A raccontare la sua storia al quotidiano la Repubblica è la sorella, 75 anni, due anni più grande del familiare che si sarebbe visto negare un sacrosanto diritto, date le sue precarie condizioni di salute. Il 73enne non è autonomo e non riesce a curarsi da solo poiché soffre di demenza medio-grave, ma la commissione dell’Asl gli ha negato l’indennità di accompagnamento. L’episodio è accaduto a Napoli e adesso la famiglia chiede che venga riformulato il giudizio da parte dei medici incaricati di verificare se una persona ha bisogno o meno del sostegno.
Il racconto della sorella del paziente
“Mio fratello – ha dichiarato la sorella dell’uomo affetto da demenza – riconosce me e i familiari, ma i buchi di memoria sono talmente importanti da ostacolare qualunque tipo di relazione sociale, tutto reso ancor più grave dalla difficoltà sempre maggiore ad esprimersi: lui non riesce a trovare le parole corrispondenti al pensiero, e resta lì, imbambolato, a guardare l’interlocutore”. In due anni, da quando l’uomo ha cominciato a manifestare i primi sintomi, la situazione è peggiorata notevolmente. Le funzioni cognitive si sono inesorabilmente deteriorate, tanto da non renderlo più autonomo. “Ha perso completamente la cognizione di tutto quello che è necessario fare durante la giornata – ha aggiunto la donna – preoccuparsi delle pulizie e dell’igiene personale, occuparsi della spesa e cucinare”.
La decisione dell’Asl
Nonostante ciò, l’Asl si è limitata a riconoscere una invalidità di poco superiore ai due terzi ma non totale come richiesto dalla famiglia in base alle condizioni fisiche del loro congiunto. In termini pratici l’uomo ha le esenzioni ticket per i medicinali e gli esami clinici ma nessun sostegno economico. Nonostante il parere del geriatra, che aveva certificato la completa inabilità del paziente, l’Azienda sanitaria locale ha espresso un giudizio diverso.“In questa situazione vedersi negare un diritto è non solo un’offesa – ha concluso la sorella – ma rappresenta anche il disinteresse verso un cittadino la cui vita in solitudine è a rischio.
Aggiungo soltanto che io ero presente alla visita della commissione: una pseudovisita durata meno di cinque minuti. Ma andrò avanti per ottenere il riconoscimento dovuto, mio fratello ha bisogno di qualcuno che gli stia vicino e questo ha un costo che lui non è in grado di affrontare”.
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