Uccise e fece a pezzi Carol Maltesi. I giudici: sì al reinserimento sociale del killer

Davide Fontana, condannato a 30 anni per l'omicidio di Carol Maltesi, potrà accedere al programma di giustizia riparativa previsto dalla Riforma Cartabia. Il papà della vittima: "Sono sconvolto"

Uccise e fece a pezzi Carol Maltesi. I giudici: sì al reinserimento sociale del killer
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Uccise, fece a pezzi e congelò i resti di Carol Maltesi per poi disfarsene in un dirupo tra le montagne di Bormio. Ma ora Davide Fontana, condannato in primo grado a 30 anni di reclusione per il truce omicidio, potrà accedere al "programma di giustizia riparativa" introdotto con la Riforma Cartabia. I giudici della Corte d'Assise di Busto Arsizio hanno accolto la richiesta del "bancario killer" - com'è stato ribattezzato dalla stampa - che, nei giorni scorsi, aveva dichiarato in aula davanti ai magistrati varesini di "provare un gran bisogno di riparare alla mia condotta". Si tratta del primo caso in Italia dopo che, la settimana scorsa, era stata respinta a Bolzano la stessa richiesta formula da Benno Neumair, il 31enne che a gennaio del 2021 uccise i genitori gettando i cadaveri nel fiume Isarco. Dura la reazione di Fabio Maltesi, il papà della vittima: "Sono allibito", ha commentato la notizia al Corriere della Sera.

Cos'è il "programma di giustizia riparativa"

Il programma di giustizia riparativa è stato introdotto con la Riforma Cartabia. A scanso di interpretazioni equivoche, occorre precisare che l'ammissione di questo istituto non incide sulla vicenda penale dell'imputato (l'entita della condanna resta immutata, per intenderci) ma è finalizzata a un percorso di recupero del legame spezzato tra condannato e società. La legge (D.Lgs. n. 150/2022) definisce giustizia riparativa "ogni programma che consente alla vittima del reato, alla persona indicata come autore dell’offesa e ad altri soggetti appartenenti alla comunità di partecipare liberamente, in modo consensuale, attivo e volontario, alla risoluzione delle questioni derivanti dal reato, con l’aiuto di un terzo imparziale, adeguatamente formato, denominato mediatore". L’obiettivo è, dunque, quello di ottenere un esito riparativo, che consiste "nella ricostruzione del legame spezzato tra vittima, reo e comunità". L’esito riparatorio può essere simbolico e "quindi consistente in dichiarazioni, scuse formali, impegni comportamentali anche pubblici o rivolti alla società, accordi relativi alla frequentazione di persone o luoghi, oppure materiale, come il risarcimento del danno, le restituzioni, l’adoperarsi per elidere o attenuare le conseguenze dannose o pericolose del reato o evitare che lo stesso sia portato a conseguenze ulteriori".

Perché i giudici hanno dato il via libera per Fontana

Fermo restando che, al di là della gravità del reato commesso, di fatto ogni imputato può richiedere l'accesso al programma di giustizia riparativa, nel caso specifico di Fontana la Corte d'Assise di Busto Arsizio, presieduta dal giudice Giuseppe Fazio, spiega che il killer di Carol Maltesi "ha manifestato sin dalla fase delle indagini preliminari la seria, spontanea ed effettiva volontà di riparare alle consegue del reato, - si legge nelle motivazioni - tanto da aver chiesto scusa ai familiari della vittima fin dalla prima udienza dibattimentale". Inoltre "lo svolgimento di un programma di giustizia riparativa da parte del Fontana non comporta alcun pericolo concreto per l’accertamento dei fatti, già giudicati in primo grado, come del resto riconosciuto da tutte le parti", ritenendo i giudici "che non sussista neppure un pericolo concreto per gli interessati, pur tenuto conto della presenza di un minore di circa sette anni (il bimbo di Carol, ndr)".

Il provvedimento sarà inoltrato al Centro per la Giustizia Riparativa e la Mediazione Penale del Comune di Milano perché verifichi la fattibilità del percorso "mandando agli operatori del centro la valutazione della fattibilità in concreto di un programma anche con vittima cosiddetta aspecifica, con prevedibile esclusione, in concreto, di un pericolo per le persone offese". In aula, oltre alle parti civili, anche il pm Alberto Lafiandra si era detto contrario alla giustizia riparativa per Fontana "ritenendo che il programma non possa essere ritenuto utile alla risoluzione delle questioni derivanti dal fatto per cui si procede, tenuto conto dell’attuale fase processuale".

La reazione dei familiari di Carol Maltesi: "Increduli"

La notizia di un eventuale e progressivo percorso di reinserimento sociale di Fontana, ha suscitato la reazione indignata dei familiari di Carol Maltesi. "Sono allibito e sconvolto", ha detto al Corriere Fabio Maltesi, il papà della vittima, nell'apprendere la notizia dall'avvocato di parte civile, Manuela Scalia.

Anche l'ex compagno della 26enne, dalla quale ha avuto un figlio che oggi ha 7 anni, ha espresso profondo disappunto per la decisione della Corte varesina ribadendo attraverso gli avvocati Veronica Villani e Annamaria Rago che "tra noi e l’imputato non ci sarà mai alcun incontro, impossibile perdonarlo dopo tale e tanta crudeltà". In aula, lo scorso venerdì, Fontana aveva chiesto ai giudici "di seguire programmi e percorsi, qualsiasi cosa sia possibile fare verso i parenti di Carol e anche verso altre associazioni".

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