
«Sì, le nostre sono vere e proprie spedizioni punitive a mani nude, senza armi. Ma non facciamo capo a nessun movimento politico, non vogliamo cambiare il mondo usando la forza e se la vita fosse diversa non ci metteremmo mai ad andare in giro a menare le mani. Siamo stanchi però che in certi quartieri di Milano non si possa più camminare per le strade o andare sui mezzi, in treno, per necessità o per la vita, senza essere aggrediti, rapinati, malmenati per un nonnulla. Non è giusto che le forze dell’ordine abbiano un potere talmente limitato che, dopo la cattura di un balordo, se lo vedono tornare in giro come se niente fosse, magari dopo qualche ora appena se non addirittura subito. Sono le leggi che non funzionano, questo è chiaro. Se ci arrestano? Beh, il rischio c’è, lo mettiamo in conto. Contro polizia e carabinieri però non reagiremmo mai, ci faremmo portare via senza problemi. Questo lo devono sapere».
Operai, impiegati, camionisti, piccoli imprenditori, persone di religione islamica, dai vent’anni in su, di Milano e dell’hinterland. In apparenza tranquilli o comunque non certo degli esagitati, cittadini qualunque. Ufficialmente sono poco più di trenta, esclusi simpatizzanti e affiliati, un’altra decina in tutto, e si fanno chiamare «Articolo 52» chiaramente in riferimento all’articolo della costituzione che parla della difesa della Patria. Hanno voluto incontraci, ci siamo visti e parlati, desiderosi di capire meglio chi sono e cosa cercano esattamente.
«Ragazze e ragazzi, ma anche tanti adulti, aggrediti e picchiati, magari accoltellati per una collanina o per una avance rifiutata» è il loro esordio, parole pronunciate scuotendo la testa, con amarezza. «Così noi, che ci siamo conosciuti su una chat un mese e mezzo fa parlando proprio di difesa della Patria - proseguono - abbiamo deciso di scegliere una zona della città caratterizzata dal degrado, dove c’è spaccio, dove la gente viene assalita per strada all’improvviso rischiando magari di morire perchè viene accoltellata. Andiamo in giro a controllare quel che accade, ma a chi si ostina a chiamarci ronde voglio dire che noi non ci limitiamo a guardare e a telefonare al 112 se ci accorgiamo di un sopruso. Non ci darebbe retta nessuno e comunque questi balordi e balordini, sarebbero rilasciati subito. Non usciamo tutti e trenta insieme, no. Vogliamo fare esattamente come loro, i “maranza“, che si muovono in quattro contro una persona sola. Lo ripeto: non siamo armati, usiamo le mani. Ma se loro sono in dieci noi arriviamo in trenta. Ci siamo capiti, vero?».
Inutile parlare con loro dei rischi e dei pericoli infiniti di questa «giustizia fai da te». Inutile ripetere che nessuno si può sostituire al ruolo delle forze dell’ordine e che anche quello è un reato e pure pesante. Gli Articolo 52 ne sono consci e vogliamo agire comunque, vada come vada. Ci tengono a prendere le distanze solo da chi li ha filmati durante la loro prima azione, una decina di giorni fa, in Darsena. Si tratta di «finti» Articolo 52 che hanno poi postato i video di quelli «autentici» in azione, spacciandosi per loro e chiedendo soldi per acquistare spray peperoncino, per pagare fantomatiche spese legali.
Ma non avete proprio il timore di nulla, chiediamo loro. Non potete mettervi pure voi nelle condizioni di diventare dei fuorilegge, la giustizia fai da te non è legale e ci riporta indietro, a tempi bui. «No, non abbiamo paura - ci rispondono -. Paolo Magrone, il segretario generale del Siulp Milano, il sindacato di polizia, in questi giorni ha dichiarato che ci vogliono prendere e arrestare...Le forze dell’ordine non sono nemiche per noi, no.
Mi chiedo però per quale ragione questo signore non vada invece a prendere queste bande di stranieri pregiudicati di seconda generazione, che delinquono. E non dateci dei razzisti! Vi assicuro che ci stiamo muovendo contro la criminalità, qualunque colore abbia».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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