L'inchiesta della Dda di Milano, coordinata dai pm Gianluca Prisco e Francesco De Tommasi, sembrerebbe aver svelato delle vere e proprie piazze di spaccio all'interno del carcere milanese di Opera. Sarebbero coinvolti anche di familiari dei detenuti i quali, oltre a gestire l'ingresso di droga e di telefoni cellulari all'interno del penitenziario, avrebbero garantito il collegamento con esponenti di spicco di gruppi di narcotrafficanti attivi. In particolare in sette quartieri periferici di Milano: Barona - dove è stato arrestato anche il boss Nazzareno Calaiò - Gratosoglio, Comasina e Quarto Oggiaro, Rozzano. E anche al di fuori del territorio lombardo: a Pavia in Campania, in Emilia-Romagna con diramazioni anche in Spagna, specialmente a Malaga e Barcellona. Per questo motivo sono state arrestate e fermate 30 persone, accusate a vario titolo di associazione per delinquere finalizzata al traffico (anche internazionale) di stupefacenti, riciclaggio, estorsione, detenzione e porto abusivo di arma da fuoco.
Nella nota firmata dal procuratore Marcello Viola si legge che sono stati inoltre sequestrati 240 mila euro in contanti e 329 chilogrammi di sostanze stupefacenti. I provvedimenti eseguiti sono l'esito di accertamenti incrociati a partire dal 2019. Gli inquirenti avrebbero identificato, inoltre, due gruppi criminali: uno operativo nelle case Aler di Rozzano, con attività di cessione, importazione, trasporto e vendita di quantitativi, anche ingenti, di cocaina, hashish e marijuana. In questo contesto, due donne – oltre a custodire le sostanze stupefacenti all'interno delle proprie abitazioni – avrebbero riciclato i proventi illeciti facendoli accreditare su carte Postepay a loro intestate. Mentre il secondo, in zona Sempione, sarebbe stato attivo in particolare nel traffico internazionale di hashish e marijuana e con una base nella città spagnola di Badalona, dove viveva un componente del gruppo.
Azioni contro gli ultras nerazzurri e rossoneri
Tra gli indagati c'è Nazzareno Calaiò. Classe 1969, soprannominato "Il Nazza", è il capo criminale della Barona. La sua base era un bar in via Tre Castelli. Ha avuto diversi interessi in comune con i capi ultras di Inter e Milan; nonché parecchi contrasti. Come quello con Vittorio Boiocchi, capo della curva nord dei nerazzurri, ucciso nell'ottobre 2022. O quello con Daniele Cataldo, vicino a Luca Lucci. Quest'ultimo è il capo ultras milanista condannato per traffico di stupefacenti. Nelle intercettazioni Calaiò sembrava molto deciso nei confronti degli ultras Andrea Beretta e Vittorio Baiocchi. "Adesso studio il modo che gli taglio la testa senza pagarla (…) a questo infame (…), lo sequestriamo, lo anestetizziamo, lo portiamo nell’orto e lo sotterriamo". E ancora: "Lo prendo senza telefono? È meglio di quello che ho fatto con il casco". L'espressione "con il casco" potrebbe costituire un riferimento al tentato omicidio di Enzo Anghinelli, pregiudicato colpito alla testa il 12 aprile 2019 mentre si trovava in macchina in via Cadore. Anche se non risulta che Calaiò sia indagato per quel delitto. Un'altra intercettazione chiama in causa sia Boiocchi che Beretta.
"Vado a San Siro e gli (a Boiocchi, ndr) taglio la testa (…), paga pure Beretta (…) anzi rimane vivo e gli dico: portami due milioni domani (…) se no (…) fai la stessa fine tu (…) perché sei un infame tu e tutti quelli della curva (…). Siete una massa di (…) voi dell'Inter (…) siete vivi per miracolo". Gli risponde 'Franco il bello': "Se lo vuoi io ce l'ho uno che fa 'ste robe, un professionista". A maggio 2022 tocca alla curva del Milan: "Ti dico la verità (…) vado a sparare prima a Giancarlo e poi a Cataldo".
Il figlio di Nazza aggiunge: "Datemi l'indirizzo lo faccio, mi metto il casco integrale e me lo faccio a Cataldo (…). Gli sparo in faccia". Su Cataldo si progetta quindi un omicidio che però non va in porto. "Giancarlo" è Giancarlo Lombardi, detto il Sandokan della Sud, altro capo ultrà rossonero.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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