Sarah Scazzi, la serie tv, lo zio Michele. L'avvocato di Misseri: "I processi si facciano in tribunale"

Parla l’avvocato che ha seguito Michele Misseri fino alla scarcerazione. Non sono mancate le polemiche prima della messa in onda di “Avetrana - Qui non è Hollywood”

Sarah Scazzi, la serie tv, lo zio Michele. L'avvocato di Misseri: "I processi si facciano in tribunale"

L'amministrazione Comunale di Avetrana disconosce la scelta di utilizzare la denominazione del Comune nel titolo del film inerente all'omicidio di Sara Scazzi. Disconosce altresì voci di presunti accordi o partecipazione ad introiti per il Comune. Si riserva di valutare possibili azioni legali”. Con questo messaggio social il sindaco di Avetrana Antonio Iazzi aveva chiarito la sua posizione a settembre 2024, poco dopo l’uscita del trailer della serie “Avetrana - Qui non è Hollywood”, disponibile su Disney+ dal 25 ottobre.

Il trailer della serie, diretta da Pippo Mezzapesa, ha un’ambientazione claustrofobica, che in effetti ci si aspetta da un caso di cronaca come questo: l’omicidio della 15enne Sarah Scazzi, per cui sono state condannate all’ergastolo la cugina e la zia materna, Sabrina Misseri e Cosima Serrano. Lo zio Michele Misseri, che si è autoaccusato in alcune occasioni del delitto, è stato invece condannato per soppressione di cadavere, inquinamento delle prove e auto-calunnia in due diversi procedimenti giudiziari: l’uomo è libero, dopo aver scontato la pena, da febbraio 2024. “Credo che abbia interesse a seguire la serie”, spiega a IlGiornale l’avvocato Luca La Tanza, che ha seguito Michele Misseri fino alla sua scarcerazione.

Avvocato, sta per uscire la serie “Avetrana - Qui non è Hollywood”. Lei o il suo assistito la guarderete?

“Io no, non ho interesse. Per mia scelta ho interessi diversi piuttosto che vedere serie in generale e in particolar modo questa. In quanto a Michele Misseri non ve lo so dire, perché non lo sento da febbraio scorso, da quando è uscito dal carcere. Ma ritengo che abbia interesse, penso che la seguirà”.

Cosa pensa del fatto che il sindaco di Avetrana stia valutando un’azione legale per l’utilizzo del nome del paese?

“Ultimamente so che, a proposito di questa vicenda, è cambiata la percezione di Avetrana. Tra l’altro, come ha fatto presente più di qualcuno, l’immagine di un posto non ne ‘rovina’ il nome. Per esempio più di qualcuno ha fatto l’esempio della Sicilia o di Napoli: sono stati realizzati tanti film ambientati in questi luoghi, film sulla malavita o sulla camorra, eppure la Sicilia e Napoli sono cresciute come città, come luoghi, come territori. Quella del sindaco potrebbe essere stata un’uscita iniziale su cui forse non ha pensato molto, però non so quanto possa portare a un’eventuale azione legale: Avetrana è un paesino che sarà ricordato sempre per questa vicenda, almeno finché non accadrà qualcos’altro di positivo”.

È presto per dire quale sarà il contenuto della serie - il trailer potrebbe essere fuorviante. Ma cosa può significare per la comunità di Avetrana vedere quelle atmosfere claustrofobiche?

“Mi perdoni, non ho visto nulla. Cosa intende dire sulle atmosfere?”.

L’omicidio di Sarah Scazzi è stato, naturalmente, un fatto terribile. Il trailer riflette angoscia e mistero.

“Ribadisco, non ho visto il trailer. Ma credo che chi fa cinema o televisione sia abituato a creare determinate ambientazioni per ottenere una maggiore attenzione. Poi magari il posto si rivela diverso nella realtà: stiamo comunque parlando di una cittadina solare, un luogo quasi sul mare che attrae molte persone in estate. Saranno scelte dei produttori che non cambiano la realtà”.

La continua richiesta da parte del pubblico di argomenti true crime porta a sempre nuove produzioni. Cosa può significare per chi ha vissuto il caso dall’interno?

“Purtroppo da una decina, quindicina di anni a questa parte, i fatti di cronaca nera si sono intrecciati con i fatti di cronaca giudiziaria e con le indagini stesse. Io sono sempre stato dell’idea che i processi vadano fatti nei tribunali, mentre i giornalisti debbano fare il loro lavoro in maniera separata rispetto al lavoro degli inquirenti. Però c’è anche un’altra cosa”.

Cosa?

“Alla lunga l’interesse delle persone, dei cittadini, per queste vicende c’è. Ma ci sono persone offese che rivivono purtroppo la propria vicenda attraverso serie o film che ne parlano. Rivivono un momento sicuramente brutto e delicato della loro vita. E ci sono anche persone che hanno commesso un determinato fatto e che lo rivivono in maniera diversa anche loro”.

Nei giorni scorsi, un uomo ha confessato ai microfoni dei giornalisti di aver ucciso la madre. Molti hanno riportato alla mente il momento in cui a Concetta Serrano viene detto in diretta del ritrovamento del corpo di Sarah, ma si è anche andati più indietro alla tragedia di Alfredino Rampi. Nelle ultime settimane e mesi ci sono state inoltre false dichiarazioni attribuite a rei confessi, oltre che fughe di presunte notizie in relazione a indagini in corso. Crede che i media stiano diventando sempre più “ingombranti” nei casi di cronaca nera?

“Sì, come le ho già risposto prima, non sono favorevole a questo intreccio tra, diciamo, giornalismo d’assalto giudiziario e quelle che sono invece le attività degli inquirenti e le attività delle varie parti processuali - pubblico ministero, difesa e altro.

Questa esposizione mediatica esagerata porta a riferire tante diverse dichiarazioni che possono condurre a un conflitto nel momento in cui non si trova una prova, e anche a non dimostrare alla fine quella che potrebbe essere un’effettiva responsabilità. Mi rendo conto che è il lavoro dei giornalisti ma si sta un po’ esagerando”.

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