Dopo l’approvazione all’unanimità del Senato alla Commissione d’inchiesta parlamentare sulla scomparsa di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori, la sorella di quest’ultima ha espresso soddisfazione e speranza per la ricerca della verità sulle due giovani svanite nel nulla nel 1983. “L’appello fatto dai legali ai politici di farsi forza e coraggio, di andare avanti e non fermarsi, evidentemente ha fatto breccia nelle loro coscienze. Sono veramente contenta”, ha commentato in un’intervista a Repubblica Antonietta Gregori.
Seguita dall’avvocato Nicodemo Gentile, Antonietta Gregori continua a cercare la sorella a 40 anni di distanza e dopo la morte della madre che le avrebbe affidato questo compito. Il 7 maggio 1983 Mirella Gregori si allontanò da casa per incontrare un amico. Poco prima aveva ricevuto il contatto con un sedicente coetaneo, un ex compagno della scuola media, attraverso il citofono, ma lei sulle prime non lo avrebbe riconosciuto. Questa vicenda si è intrecciata a quella di Emanuela Orlandi, scomparsa il successivo 22 giugno: talvolta i due casi sembrano avere dei punti in comune, altre volte no. “Se guardiamo al filone delle scomparse per la tratta penso sia stato un rapimento casuale, ma se invece andiamo a sviscerare altre cose non so, è difficile dirlo adesso, si sono intrecciate tante cose”, ha chiosato ancora Antonietta Gregori.
Nel settembre 1983, tra le tante telefonate di depistaggio o sciacallaggio subiti, ce ne fu una invece molto credibile ricevuta dalla famiglia: un uomo descrisse letteralmente gli abiti indossati dalla giovane al momento delle scomparse, dei quali corrispondevano anche le etichette interne. “Chiamarono al negozio dove avevamo il bar e rispose mio padre - ha raccontato Antonietta Gregori nell’intervista - In quel periodo arrivavano varie telefonate stupide, ma quella non lo era e infatti da quel momento il nostro telefono venne messo sotto controllo. Mio padre sentì che c’era questo famoso Amerikano che gli disse di prendere carta e penna. Con lui c’era il mio ragazzo di allora. Disse: scrivi queste cose e poi dillo ad Antonietta, lei capirà. Venne fatto l’elenco dei vestiti che indossava mia sorella. Io e mamma saltammo dritte. Speravamo che ci fosse un riscontro a tutto quello, ma non c’è stato. Pensavamo chiedessero soldi, anche se non li avevamo allora come non li abbiamo oggi, o altro, qualcosa in cambio, e invece niente”.
Antonietta Gregori ha raccontato inoltre che la madre, data la scomparsa di tante adolescenti in quell’anno, credeva alla possibilità che la figlia fosse stata oggetto di tratta delle bianche. Eppure i punti di contatto con il caso Orlandi sono tangibili in alcuni punti: “Mirella poi è sempre stata un po’ la coda di Emanuela anche se i due casi hanno tanti punti in comune.
Guardando ad esempio alla vicenda della scorta del papa, con Raul Bonarelli riconosciuto da mia madre in una parrocchia vicino alla nostra come l’uomo che aveva avvicinato più volte mia sorella. Ma mia madre venne chiamata dopo 8 anni a fare il confronto e non ricordava più bene”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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