Perdonate il ricordo personale. Quando eravamo a militare, nei carabinieri, e ci destinarono in uno sperduto Comando sul Monte Amiata, il primo giorno ci sembrò di vivere un incubo. Non sapevamo che sarebbe stato uno degli anni più belli della nostra vita. Peraltro, portavamo la divisa benissimo.
Fine del ricordo.
Ora il fatto di cronaca, per una volta con il lieto fine (la cosa si è saputa ieri, ma risale agli ultimi giorni di scuola). Un piccolo paese del Biellese, una classe elementare, ora di italiano. La maestra chiacchiera con gli alunni. Chiede ai bambini cosa vogliono fare da grandi. Uno risponde senza esitare: «Il carabiniere». Silenzio. Poi spiega: «Per arrestare mio papà». L'insegnante vuole sapere perché. «Così non toccherà più la mamma».
La maestra capisce tutto. Avvisa la preside, che avvisa i servizi sociali, che avvisano i carabinieri. Dalle indagini emerge che il padre picchia la moglie anche in presenza dei figli e tiene in casa armi cariche. L'uomo, 48 anni, viene arrestato.
Sì, lo sappiamo. La storia è un po' da libro Cuore. Forse le cose non sono andate proprio così, forse il padre è innocente, forse è un equivoco. Chissà.
Però, in una società dove da tempo alligna l'odio contro la divisa, dove ci
sono scrittori infastiditi dalle uniformi, dove le forze dell'ordine sono sempre più deboli la semplicità di un bambino ci ricorda il senso profondo di quello che poliziotti e carabinieri fanno ogni giorno. Per tutti noi.
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