Neonato abbandonato a Taranto: adesso la mamma 24enne vuole riconoscerlo

La 24enne georgiana, che lavora come badante, si era liberata del piccolo perché aveva paura di perdere il lavoro. Ha un altro figlio di 4 anni che vive nel Paese d'origine

Neonato abbandonato a Taranto: adesso la mamma 24enne vuole riconoscerlo
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Sembra essere vicina a un lieto fine la storia del neonato abbandonato pochi giorni fa dalla madre a Taranto. La donna, georgiana di 24 anni, che il 12 agosto aveva lasciato il figlio accanto ai cassonetti della raccolta differenziata di via Pisanelli, in un sacchetto di tela per la spesa, con accanto un peluche e un lenzuolino, vuole riconoscerlo.

Individuata e rintracciata dopo poche ore grazie alle telecamere di sorveglianza, era stata ricoverata nel reparto Ostetricia all'ospedale Santissima Annunziata del capoluogo pugliese, la stessa struttura dove si trova il bimbo che i sanitari hanno chiamato Lorenzo (pesa poco più di 3 chili e sta bene).

Questa mattina, dopo aver espresso, tramite il suo avvocato Francesco Zinzi, la volontà di riconoscerlo, si sarebbe recata nell'ufficio del nosocomio dove avvengono i riconoscimenti dei neonati, ma, secondo quanto riporta il Quotidiano di Puglia, ci sarebbe stato un intoppo burocratico che ha fatto slittare la procedura,

La donna aveva partorito venerdì 11 agosto nel bagno di casa della donna per cui lavora come badante e aveva tagliato lei stessa il cordone ombelicale. Dopo aver lavato il piccolo, aveva trascorso la notte con lui circondandolo di tutto l'amore possibile. La mattina seguente la decisione, sofferta, di abbandonarlo. Una scelta difficile, dettata dalla paura di perdere il lavoro. Poi, con il passare dei giorni, dentro di lei si era fatta sempre più forte la voglia di abbracciarlo. Il 14 agosto aveva persino espresso ai medici il desiderio di poterlo allattare, ma la sua richiesta era rimasta inascoltata.

Lorenzo non è il primo figlio, ne ha un altro di 4 anni che vive nel suo Paese d’origine e che mantiene a distanza. Ora la 24enne, però, è indagata per abbandono di minore aggravato. Secondo quanto riferito agli investigatori, è arrivata a Taranto da alcuni mesi e tramite una cooperativa ha trovato lavoro come badante. Probabilmente non ha contatti in città, ma ha potuto contare solo sul sostegno del padre del bimbo, coetaneo e della stessa nazionalità. È anche probabile che non sapesse dell’esistenza in ospedale della “culla per la vita”, dove si può lasciare il neonato, assicurandogli un futuro migliore, né della possibilità di partorire in anonimato, pur non riconoscendo il bambino. “Ho avuto un momento di sbandamento e disorientamento” aveva detto ai poliziotti quando l’avevano interrogata.

Ora che ha fatto chiarezza dentro di sé e superato tutte le paure, pare sia pronta ad accogliere il piccolo nella sua vita. Tuttavia, la decisione finale sul possibile riconoscimento, spetta alla Procura della Repubblica presso il Tribunale dei Minori di Taranto.

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