Muore nella valanga in Trentino: a luglio era scampata alla Marmolada

Arianna Sittoni si era salvata perché era salita su un altro versante della montagna. Fuori pericolo l’altro escursionista Guido Trevisan, ferito alle gambe

Muore nella valanga in Trentino: a luglio era scampata alla Marmolada

Sono legati alla tragedia della Marmolada con un filo doppio i due escursionisti che ieri sono stati travolti da una valanga sul Lagorai, in Trentino. La vittima, Arianna Sittoni, 30 anni, il 3 luglio scorso era salita sul ghiacciaio da un altro versante venendo a conoscenza solo successivamente del tragico evento che uccise undici persone. La donna commentò l’episodio su Instagram scrivendo: “Alla montagna non si comanda a volte, ci si trova semplicemente nel posto sbagliato al momento sbagliato”. Anche l’altro escursionista ferito dalla valanga del Lagorai, il 46enne Guido Trevisan, ha un legame con la Marmolada essendo stato gestore del rifugio Pian dei Fiacconi che nel dicembre 2020 fu distrutto da una slavina.

La vittima

La salma della Sittoni è stata trovata oggi e trasferita in Val Campelle. Il recupero è avvenuto tramite l'elicottero con il verricello, con il supporto degli operatori della stazione Bassa Valsugana del Soccorso alpino. Nella giornata di ieri, insieme a Trevisan, aveva deciso di effettuare una gita con le ciaspole, ma l’improvvisa valanga non le ha dato scampo. La famiglia di Arianna due anni fa venne colpita da un altro lutto, sempre a causa della neve. Claudio Gadler, 64 anni, zio della donna venne travolto da una slavina sul monte Fregasoga in Valfloriana. L’uomo, invece, è ricoverato con una gamba rotta e in gravi condizioni nell’ospedale Santa Chiara di Trento, anche se non è in pericolo di vita. Il 46enne è scampato alla morte anche nel dicembre del 2020 quando una valanga danneggiò irreparabilmente l'edificio che gestiva.

I soccorsi

Trevisan è stato rintracciato dai soccorritori grazie al localizzatore Artva. Dal racconto di chi è intervenuto in soccorso degli escursionisti, la slavina, un fronte di cento metri per duecento di lunghezza, era precipitata molte ore prima entrassero in azione i soccorritori.

Le difficili condizioni meteorologiche, poi, hanno causato ritardi e difficoltà nell’intervento. Per prestare le prime cure a Trevisan, gli addetti del soccorso alpino sono stati costretti a scavare direttamente sul posto una buca, costruendo un bivacco di emergenza nella neve.

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