"Lo hanno seguito". Le costole rotte e il ruolo dello sciamano: 5 interrogati per la morte di Alex Marangon

Il giallo del barista morto dopo aver partecipato a un rito sciamanico e l'ipotesi dell'omicidio. La madre del ragazzo: "Ha visto qualcosa che non doveva vedere"

"Lo hanno seguito". Le costole rotte e il ruolo dello sciamano: 5 interrogati per la morte di Alex Marangon
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Si profila una possibile svolta nelle indagini relative alla morte di Alex Marangon, il barista veneziano di 26 anni trovato morto sul greto del Piave a Ciano, in provincia di Treviso, dopo aver partecipato a una cerimonia sciamanica. Gli investigatori, come conferma il Corriere della Sera, hanno sentito cinque persone tra i partecipanti all'evento presso l'Abbazia di Santa Bona a Vidor la sera di sabato 29 giugno. Dagli interrogatori sarebbero emersi dettagli utili ai fini degli accertamenti investigativi e che avvalorerebbero l'ipotesi dell'omicidio volontario, al momento contro ignoti, ventilata dalla procura del capoluogo veneto.

"Lo sciamano e il compagno lo hanno seguito"

Lo scenario che fa da sfondo alla tragedia si fa sempre più macabro e inquietante. I cinque interrogati hanno riferito agli inquirenti che sabato notte, durante la cerimonia, Alex avrebbe cominciato ad agitarsi. All'inizio "era seduto vicino alla porta della cappella, sembrava tranquillo. - il racconto dei testimoni - Ad un certo punto ha iniziato a parlare da solo ed è uscito". Poi il barman veneziano si sarebbe messo a correre verso la scalinata che porta al fiume. Due persone lo avrebbero seguito: "Lo sciamano Jhonni Daniel Benavides Alvarez, noto nel mondo della medicina musicale, e il suo compagno medico". Dopodiché il 26enne si è inoltrato nella boscaglia che circonda l'abbazia, fino a far perdere le tracce.

Il pestaggio e le costole rotte

Secondo il procuratore capo di Treviso Marco Martani, Alex è stato "picchiato duramente". Una certezza maturata sulla scorta dell'autopsia che ha evidenziato molteplici lesioni traumatiche sul corpo del giovane. Oltre alle ferite sulla testa, nella zona del cranio e della regione periorbitale sinistra (attorno all'occhio ndr) per la precisione, sono state riscontrate numerose fratture a costole e arti inferiori. Segni che non sarebbero compatibili con l'ipotesi di un evento accidentale. Da qui il sospetto che qualcuno possa averlo gettato nel fiume dopo il massacro o, in alternativa, che il 26enne sia caduto in acqua ormai stremato. Ma chi lo ha aggredito? E soprattutto, perché?

Le tre ore di "buco"

Il nodo principale da sciogliere riguarda le tre ore di "buco" trascorse da quando il giovane si è allonato dal raduno, attorno alle 3 di notte, al momento in cui è stato lanciato l'allarme, verso le ore 7 del mattino. Sarebbe stata Alexandra, moglie del conte Giulio Da Sacco, il proprietario dell'abbazia, a sollecitare l'intervento dei carabinieri. Sembra che anche lei fosse presente al rituale sciamanico. Andrea Giorgi Zuin, uno dei due organizzatori della cerimonia (l'altra è la compagna Tatiana Marchetto), si è detto "sconvolto" per l'accaduto. E ha aggiunto: "Anche Jhonni (lo sciamano ndr) lo è. Ma la verità esce sempre, dunque sono sereno".

I genitori di Alex

Non si danno pace, invece, i genitori di Alex. Sono convinti che il figlio sia stato ucciso "perché ha visto cose che non doveva vedere". Quanto agli eventuali testimoni, ovvero i partecipanti al raduno, la mamma del giovane sostiene che abbiano "paura di parlare", ha detto Sabrina Bosser in una intervista al Tg1.

"Però a questo punto, anche se hanno paura, - l'appello della donna - si mettano una mano sul cuore, affinché veramente venga fuori tutto e dicano qualcosa, perché non può finire così la faccenda".

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