È tragedia a Rimini dove un neonato è morto poche ore dopo essere venuto al mondo. A nulla è servita la corsa verso l’ospedale Infermi del capoluogo emiliano, dopo un travaglio in casa durato poco più di trenta ore. La piccola salma è stata restituita ai genitori pochi giorni fa dopo il nullaosta della Procura.
Adesso i genitori del piccolo Alessandro chiedono giustizia, puntando il dito contro le due ostetriche che hanno assistito il parto, accusate di aver agito con troppa leggerezza. Le due donne sono state accusate dagli avvocati dei genitori di violenza ostetrica. “Vanno sospese”, così si legge nella denuncia per omicidio colposo, lesioni colpose e falso ideologico in atto pubblico presentata qualche giorno fa dall’avvocato Piero Venturi, avvocato del foro di Rimini e dei genitori del piccolo Alessandro.
La ricostruzione
I fatti risalgono allo scorso novembre, quando i due futuri genitori - lui di quarant’anni, lei di trentaquattro - hanno deciso di far nascere il proprio bambino fra le mura di casa, senza recarsi in ospedale. Si erano affidati alle cure di due ostetriche private, una quarantacinquenne di Faenza e una ventisettenne proveniente dalla provincia di Rimini. Le prime ore di travaglio andarono molto bene, senza riscontrare nessuna anomalia. La gravidanza venne certificata come nella norma, - così come le condizioni della puerpera e del neonato - anche se il piccolo Alessandro pesava oltre quattro chili e mezzo.
Una delle due ostetriche, però, è arrivata dopo due ore di ritardo a casa della famiglia. La donna è stata convinta dalle due ostetriche - nonostante le continue richieste del marito, preoccupato dalla situazione, di recarsi in ospedale - a rimanere a casa. Soltanto molte ore dopo, quando la situazione ormai era critica, la puerpera è stata portata in ospedale in macchina, andando contro al protocollo che prevede il trasporto in ambulanza. A quel punto, però, era troppo tardi e il piccolo Alessandro non ce l’ha fatta.
Il piccolo è morto soffocato
Secondo i genitori, la morte del neonato è interamente dovuta alla procrastinazione delle due ostetriche, che non hanno acconsentito subito al ricovero in ospedale. La principale causa della morte del bimbo - rimasto per ore incastrato nel condotto uterino della madre - è riconducibile al soffocamento.
“Ci si deve domandare se un arrivo in ospedale più tempestivo avrebbe portato a un esito diverso” - queste le parole l’avvocato Venturi riportate da Fanpage.it - “importanti discrasie tra la cartella ostetrica in cui erano state iscritte tutte le operazioni compiute nel corso del travaglio e quella compilata sul momento in ospedale”. Le due ostetriche hanno già fornito una versione totalmente diversa da quella dei due genitori, sostenendo che al momento del travaglio non ci fosse niente che potesse far ipotizzare una situazione critica.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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