Era il 24 giugno 2014 quando la piccola Fortuna Loffredo, 6 anni, precipitò da una finestra all'ultimo piano di una palazzina al Parco Verde di Caivano. Per la sua morte fu condannato Raimondo Caputo, convivente di Marianna Fabozzi, la mamma di un'amichetta della bimba, poi condannata per concorso in violenza sessuale sull'ultima delle tre figliolette. Sul corpicino di "Chicca" i medici incaricati dell'autopsia trovarono tracce di inenarrabili atrocità sessuali. Segni indelebili di abusi che lì, tra gli edifici del parco Iacp, sono un fenomeno diffuso. E la drammatica vicenda delle due cuginette di 11 e 13 anni stuprate all'interno dell'ex piscina dello sporting Club Delphinia, luogo simbolo dell'orrore urbano, è l'ennessima prova di una piaga sociale profonda, una ferita ancora aperta.
Il fenomeno della pedofilia diffusa al Parco Verde
Sono almeno sei i casi accertati di pedofilia tra il 2014 e il 2018 al Parco Verde. Durante le indagini sull'omicidio di Fortuna Loffredo, gli inquirenti s'imbatterono in un'altra terribile vicenda di abusi sessuali. "Con le cimici piazzate in un appartamento per indagare sulla morte di Fortuna, ascoltammo un altro caso di pedofilia, di un padre che abusava della figlia", racconta a Il Fatto Quotidiano l'ex procuratore capo di Napoli Nord Francesco Greco. Il magistrato fa riferimento a Salvatore Mucci, l'uomo che per primo soccorse Chicca dopo il volo di otto piani. Arrestato nell 2014, Mucci fu poi condannato per aver abusato della figlioletta di 12 anni. Il magistrato, oggi in pensione, s'interessò del "fenomeno diffusissimo" della pedofilia a Caivano avviando un'indagine sul caso. In commissione antimafia definì il Parco Verde "un'enclave della criminalità" che coinvolgeva "bambine private della loro infanzia e già sessualizzata in giovane età" sottolineando "l'interesse dei clan di camorra a mantenere il quartiere del Parco Verde nell'assoluto degrado urbanistico e ambientale". Le carte dell'inchiesta furono trasmesse alla Corte dei Conti e culminarono con una sentenza di condanna erariale di un milione di euro per sei ex funzionari del Comune.
La piscina dell'orrore
Da quel lontano 2014 la quotidianità delle famiglie del Parco Verde scorre inesorabile tra degrado e rassegnazione. Luogo simbolo del decadimento urbano e sociale è l'ex sporting club Delphinia. La struttura, costruita nel 1980, un tempo accoglieva decine di atleti e appasionati di nuoto. Ma poi le crisi delle amministrazioni di sinistra, e forse quello strappo violento tra Stato e comunità locale che ancora oggi fa fatica a rimarginarsi, ha trasformato il centro sportivo in una stamberga senza neanche più i vetri alla finestre né maniglie alle porte. Il primo a lanciare l'allarme, nell'ottobre del 2020, fu Don Maurizio Patriciello con un video girato propio all'interno dell'ex piscina: "Ridateci il nostro fiore all’occhiello, ora non solo non abbiamo i nostri campi sportivi ma al loro posto abbiamo una nuova grande discarica, l’ennesima da queste parti".
Un appello a cui fanno da eco le recenti dichiarazioni del vescovo di Aversa, Angelo Spinillo: "È di fronte a questo degrado che ci si sente più soli, come persone e come comunità". Non ultime, le parole dei genitori delle due cuginette abusate: "Aiutateci ad andare via, - dicono in un messaggio veicolato dall'avvocato Angelo Pisani -per dare un futuro ai nostri figli".
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