Un testimone chiave dopo 27 anni. Svolta nell'omicidio di Nada Cella

Le dichiarazioni del nuovo testimone potrebbero indurre la procura a chiedere la riapertura del caso. L'unica indagata è Annalucia Cecere che si è sempre professata innocente

Un testimone chiave dopo 27 anni. Svolta nell'omicidio di Nada Cella

C'è una svolta nell'omicidio di Nada Cella, la 24enne di Chiavari uccisa nell'ufficio dove lavorava come segretaria la mattina del 6 maggio 1996. Dopo 27 anni, spunta un nuovo testimone: sostiene di aver visto Annalucia Cecere, ex insegnante di 55 anni, sul luogo e nell'ora del delitto. Se la testimonianza dovesse essere ritenuta attendibile, la procura di Genova potrebbe decidere di avviare un nuovo processo a carico della donna che, ad oggi, risulta l'unica persona iscritta nel registro degli indagati con l'ipotesi di reato per omicidio volontario.

La svolta 27 dopo anni

Annalucia Cecere era stata attenzionata dagli inquirenti subito dopo il delitto, ma poi la sua posizione venne archiviata nel giro di due settimane. Il nome dell'indagata, che all'epoca dei fatti aveva 28 anni, ha fatto nuovamente capolino nelle carte dell'inchiesta quando, nella primavera del 2021, la criminologa Antonella Pesce Delfino, rileggendo il fascicolo relativo al cold case, ha individuato nuovi spunti investigativi. Sicché le attenzioni della procura si sono concentrate, ancora una volta, sull'ex insegnante che, ad oggi, vive a Boves (Cuneo). Nella fattispecie, sarebbero state trovate alcune tracce di sangue sul motorino con cui l'ex insegnante era solita sportarsi in quel periodo e che la stessa ha poi conservato nel box della sua abitazione per questi lunghi anni. I reperti sono stati acquisiti dagli investigatori, con anche altri elementi (capelli privi di bulbo, tracce biologiche sulla camicetta e pantaloni della vittima oltre al sangue in alcuni punti dello studio e dell'ascensore del condominio) individuati sulla scena del crimine e affidati al genetista Emiliano Giardina. Gli accertamenti genetici condotti sinora hanno prodotto esito negativo. Il Dna estratto - riferiscono fonti investigative all'Ansa - è femminile ma non abbastanza sufficiente per essere attribuito a qualcuno. Ma sulla scorta della nuova testimonianza, la procura potrebbe decidere di rinviare a giudizio la 55enne. Stando a quanto riporta Repubblica.it, il super testimone ha detto di averla vista sul luogo e nell'ora del delitto.

L'omicidio di Nada Cella

Nada Cella fu uccisa il 6 maggio del 1996 mentre si trovava nell'ufficio del commercialista Marco Soracco, in via Marsala 14 a Chiavari, presso cui lavorava come segretaria. A trovare il corpo della giovane fu proprio il datore di lavoro che allertò il 118. Soccorsa, la 24enne fu dapprima trasportata all'ospedale di Lavagna e poi a quello di Genova, dove morì nel giro di qualche ora. L'autopsia rivelò che l'assassino l'avesse colpita svariate volte, al corpo e alla testa, con un oggetto contudente. Le prime indagini non portarono a nulla di fatto. Il caso fu riaperto nel 2010 e archiviato nel giro di qualche mese. La vera svolta c'è stata nel 2021, grazie all'intuizione della criminologa Antonella Pesce Delfino che ha ripreso in mano le carte dell'inchiesta. La procura di Genova ha passato al vaglio una serie di possibili testimonianze (registrazioni audio) che, al tempo dei fatti, furono trascurate o sottovalutate. L'attenzione degli inquirenti si sono concentrate su Annalucia Cecere, unica indagata per l'omicidio.

In passato, la donna era già stata attenzionata per via di un bottone rinvenuto sotto il corpo di Nada e che pare appartenesse a una giacca in uso al suo fidanzato dell'epoca. Ma poi la sua posizione era stata rapidamente archiviata. Cecere si è sempre professata estranea ai fatti.

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