I parassiti della disperazione degli altri

Non ci sono più gli amici, ma spesso personaggi anonimi che non sono affatto interessati a te e, anzi, possono usare le tue fragilità per il proprio sadismo

I parassiti della disperazione degli altri
00:00 00:00

Non c'è gioventù senza sfida, soprattutto se si è maschi, e tutti ci siamo passati. Volevamo essere i più forti, i più veloci, i più bravi a giocare a calcio. Oppure cercavamo di essere i primi a raggiungere la cima di un albero o a salire il tetto di un edificio. O i più preparati a scuola. Perché alla fine a quell'età si vuole dimostrare solo di essere i migliori, i più coraggiosi. Lo si faceva, e grazie al cielo lo si fa ancora, insieme alla banda di amici. Quelli che sono certamente degli scavezzacollo, ma sono anche gli stessi che, se vai dritto in discesa mentre inforchi una curva durante una gara clandestina, puoi star certo che ti cureranno (e chi scrive si è procurato così una bella cicatrice sul ginocchio). Perché c'è un rapporto con loro e ti vogliono bene. Il rischio non sarà calcolato, ma perlomeno è condiviso. Ora la sfida, necessaria per crescere perché è confronto con se stessi, è passata sul web. Si chiamano challenge, perché fa più moderno, ma il concetto è lo stesso. Spingersi oltre. Sempre di più. Il problema è che spesso non sai chi c'è dall'altra parte dello schermo. Non ci sono più gli amici, ma spesso personaggi anonimi che non sono affatto interessati a te e, anzi, possono usare le tue fragilità per il proprio sadismo. Come è accaduto ad Andrea Prospero, trovato senza vita a Perugia lo scorso 29 gennaio. I suoi genitori non hanno mai avuto dubbi e si sono sempre opposti all'ipotesi del suicidio. Poi, finalmente, le indagini che portano a un conoscente virtuale che lo ha incoraggiato in chat ad ammazzarsi. Era a lui, infatti, che Andrea aveva confessato le proprie difficoltà in università e il pensiero di uccidersi. Un modo per sfogarsi, che gli si è ritorto contro, portandolo alla morte. Anche perché l'«amico», secondo quanto è possibile ricostruire dalle chat, lo avrebbe ingannato dicendogli che una grande quantità di oppiacei gli avrebbe provocato piacere. Andrea cerca informazioni su Telegram, si fa arrivare i farmaci a casa. Ha paura. Chiede un ulteriore incoraggiamento. L'«amico», che forse non aspetta altro, glielo dà. Il ragazzo ingurgita le pillole e l'altro non fa nulla. Non chiama i soccorsi nonostante sia consapevole di ciò che sta accadendo.

Forse accarezza l'idea di sentirsi Dio. Di poter avere l'ultima parola sulla vita e la morte altrui. Di essere onnipotente. È il male che passa dall'etere e che si incarna nell'ennesima vita schiantata. E nella codardia di chi spegne esistenze con un clic.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica