Omicidio Capezzuti, la videochiamata che inchioda gli arrestati: "L'abbiamo finita"

È stata una videochiamata a inchiodare i presunti assassini di Marzia Capezzuti: una parente degli arrestati ha denunciato e prende le distanze dalla famiglia

Screen "Chi l'ha visto?"
Screen "Chi l'ha visto?"

Vanno delineandosi sempre più i dettagli relativi al presunto omicidio di Marzia Capezzuti. “Chi l’ha visto?” ha mandato in onda un’intervista realizzata tempo addietro ad Anna Vacchiano, parente delle tre persone arrestate e anche lei sotto indagine, anche se non per l’omicidio della 29enne milanese. È stata Anna Vacchiano a denunciare la madre e a rivolgersi a un centro antiviolenza, così come fatto anche da numerosi vicini di casa, che tra l’altro hanno allertato le forze dell’ordine.

Per l’omicidio di Marzia Capezzuti sono stati arrestati la settimana scorsa Barbara Vacchiano, Damiano Noschese e un ragazzo 15enne. Si tratta rispettivamente della sorella dell’ex di Capezzuti, morto nel 2019, del compagno e del figlio di lei. Sotto indagine anche Vito Vacchiano, figlio maggiore della donna, attualmente in carcere per altri crimini, e due conoscenti che erano in casa la sera in cui Capezzuti sarebbe stata portata via.

La testimonianza di Anna Vacchiano

L’orco qua sono tutti. Non è solo mia mamma. L’orco sono pure io. Perché questa ragazza si poteva salvare”, ha esordito Anna Vacchiano nell’intervista a “Chi l’ha visto?”. La giovane afferma di aver lasciato la casa materna un anno prima del presunto omicidio e ha raccontato del modo gentile e premuroso in cui Capezzuti si relazionava alle persone. “Io non sono per la legge - ha proseguito - perché la mia famiglia è pregiudicata, ma sono per le cose giuste. Non butto mia mamma nella spazzatura, o domani, se è stata lei, o qualcun altro, pagherà. Questa ragazza come minimo deve avere giustizia”.

Secondo Anna Vacchiano, la madre non si aspetterebbe che sia stata proprio lei a sporgere denuncia. “Io non vado fiera di mia mamma - ha chiosato - mi sono schifata, anzi mi metto vergogna a dire che è mia mamma. Prima mi dicevo orgogliosa, perché mi ha cresciuto. Io ci ho messo la faccia, io ho la coscienza pulita, ma è una cosa più grande di me”. Ha inoltre aggiunto che i fratelli sarebbero succubi della madre, così come in passato lo sarebbe stata lei stessa, e ha reso una dichiarazione forte rispetto a ciò che Capezzuti avrebbe subito: “Meglio che sta sottoterra o che stava in quella casa? Nessuno di tutti e due, ma alla fine è meglio la seconda, no?”.

La videochiamata “confessione”

Il lavoro compiuto dalla procura di Salerno appare encomiabile: dietro un silenzio duraturo si nascondeva un lavoro certosino di raccolta delle prove. Tra cui una videochiamata tra Anna Vacchiano e il fratello 15enne: non c’è audio, per cui la chiamata è stata ricostruita dal labiale e tradotta dal dialetto campano.

“Mi vuoi spiegare questa situazione?”

“L’abbiamo finita”

“Ma in che senso?”

“Ah?”

“Dove l’hai portata?”

“Lontano, l’abbiamo portata a fare un giro. L’abbiamo strozzata”

“Ma dove?”

“Lontano”

“Mi vuoi spiegare, alla fine poi, scusami, dove l’avete messa? Tu lo sai? Tu? L’hai uccisa tu? Io speravo che tu non avessi fatto nulla. Lo sai, tu sei piccolino. Non hai provato nulla?”

“Hai capito, non dire niente”.

“Ti voglio dire una cosa. Ma tu credi che non la troveranno più?”

“Là sopra…”

Le violenze e l’omicidio

Gran parte delle violenze contro Capezzuti sarebbero iniziate a dicembre 2021, anche se già nell’estate 2020 una testimone ha raccontato di aver visto la giovane picchiata in strada. Capezzuti avrebbe raccontato di non poter scappare perché Barbara Vacchiano, le avrebbe sottratto i documenti e non le avrebbe permesso di vaccinarsi contro il Covid-19.

Dopo una relazione con Alessandro Vacchiano, Marzia Capezzuti, originaria di San Donato Milanese, era rimasta a casa dei parenti dell’ex a Pontecagnano Faiano, in provincia di Salerno. Gli ospiti l’avrebbero accusata per la morte del congiunto, e poi picchiata, torturata e seviziata fino al presunto omicidio il 6 marzo 2022. I carabinieri sono anche entrati in casa Vacchiano, ma in quei momenti Capezzuti sarebbe stata legata e rinchiusa in uno sgabuzzino.

L’elenco degli abusi è lunghissimo, e ricorda quasi pedissequamente la vicenda dell’omicidio di Sylvia Likens avvenuto negli anni ’60 negli Stati Uniti. Le testimonianze raccontano di denti tolti con una pinza, pugni e schiaffi per futili motivi (anche solo aver accettato in regalo una sigaretta da una vicina), un marchio a fuoco con le iniziali VB (Vacchiano Barbara). Capezzuti sarebbe inoltre stata costretta a pulire le deiezioni dei cani in giardino e a tirare lo sciacquone dopo che la famiglia Vacchiano espletava i propri bisogni.

In 15enne che è stato tradotto in una

struttura carceraria minorile, avrebbe parlato anche con un’amica, oltre che con la sorella. A quest’amica avrebbe raccontato con naturalezza delle violenze contro Capezzuti e del trasporto di un cadavere.

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