Morte del pr Francesco Vitale: chiesto il giudizio immediato per due arrestati

L'uomo era precipitato da un palazzo, a Roma, in zona Magliana, lo scorso 22 febbraio. Potrebbe essere stato picchiato per un debito non saldato di 500mila euro e poi istigato a suicidarsi

Morte del pr Francesco Vitale: chiesto il giudizio immediato per due arrestati
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Procedono spedite le indagini sulla morte di Francesco Vitale, il pr 44enne barese trovato morto lo scorso 22 febbraio in via Pescaglia, a Roma, in zona Magliana. La Procura di Roma ha chiesto il giudizio immediato per Daniele Fabrizio e Sergio Placidi, coinvolti nella morte dell’uomo.

Nell'inchiesta, coordinata dai pm Francesco Cascini e Francesco Minisci, si procede il reato di sequestro di persona a scopo di estorsione con l'aggravante del decesso della vittima. Il 25 luglio scorso, per la morte del pr, segregato e torturato all'interno dell'appartamento allo scopo di ottenere dai familiari 500mila euro in cambio della sua liberazione, e poi precipitato al suolo dal quinto piano del palazzo, è stata arrestata una terza persona, si tratta di Ilaria Valentinetti, 43 anni, compagna di Placidi. Per lei l’accusa è di concorso in sequestro di persona.

La malavita della Magliana

Stando a quanto emerso dalle indagini, Vitale avrebbe acquistato sostanze stupefacenti per mezzo milione di euro da Daniele Fabrizio e Sergio Plaicidi, conosciuti, rispettivamente, come Saccottino e Sergione. Vitale, però, sarebbe stato insolvente, così i due, appartenenenti alla malavita della Magliana, lo avrebbero attirato nell’appartamento romano dove sarebbe stato sequestrato per circa 12 ore, picchiato e poi, probabilmente, istigato al suicidio per le sevizie subite.

La ricostruzione dei fatti

Sin da subito, la morte di Vitale è stata circondata da troppe ombre. Una mattina dello scorso febbraio un passante aveva notato il suo corpo riverso in un cortile. Chiamati i soccorsi, a nulla erano valsi i tentativi di rianimazione da parte dei sanitari del 118. Nei giorni immediatamente successivi al suo ritrovamento, erano troppi i tasselli mancanti per ricostruire questa morte avvolta nel mistero. All’inizio si era pensato a un incidente, poi che si fosse suicidato, ma quest’ultima ipotesi convinceva poco gli inquirenti. L’uomo era residente a Bari e pare non avesse nessun rapporto con la città di Roma, dunque non era chiaro come fosse morto nella Capitale. Inoltre, al momento del rinvenimento, non aveva con sé né documenti né telefono e per risalire alla sua identità i carabinieri avevano dovuto ricorrere alle impronte digitali. Dunque, da subito, la pista battuta dagli inquirenti è stata quella di un sequestro lampo, si scoprirà, poi, per il debito non saldato.

I soldi e la droga

Stando a quanto emerso, quei soldi probabilmente servivano a Vitale per acquistare droga che avrebbe fatto circolare nei festini organizzati da lui stesso tra Bari, la Campania e forse anche Ibiza.

Poi, però, l’impossibilità di pagare il conto ha segnato la sua fine. A via Pescaglia non deve esserci arrivato volontariamente, è probabile sia stato portato lì con la forza, condotto in un anonimo appartamento al quinto piano per un appuntamento con la morte.

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