"Uccisi 9 lupi e 5 grifoni". Caccia al killer del Parco d'Abruzzo

Per uccidere gli animali sono state utilizzate delle polpette avvelenate. Sono morti anche due corvi imperiali. L'ipotesi degli investigatori ruota attorno agli allevatori e ai raccoglitori di tartufi

"Uccisi 9 lupi e 5 grifoni". Caccia al killer del Parco d'Abruzzo
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Nove lupi uccisi con dei bocconi avvelenati. Sono i numeri di una strage impietosa che si sta consumando sulle montagne abruzzesi, più precisamente nell'area che si estende all'interno del Parco d'Abruzzo, dall'inizio di questa primavera. Un avvelenamento a catena visto che, mangiando le carcasse dei poveri animali, sono morti anche cinque grifoni e due corvi imperiali. Gli inquirenti sospettano che nella tragica vicenda possano essere coinvolti gli allevatori di bestiame ma sono "fortemente indiziati" - scrive Il Messaggero - anche i raccoglitori di tartufo. È caccia al killer.

Nove lupi uccisi

I lupi, alcuni dei quali in stato avanzato di decomposizione, sono stati trovati nella zona di Coccullo, comune di 211 abitanti in provincia dell'Aquila. Il sospetto che non si trattasse di morte naturale è maturato nei giorni scorsi, quando sono stati ritrovati alcuni bocconi avvelenati in prossimità dei predatori. Non solo. A pochi passi dalle esche, c'erano anche i resti dei volatili. Probabilmente, ipotizzano gli investigatori, hanno perso la vita alimentandosi delle carcasse, poi diventate tossiche, dei carnivori.

I bocconi avvelenati e la caccia al killer

Un "killer dei boschi" in grado di confezionare bocconi velenosi da circa un chilo o un chilo e mezzo. La sostanza utilizzata, precisa ancora il quotidiano romano, è la stricnina. Si tratta di un alcoloide molto tossico che, in passato, veniva utilizzato per uccidere la fauna. Quanto agli autori della carneficina, nel mirino degli investigatori ci sono sia gli allevatori di bestiame, che a fine primavera si riversano sulle montagne abruzzesi per far pascolare liberamente il loro gregge, sia i raccoglitori di tartufo. Questi ultimi risultano "fortemente indiziati" perché spesso vegono sorpresi a raccogliere "pepite profumate" in zona nonostante il divieto. Per il prosieguo delle indagini si attende l'esito degli accertamenti condotti dagli esperti dell'Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell'Abruzzo e del Molise a cui, tramite l'Asl, sono stati affidati i resti degli animali. A scoprire la strage, invece, sono stati il personale e i volontari di Rewilding Apennines, insieme a Salviamo l'Orso, durante le attività di monitoraggio della zona.

Le proteste

Alcune associazioni ambientaliste, hanno inviato una lettera di sollecitazione alle autorità nazionali, regionali e locali, competenti in materia ambientale e di polizia giudiziaria, affinché vengano promosse azioni incisive di contrasto al fenomeno criminoso.

"Lo spargimento di bocconi avvelenati o carcasse con veleno sul territorio - si legge nella nota firmata Rewilding Apennines - è una pratica criminale che deve essere combattuta e condannata e che rappresenta una minaccia per la sicurezza, non solo della fauna selvatica, ma anche dell'uomo e degli animali da compagnia".

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