Finalmente. Il Natale della “riconciliazione” è arrivato. La cicatrice rimarrà, ma ora la si può osservare senza più distogliere lo sguardo per l’orrore che quella ferita, dal 1993 ad aggi, ha provocato negli occhi e nell’anima di tutti. Il dramma di Elisa Claps, 16 anni, e della sua famiglia è stato l’incubo dell’intera comunità lucana, per 30 anni attonita testimone di una tragedia divenuta emblema di sofferenza condivisa. Centinaia di servizi giornalistici, tanti libri, ma principalmente le recenti docu-serie Rai e Sky hanno sublimato il “caso Claps” in un paradigma mediatico di malagiustizia, depistaggi e rapporti oscuri tra i vari protagonisti di una storia dai contorni deformati e deformanti. Uomini della giustizia (non sempre con “G” maiuscola) e uomini della chiesa (non sempre con “C” maiuscola) si sono mossi lasciando mille dubbi nell’opinione pubblica.
Danilo Restivo da anni è in carcere in Inghilterra per l’omicidio di una donna: una morte che si sarebbe potuta evitare se l’allora “amico” di Elisa fosse stato arrestato all’indomani della scomparsa della studentessa potentina (gli indizi di colpevolezza c’erano tutti, ma non furono valutati adeguatamente). Dopo 17 anni di ricerche, il corpo di Elisa fu trovato casualmente nel sottotetto della chiesa della Santissima Trinità, proprio il luogo dove avvenne l’ultimo incontro tra la vittima e il suo carnefice. Da allora processi e contro processi, nei tribunali e non solo. Fino alla condanna in contumacia di Restivo, nel frattempo fuggito in Inghilterra e “libero” di fare altro male prima che la polizia britannica lo individuasse e nel 2011 la Crown Court gli comminasse la pena dell’ergastolo per il delitto di Heather Barnett, ammazzata a coltellate nel 2002 in un villaggio del Dorset.
Intanto a Potenza - dopo la chiusura della chiesa dove Elisa la mattina del 12 settembre ‘93 entrò senza mai più uscirne viva - una ridda di incomprensioni tra la famiglia Claps e il vecchio vescovo i cui atteggiamenti di indifferenza aggiunsero sale su piaghe rimaste aperte. L’anno scorso la riapertura “forzata” della Santissima Trinità con i fedeli insultati perché “rei” di ritornare tra i banchi di quella chiesa “maledetta”: brutta pagina in cui ebbe un ruolo attivo Libera, l’associazione da sempre vicina ai Claps. Ma aver intravisto nella riapertura di un tempio di Cristo una specie di referendum pro o contro Elisa fu un grave errore nel contesto di un’odissea sciagurata che ha trovato solo quest’anno il prodromo per - si spera - un definitivo epilogo pacificatore. Giusto merito va dato al sindaco e al Consiglio comunale di Potenza che con voto unanime hanno detto “sì” a una piazzetta dedicata a Elisa proprio davanti alla chiesa “incriminata”; fondamentale anche l’apertura mostrata dal nuovo vescovo che, per la prima volta, ha pregato e portato fiori sulla tomba di Elisa nel cimitero del capoluogo lucano. Gesti “riparatori” (se pur tardivi) apprezzati dalla famiglia Claps che ora torna a guardare la Trinità con occhi diversi: se non di perdono, almeno di speranza.
E nel giorno della Natività rinasce e si rinnova anche l’amore nel ricordo di Elisa. Per la prima volta nella messa di mezzanotte del 25 dicembre si potrà pregare insieme, senza più rancori e divisioni. Scambiarsi un segno di pace sarà bellissimo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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