Quello per l’omicidio di Sarah Scazzi, uccisa ad agosto 2010, è stato un processo indiziario. E questo lo ha reso, tre lustri più tardi, ancora un caso su cui parte dell’opinione pubblica non smette di sollevare dubbi. Ora un team di esperti prova a tentare la revisione, sulla base di un dettaglio potenzialmente tutt’altro che trascurabile: le unghie della 15enne.
Si tratta del team legale di Sabrina Misseri e Cosima Serrano, cugina e zia di Sarah Scazzi condannate all’ergastolo e sempre proclamatesi innocenti, mentre lo zio Michele Misseri, condannato per autocalunnia e occultamento di cadavere, è da poco meno di un anno fuori dal carcere per aver scontato la sua pena, continuando a sostenere di essere l’unico colpevole.
La svolta potrebbe arrivare, come riporta il Corriere della Sera, da un podcast, “Sarah - inchiesta su un omicidio”, basato su un libro-inchiesta dei giornalisti Flavia Piccinni e Carmine Gazzanni, da cui è stato tratto un interessante documentario e al quale è ispirata la suggestiva miniserie “Qui non è Hollywood”.
“Più che dare risposte, vogliamo che il podcast faccia emergere domande. Domande sulla giustizia, sulla verità, e su come i media influiscono sulla percezione di eventi così tragici. Ma anche sul nostro ruolo di spettatori. Il nostro obiettivo è portare l’ascoltatore a riflettere: siamo davvero sicuri che questa condanna sia stata emessa oltre ogni ragionevole dubbio?”, hanno chiarito gli autori.
Proprio nel podcast si può ascoltare il parere della genetista Teresa Accetta, che ha rivelato: "Era importantissimo prendere le unghie di Sarah Scazzi e il materiale che si trovava al di sotto delle unghie perché, se c’è stata un’aggressione e la ragazza si è difesa, ha portato via delle cellule epiteliali o comunque della matrice biologica del suo aggressore”. Per cui a questo punto i legali delle due donne all’ergastolo potrebbero chiedere una riesumazione, perché “a distanza di tanti anni anche dopo la macerazione, comunque, è possibile che ci sia Sna estraneo ancora sul corpo di Sarah”.
Ti interessa l'argomento?
Al lavoro sulla riapertura del caso gli avvocati Francesco De Jaco e Luigi Rella. “Stiamo lavorando per la riapertura del caso e lo stiamo facendo per il rispetto della verità. La difesa non si arrende: queste due donne sono innocenti e sono condannate all’ergastolo. È un obbligo morale lottare per loro e noi lo stiamo facendo”, ha commentato De Jaco.
Nelle scorse settimane, la Corte europea per i diritti dell’uomo ha respinto il ricorso da loro presentato, ma “non è intervenuta nel merito della colpevolezza delle due donne, ma solo ed esclusivamente rispetto a questioni processuali formali”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.