Forse non poteva esserci periodo migliore per inaugurare a Pompei, alle porte di Napoli, la mostra "Maradona, il genio ribelle". La squadra partenopea è lanciata verso la conquista del terzo scudetto, dopo i due vinti proprio nell’epoca del Pibe de Oro. I napoletani stanno preparando la grande festa avendo nel cuore il campione argentino, forse il personaggio più amato della storia del club. E testimonianza di questo legame che resiste al lento scorrere del tempo è testimoniato proprio dalla mostra visitabile fino al 9 giugno 2023 presso il Museo Temporaneo di piazza Bartolo Longo.
I più giovani non hanno avuto la fortuna di vedere le giocate in campo del fuoriclasse argentino. Ma ora potranno sapere di più su quel campione che ha emozionato una città. Sì, perché lo spazio espositivo, ad ingresso gratuito, ospiterà 140 foto di Sergio Siano, fotoreporter a bordo campo nell’epoca di Diego a Napoli, che raccontano, forse meglio di tante parole, l’avventura in azzurro del campione argentino: dalla presentazione in uno stadio "San Paolo" (ora "Diego Armando Maradona") strapieno, gli incredibili dribbling con il pallone incollato al piede, le esultanze dopo i gol, gli allenamenti nel Centro "Paradiso".
Non solo scatti. Perché a completare l’esposizione ci sono circa 100 cimeli autentici del campione argentino arrivati in prestito dal Museo Vignati di Napoli. Tra gli oggetti spiccano palloni (come quello della partita vinta a Torino contro la Juventus nell’anno del primo scudetto), maglie, scarpe e fasce da capitano.
La mostra, unica nel suo genere, è stata presentata a Pompei nel corso di una conferenza stampa alla quale hanno preso parte anche Corrado Ferlaino, presidente del Napoli degli scudetti del 1987 e del 1990, Gianni Improta, ex calciatore azzurro negli anni ’70 e nei primi anni ’80, Mimmo Malfitano, giornalista de "La Gazzetta dello Sport" e opinionista sportivo, e Gino Rivieccio, attore, cabarettista e showman.
"Pompei è un unicum nel panorama della cultura mondiale, così come Maradona è un unicum nella storia del calcio mondiale. Ed è in questa ottica di parallelismo che si inquadra la mostra degli scatti della leggenda del calcio. La mostra, attraverso le immagini di Sergio Siano, fotoreporter a bordo campo negli anni d’oro napoletani del Pibe de Oro, racconta Diego nell’intimità dei suoi allenamenti, ma anche nelle sue partite più importanti, mentre veniva celebrato da tifosi in visibilio", ha spiegato Carmine Lo Sapio, sindaco di Pompei, che ha anche evidenziato che si tratta di una narrazione di Maradona "come icona di vittoria e riscatto per i suoi tifosi e per un intero popolo. Pompei ricorda anche la generosità di Maradona che in gran segreto veniva a trovare i piccoli ospiti nelle opere di carità del Santuario mariano".
Ma qual è l’obiettivo della mostra? È lo stesso Sergio Siano, autore dell’evento, a spiegarlo:"In questa mostra espongo il 'mio' Maradona, la mia visione del campione, ma soprattutto dell’uomo, che va al di là del giudizio degli altri". Vi è un punto fondamentale che il fotoreporter ha voluto mettere in evidenza: l’aspetto "emozionale" del campione che, forse, pochi conoscono. "C’è l’uomo che viene da un quartiere povero di Lanús, vicino Buenos Aires, che ricorda molto i Quartieri Spagnoli di Napoli, dove sono nato io- ha affermato Siano-. Diego è un uomo che nasce povero, ma libero. Poi diventa ricco, ma vivendo 'in una gabbia'. Maradona a Napoli era 'braccato' dall’affetto straripante dei tifosi. Invece al Centro 'Paradiso', quando si allenava da solo, era davvero se stesso, era sereno. In quei momenti percepivo nei suoi occhi la malinconia del più forte, e forse più ricco, calciatore del mondo che, però, era povero di libertà".
Proprio per questo il fotoreporter ha ammesso di non aver mai chiesto al fuoriclasse argentino "una fotografia insieme, un autografo o una maglietta e non sono mai andato sotto casa sua a scattare foto. Volevo essere come trasparente per non disturbarlo. Lui lo capiva e mi permetteva di essere sempre con lui". Ma vi è di più. Perché Siano ricorda che Diego era "anche una persona molto generosa, faceva tanta beneficenza e al Centro 'Paradiso' regalava degli show con il pallone a chi non poteva permettersi il biglietto per lo stadio. Questo è il Maradona che mi piace raccontare".
Stefano Nasti e Fabrizio Scomparin, curatori della mostra e ideatori di Kaos48, vogliono mettere in evidenza un aspetto dello spazio espositivo ben diverso dal calcio. "Nessuno più di Maradona è stato un artista del calcio, un visionario, un rivoluzionario che ha 'sfidato' anche la Fifa. Questa mostra, frutto dell’esperienza quarantennale del Maestro Sergio Siano, si sposa benissimo, quindi, con la missione che si è data Kaos48 e cioè "agitare le acque e sensibilizzare gli animi ad una nuova primavera culturale", diffondendo l’arte napoletana (e non solo), attraverso una visione rivoluzionaria ispirata ai moti del ’48". I due hanno specificato che "0’48" è il movimento culturale in seno all’associazione Kaos48, che aspira al risveglio del movimento d’avanguardia, dopo un 30ennio di fervente attività che produsse nuove correnti, linguaggi e forme d’espressione facendo emergere tante proposte artistiche, nuove e variegate per l’epoca".
Più legato al campo e al grande cuore di Diego è il ricordo che conserva Massimo Vignati, titolare del Museo Vignati di Napoli da cui provengono i cimeli in mostra: "A Monaco di Baviera Maradona mi regalò il giubbino che aveva addosso durante il riscaldamento prima della partita Bayern-Napoli, semifinale di Coppa Uefa 1989, e mi disse: "Così non ti bagni!".
Infatti due settimane prima, nella gara di andata a Napoli, pioveva a dirotto e io, che ero raccattapalle e bordo campo, mi bagnai tantissimo. Diego se ne ricordò e mi fece quel dono, da persona generosa qual era". "È solo uno- ha concluso Vignati- dei tanti regali che ricordo".
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