Cronaca locale

"Non date l'ok". Le follie green tengono bloccato l'hub logistico a Padova

Una storia assurda, per tempi e modalità, sta coinvolgendo il polo logistico euganeo della catena "Alì Supermercati", che è da due anni che non riesce a ottenere una risposta dal Consiglio comunale guidato dal centrosinistra nonostante abbia tutto in regola: gli ambientalisti di "Coalizione Civica" tengono tutto fermo

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"Non date l'ok". Le follie green tengono bloccato il supermercato a Padova

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Il caso della costruzione dell'hub logistico Alì a Padova ha del surreale: una vicenda, diventata ormai tutta politica e interamente all'interno del mondo del centrosinistra, che svela tutte le farneticazioni dei talebani green e che ben rappresenta il motivo per cui le grandi aziende facciano molta fatica a investire in Italia, pur seguendo in pieno tutte le regole. Andiamo con ordine.

Il progetto dell'hub logistico a Padova

Alì Supermercati è la principale azienda padovana per fatturato operante nel settore della grande distribuzione organizzata e fortemente radicata nel territorio: 1 miliardo e 300 milioni di euro e 117 punti vendita sparsi tra Veneto ed Emilia Romagna, con 4.700 dipendenti. La proprietà è della famiglia Canella e, come stanno facendo gli altri player della Gdo, questa azienda ha necessità di crescere sia dal punto di vista dei negozi sia sul fronte della logistica. La filosofia dell'azienda, del resto, è quella di non andare oltre i 120 chilometri tra magazzino e punto vendita per garantire prodotti freschi.

A Padova, in via Svezia (zona industriale) hanno già un magazzino che vuole essere ampliato. E così nel 2021 hanno avviato le procedure per chiedere l'autorizzazione all'allargamento tramite la procedura del Suap, uno strumento urbanistico che consente alle aziende di potere chiedere l'ampliamento di un proprio sito già esistente. Il Suap è in deroga al Piano degli Interventi e, tecnicamente, non prevede consumo di suolo.

Tutte le procedure burocratiche vengono superate

La procedura viene superata. Si arriva nel 2022 alla conferenza dei servizi decisoria, con anche i rappresentanti del Comune di Padova, che dà parere favorevole. Tutto l'iter burocratico normativo è stato seguito in maniera pedissequa. Per avere il via libera, deve ora avere il via libero del Consiglio comunale, che doveva essere formale. Ma è proprio qua che sorgono i problemi. Si tenga conto che l'attuale magazzino occupa 50mila metri quadrati, di cui 90% dell'area è del magazzino (il 10% da strade e parcheggi): l'ampliamento su terreni acquistati nel 2018, indicati come possibile espansione della zona industriale di Padova, prevede un totale di 154mila metri quadri.

Di questi, un terzo sarà magazzino tra esistente e nuova costruzione, un terzo strade e parcheggi drenanti e un terzo verde (mediamente nella logistica l'area dedicata è del 10%) con la piantumazione di 2.500 piante (attualmente là ci sono 140 alberi prati lasciati a sterpaglie), scelte una per una dai tecnici del Comune di Padova, la creazione di tre bacini di laminazione, la risagomatura e la pulizia dei fossati e degli alberi. Il progetto, inoltre, prevede anche un importante investimento in termini di capitale umano con 250 assunzioni previste.

L'incredibile opposizione degli ambientalisti in Consiglio

Tutto impeccabile, quindi. Ma cosa succede allora? Una parte di maggioranza che fa riferimento a Coalizione Civica (due consiglieri e un assessore) ha imbastito una campagna contro lo stesso sindaco Sergio Giordani (vicino al Partito Democratico) coinvolgendo anche esponenti che gravitano nel quartiere Granze, che comunque non è esattamente vicinissimo al magazzino. Il primo cittadino, per paura di non avere i numeri, non sta portando al voto la delibera. Questa minoranza padovana, a cui si sono schierati gli ambientalisti radicali molto vicini alla linea di Schlein e Bonelli, sta tenendo quindi in ostaggio sia il sindaco sia Supermercati Alì da oltre due anni.

Da una parte Giordani continua a rinviare e non calendarizza il voto, dall'altra c'è un'azienda che vorrebbe capire se arriverà presto una qualsiasi risposta. Se fosse un sì, sarà lieta di potere continuare a investire su Padova anche a "costo" di dare 5 milioni di euro all'amministrazione tra beneficio e oneri di urbanizzazione; se fosse no, potrà fare una causa e cercherà altre aree dove sono pronti a stendergli i tappeti rossi.

Le opposizioni di centrodestra hanno minacciato di far convocare d'imperio dal Prefetto il consiglio comunale. In sintesi: se si seguono le regole non si hanno tempi e rispose certe. Anche "grazie" ai Verdi.

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