"Alessandro Impagnatiello è molto provato. Crede che in questo momento l'unica forma di pentimento possibile che abbia un senso sia togliersi la vita". È un commento sulla disperazione del killer quello dell'avvocato Sebastiano Sartori, che difende il barman accusato di avere ucciso sabato scorso la sua compagna Giulia Tramontano, 29 anni, incinta al settimo mese. Il 30enne ha risposto per circa un'ora alle domande della gip Angela Minerva in una delle stanze dedicate agli interrogatori nel carcere San Vittore di Milano, "aggiungendo particolari sull'ultima fase del delitto". Di fronte alla giudice infatti, non solo ha ammesso nuovamente di avere ucciso la compagna - come già fatto nelle scorse ore davanti alla pm e ai carabinieri della squadra omicidi - ma ha risposto in particolare ai dubbi degli inquirenti sulla eventuale presenza di un "aiutante" rispetto all'ultima fase del delitto, quella sull'occultamento del corpo. Corpo che, ricordiamo, era quello di una donna in stato avanzato di gravidanza, quindi più pesante del "normale". Si tratta di un dubbio che chi indaga ha avuto sin dall'inizio e quindi si stanno vagliando tutte le possibili piste: l'aiutante, che secondo quanto è stato ricostruito sinora però non avrebbe avuto un ruolo nell'organizzazione del delitto, potrebbe essere una persona molto vicina al 30enne e potrebbe avere quindi le tutele giuridiche ammesse in questi casi. Nelle scorse ore infatti Impagnatiello ha spiegato di avere nascosto il corpo della ragazza, sparita da domenica mattina (ne aveva lui stesso denunciato la scomparsa) prima nel box del garage, infine nella sua auto per una giornata intera. Solo mercoledì l'avrebbe infine - secondo il suo racconto - avvolta nel cellophane e gettata in un vialetto ricoperto di erbacce non molto distante dall'abitazione di Senago in cui viveva la coppia e in cui presto sarebbe cresciuto il loro bambino, Thiago, che sarebbe dovuto nascere in estate.
"Non ha mai cambiato versione - ha continuato il difensore -ha solo aggiunto particolari. In questo momento inizia a percepire la realtà in cui si è trovato dopo l'interrogatorio davanti ai carabinieri. È una situazione veramente angosciante e terribile, molto grave". A chi gli chiede se il killer ha negato di avere premeditato il delitto, il legale risponde: "Certo che la nega. Comunque non è il momento, non è un'aula di giustizia". Il provvedimento della gip è atteso, al massimo, per la giornata di domani. "Ha confermato tutto, tranne aggiungere dei particolari, ha agito da solo, al cento per cento i genitori suoi non c'entrano assolutamente nulla".
Il movente del delitto è legato alla "doppia vita" del killer che oltre alla relazione "ufficiale" con Giulia Tramontana aveva una storia con una collega barista all'Armani Bamboo bar, che era rimasta incinta di lui per poi decidere di interrompere la gravidanza. Le due donne - che da un po' di tempo sospettavano l'una dell'altra - si erano incontrate il pomeriggio prima del delitto, si erano confrontate sulle reciproche vite con Impagnatiello. Dopo questo incontro, intorno alle 18.30 Giulia Tramontano scrive una serie di messaggi furiosi al killer: "Sono curiosa di sapere cosa ti inventerai ora". E anche: "Sto tornando a casa. Fatti trovare". Così Giulia è tornata a casa, lo ha affrontato a parole. Ma lui non aveva intenzione di chiarire. L'ha uccisa, senza nessuna pietà. Poi ha nascosto il corpo, ne ha denunciato la scomparsa, sperando di farla franca. Fino all'ultimo.
Ecco la confessione di Impagnatiello, messa a verbale e riportate nella richiesta di convalida del fermo della procura al giudice per le indagini preliminari. "Dopo che io ho mangiato una piadina, Giulia è andata in cucina per prepararsi la cena ed ha iniziato a tagliare dei pomodori. Io ero in sala. A quel punto Giulia ha riaperto la discussione dicendomi che la vita per lei era diventata pesante e non riusciva più a vivere. Mentre veniva verso la sala con il coltello che stava usando per i pomodori, ha iniziato a procurarsi dei tagli sulle braccia (braccio sinistro) io a quel punto mi sono alzato dal divano cercando di avvicinarmi a lei ma lei mi diceva che non voleva più vivere.
Lei si era inferta già qualche colpo all'altezza del collo e io arrivato vicino a lei, per non faria soffrire le ho inferto anche io tre o quattro colpi all'altezza del collo. Il coltello è caduto a terra davanti al divano, lei era stremata a terra e io le dicevo che era finita e che doveva riposarsi".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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