Pescara, il padre del supertestimone. "Non mi assolvo come padre". Il fratello del killer: "Paghi"

Il genitore di uno dei minorenni indagati, colonnello dei carabinieri, e il fratello di un altro sospettato hanno esternato tutto il loro dolore chiedendo scusa alla famiglia della vittima

Pescara, il padre del supertestimone. "Non mi assolvo come padre". Il fratello del killer: "Paghi"
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Nel giro di poche ore è cambiata la vita di diverse famiglie, intrecciate tra loro da un evento drammatico: l'omicidio di un 16enne da parte di alcuni suoi coetanei. Dopo il delitto di Pescara in città c'è solo dolore e sgomento che non è solo dei cittadini comuni, ma soprattutto dei familiari dei ragazzi coinvolti in un atto così brutale e crudele. I genitori del giovane assassinato non si danno pace per quello che è successo, mentre i parenti dei minorenni sospettati di aver ucciso il 16enne Thomas Christopher Luciani vivono il momento con uno struggente senso di colpa. Ad avere la forza di esporsi pubblicamente è stato il padre di uno dei ragazzi che ha deciso di collaborare con le forze dell'ordine raccontando ciò che è accaduto la notte del'omicidio.

Il dolore del genitore carabiniere

Da colonnello dei carabinieri e genitore responsabile ha convinto il figlio a rendersi disponibile nei confronti degli inquirenti per chiarire alcuni aspetti della vicenda. Raggiunto dal Corriere della Sera non ha nascosto tutta la sua delusione. "Non mi assolvo come padre - ha detto - mio figlio dovrà ricordare il ragazzo che ha visto morire". Parole dure, di condanna nei confronti di un ragazzino la cui vita è cambiata per sempre. Il fatto che abbia aiutato gli investigatori nella ricostruzione dell'accaduto gli garantirà sicuramente dei vantaggi, ma la sua posizione, come quella degli altri minorenni, è al vaglio dei giudici. Il padre, però, continua a interrogarsi sul suo operato. "Gli chiedevo dove andasse e cosa facesse - ha continuato - mi diceva 'esco con il figlio di un tuo collega'. Cosa avrei dovuto fare?".

Lo sfogo

Il militare non riesce ancora a credere che il figlio possa essere coinvolto nell'omicidio del coetaneo, ma non cerca alibi. "Vorrei che vivesse migliorando la sua vita da ora in avanti - ha sottolineato - adesso sarà costretto a essere consegnato, come diciamo noi. Desidero che tenga presente nel tempo cosa è accaduto, che abbia vivo il ricordo del ragazzo che ha visto morire e che ne sia all’altezza". Poi ha rivelato alla cronista del Corriere che per lui il ruolo dell'informazione è molto importante. "Posso solo sperare che chi fa quel lavoro, chi informa - ha aggiunto quasi come una preghiera - sappia trovare la delicatezza che occorre per testimoniare una storia tanto triste".

Chiediamo scusa alla famiglia della vittima

Ha 18 anni, invece, il fratello di un'altro dei 16enni indagati. Al Tg1, in esclusiva, ha rilasciato un'intervista accorata. "Ho pianto per quel ragazzo - ha commentato - a me e alla mia famiglia dispiace innanzitutto per lui, perché non c'è più. Da domenica sto vivendo l'inferno. Mio fratello è accusato di questo massacro e se ha sbagliato dovrà pagare". Anche lui, come il colonnello dei carabinieri, parla di giustizia e di rispetto per la persona rivolgendosi ai parenti della vittima. "Vogliamo chiedere scusa alla famiglia - ha dichiarato - gli staremo vicini. Ora devo fare i conti con la ferocia e l'indifferenza di cui parlano le indagini. Non chiediamo sconti, crediamo nella giustizia". Infine un pensiero per il fratello.

"Gli vorrò sempre bene - ha concluso - però paghi il giusto per quello che ha fatto. Se dovesse esser provata la sua responsabilità, ha bisogno di fare quegli anni negli istituti dove può essere aiutato".

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