Stuprata e incinta, poi il matrimonio rom a 12 anni. In carcere i suoceri

Abusi sessuali, gravidanze interrotte e le nozze forzate in stile sinti: la ragazzina salvata dopo una complessa indagine. La vicenda legata al clan Di Silvio

La casa dove viveva la ragazzina
La casa dove viveva la ragazzina
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Una complessa indagine condotta dai carabinieri di Latina ha portato all'arresto di due genitori rom, incriminati per gli abusi compiuti nella loro abitazione ai danni di una ragazzina all'epoca dei fatti appena 12enne: una storia i cui protagonisti sono due minorenni, ovvero la giovane vittima e il figlio della coppia. Per gli adulti si sono aperte le porte del carcere.

A rendere ancora più oscura la vicenda, è il fatto che i soggetti in questione sono due membri del clan Di Silvio, ovvero Ferdinando Di Silvio e Laura De Rosa, finiti dietro le sbarre anche per spaccio di sostanze stupefacenti.

La drammatica vicenda della ragazzina, in cui rientrano episodi di violenza sessuale, gravidanze interrotte, un pomposo matrimonio in stile rom e una convivenza forzata all'interno dell'abitazione dei genitori dello sposo, affonda le proprie radici nel settembre del 2020. Tutto nacque da un'investigazione avviata per altri motivi, quando un collaboratore di giustizia evase dai domiciliari e fu per questo motivo arrestato a Latina. Quest'ultimo rivelò agli inquirenti di aver acquistato della droga nella zona di Campo Boario, e dalle sue rivelazioni partì un'indagine fatta anche di intercettazioni ambientalie telefoniche. Si arrivò dunque al clan Di Silvio.

Proprio in questa circostanza, ascoltando alcune conversazioni, emerse l'intricata vicenda dei due minorenni. Vittima una ragazzina di 12 anni, costretta a vivere sotto lo stesso tetto del fidanzatino in casa dei genitori di lui. Secondo le indagini, invece, il padre e la madre della giovane ebbero una prima fase di accettazione e una seconda di ripensamento e opposizione. Quando la 12enne scoprì di essere incinta (agosto 2021) fu organizzato uno sfarzoso matrimonio in stile sinti, che si celebrò il mese successivo: le immagini dei festeggiamenti in un famoso locale di Latina, a cui presero parte un centinaio di invitati, sono state acquisite dagli inquirenti.

Dopo due mesi (novembre 2021) la ragazzina si sentì male e decise di rivolgersi a un medico per comprendere le condizioni del nascituro: il bambino era deceduto, per cui sarebbe stato necessario indurre il parto. "Al fine di evitare denunce", spiega il giudice parlando delle famiglie dei due minorenni, "decisero di trasportare privatamente la ragazza nell'ospedale di Castellammare di Stabia (Napoli) viste le conoscenze all'interno della struttura ospedaliera". Tutto questo, ovviamente, al fine di "celare alla Asl di Latina le motivazioni dello stato di gravidanza", data la tenera età della partoriente. Il parto forzato avvenne proprio al San Leonardo.

I pubblici ministeri hanno contestato il reato di violenza sessuale a tutti e quattro i genitori, dal momento che non fecero nulla per impedire che ciò si verificasse. L'incubo, tuttavia, non era finito, dato che il giovane marito della vittima pretendeva che la consorte gli desse subito un figlio, nonostante i medici avessero consigliato di attendere qualche mese. La 12enne rimase incinta e perse ancora una volta il bimbo che portava in grembo.

Alla conclusione delle indagini l'accusa richiese l'arresto per tutti e quattro i genitori, ma il giudice Mara Mattioli ha deciso di punire col

carcere solo quelli del giovane sposo. Il padre e la madre della ragazzina, infatti, avevano successivamente cercato in più di una circostanza di salvare la figlia, venendo tuttavia ostacolati dall'altra famiglia.

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