molestie, il tribunale ha condannato il titolare della concessionaria a due anni di reclusione, ritenendolo colpevole dei reati di violenza sessuale aggravata e calunnia.
La sentenza
Le violenze ai danni della segretaria iniziano poco dopo la sua assunzione, datata marzo 2018. "Con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso anche in tempi diversi costringeva la vittima con violenza e contro la sua volontà, a subire atti sessuali", si legge nel capo di imputazione riportato da Il Messaggero. Il titolare la costringeva "ripetutamente a baciarlo, e in un'occasione, le toccava con violenza i glutei con la mano destra completamente aperta". Abusi a cui la donna non era mai riuscita a sottrarsi perché compiuti in modo repentino. I giudici hanno riconosciuto anche l'aggravante per "avere commesso il fatto con abuso di prestazioni di servizio, poiché l'indagato era il datore di lavoro della persona offesa".
La donna, che aveva bisogno di quel lavoro, sopporta fino all'episodio della pacca, dopo di che rassegna le proprie dimissioni mettendo nero su bianco le motivazioni che l'avevano spinta a prendere quella decisione. La scelta di non denunciare il datore di lavoro derivava dal timore di non essere creduta o di veder interpretare quelle molestie come semplici atti di goliardia. È A.E.
a fare il primo passo due mesi dopo il licenziamento: nel novembre del 2018 parte la denuncia per diffamazione. Ebbene, a qualche anno dall'episodio della pacca, ecco arrivare un'altra sentenza in cui si dà ragione all'ex segretaria.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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