"La nostra chiesa trasformata in una stalla". Residenti di Vicofaro ancora contro don Biancalani

I residenti di Vicofaro hanno protestato sotto la sede della diocesi di Pistoia, per chiedere al vescovo l'allontanamento di don Massimo Biancalani ed il rispetto degli accordi presi per trasferire parte dei migranti in altre strutture

Alcuni dei partecipanti alla manifestazione
Alcuni dei partecipanti alla manifestazione
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I comitati dei cittadini di Vicofaro hanno attuato un sit in di protesta sotto la sede della Diocesi di Pistoia, per protestare contro il sistema di accoglienza messo in piedi da don Massimo Biancalani e chiedere il trasferimento del parroco in un'altra parrocchia. In contemporanea, il "parroco dei migranti" ha promosso una contro-manifestazione di stampo musicale davanti alla chiesa. E la procura di Pistoia ha disposto la misura della custodia in carcere nei confronti del trentatreenne africano (ospite della struttura gestita dal sacerdote pistoiese) accusato il mese scorso di aver accoltellato un altro migrante.

Ore particolarmente movimentate a Pistoia, quelle appena trascorse. Cominciando dal corteo composto da una sessantina di persone che si è fermato ieri pomeriggio sotto la finestra di monsignor Fausto Tardelli, per rimarcare una volta di più le criticità notate negli ultimi otto anni. Fra degrado ed episodi di micro-criminalità che gli abitanti imputano proprio alla struttura di accoglienza. "Fuori Biancalani da Vicofaro", "8 anni di prigionia" e "Basta protezione a don Biancalani", recitavano alcuni degli striscioni più eloquenti esibiti dai manifestanti.

"Siamo qui per chiedere al vescovo Tardelli di restituire al quartiere di Vicofaro tutto quello che abusivamente, e senza rispetto, è stato tolto senza alcun riguardo verso i cittadini residenti. Parliamo di degrado, di igiene, di salute pubblica, di sicurezza, di rischio epidemie, di legalità, di rispetto - ha spiegato Carmi Petrucciani, uno degli esponenti dei comitati - l'accoglienza va bene, noi tutti la condividiamo pienamente. Ma con altrettanta forza condanniamo quella fatta dal Biancalani. Accoglie dove? In un tugurio, senza il minimo requisito igienico-sanitario obbligatorio per legge, che con grande coraggio chiama “centro di accoglienza”. Una chiesa non può, e non deve ospitare in maniera continuativa centinaia di persone, come se fosse un accampamento". I vicofarini hanno chiesto al vescovo anche rassicurazioni sull'effettivo rispetto dei recenti accordi fra la Diocesi e le istituzioni politiche (governo in primis) volti al decongestionare il quartiere attraverso il trasferimento in alcuni Cas della regione di parte dei migranti.

E hanno preannunciato anche l'intenzione di rivolgersi anche al cardinale Matteo Maria Zuppi, qualora lo reputassero opportuno. "Biancalani non vive in canonica con i suoi ospiti, ma a chilometri di distanza e occasionalmente fa la sua comparsa - ha concluso Petrucciani - più frequenti sono le sue "comparse" notturne, chiamato d’urgenza dalle forze dell’ordine per sedare liti violente e paurose fra gli stessi migranti. Così la nostra bella Chiesa di Santa Maria Maggiore è stata trasformata in una stalla. E forse anche peggio. Sporca, maleodorante, dove Biancalani una volta alla settimana celebra la messa in una chiesa vuota e priva di fedeli. Chiediamo un intervento, cominciando con l’allontanamento del Biancalani. Perché se lui rimane è inutile alleggerire la struttura: ne toglie dieci? Bene, il giorno dopo ne riporta venti". Al termine della manifestazione, una delegazione di residenti è stata comunque ricevuta dal vescovo.

Contemporaneamente, davanti alla chiesa di Vicofaro, si stava svolgendo un piccolo concerto pro-accoglienza voluto e promosso da don Biancalani. E stamani, al quotidiano Il Tirreno, il sacerdote ha minimizzato la portata della protesta dei residenti, lasciando intendere di non essere intenzionato a lasciare la parrocchia e prendendosela con l'amministrazione comunale di centrodestra. "Scriverò al Presidente della Repubblica - le sue parole - per riferire del fatto che le istituzioni cittadine non sono più al servizio della città, ma vengono usate a fini di propaganda da parte di una fazione politica.

Non nascondo che è difficile gestire una realtà complessa come la nostra esperienza di accoglienza, ma adesso le istituzioni hanno intrapreso un cammino di collaborazione che, seppur da perfezionare, costituisce comunque una buona base di partenza per alleggerire la pressione dei migranti". Nell'ormai celebre quartiere pistoiese, continuano insomma a prospettarsi giorni roventi.

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