Il 2020 non è stato un anno come tanti. Ormai lo sappiamo. La Chiesa cattolica, da istituzione intramontabile qual è, ha comunque affrontato la pandemia con categorie diverse rispetto al passato. Papa Francesco non ha rinunciato alla presenza pubblica all'interno di un quadro epidemiologico che quasi sconsiglia agli anziani di mettere il naso fuori dalle mura della propria casa, ma certo Bergoglio non ha ostacolato il cammino della scienza. Il connubio tra fede e ragione non è un'opera "bergogliana", però quanto accaduto in questi ultimi dodici mesi non era scontato. Francesco, ad esempio, avrebbe potuto sgomitare, per così dire, per garantire il regolare svolgimento delle funzioni religiose. E invece così, almeno in parte, non è andata.
L'aria che tira in Vaticano, quando il nuovo coronavirus compare nel mondo, si capisce sin da subito: appena il governo del Belpaese dispone le prime misure, in Santa Sede si adeguano. Può sembrare scontato ma non lo è. Certo, il 2020 resterà impresso nella memoria dei fedeli, con la passeggiata a piedi di Jorge Mario Bergoglio nel centro di Roma, la preghiera al crocifisso di San Marcello del Corso e con la preghiera per la fine della pandemia. La Chiesa cattolica, con le altre pandemie della storia, non si è tuttavia limitata a questo.
Si pensi, a titolo esemplificativo, alle processioni penitenziali o all'edificazione di santuari in tempi di pandemia. Per i tradizionalisti, trattasi di resa dinanzi allo scientismo. Se non altro perché le istituzioni ecclesiastiche hanno rinunciato a fare da controcanto ai dettami dei governi che predicano e praticano la "linea dura". E la "Chiesa in uscita" (o "Chiesa di prossimità") dell'ex arcivescovo di Buenos Aires si è ritirata all'interno delle mura leonine.
L'ultimo episodio da annoverare è quello della Messa di Natale: l'esecutivo ha iniziato a ragionare sul fatto che non fosse un problema "far nascere" Gesù Cristo un paio d'ore prima del solito, anticipando la funzione religiosa per via del coprifuoco. Bene, dal Vaticano hanno in sostanza consegnato la ragione al governo, optando per una Messa natalizia che è iniziata alle 19.30. Il 2020 è stato anche altro. Durante questo periodo, Bergoglio avrebbe dovuto consolidare le fondamenta programmatiche del suo pontificato, con la conferenza di Assisi, ossia "The Economy of Francis", dove Francesco avrebbe contratto un patto con i giovani per l'economia del futuro.
Poi i viaggi, che sono centrali per la pastorale e per la comunicazione del Santo Padre, che sono inevitabilmente saltati. Bergoglio guarda con interesse alla Cina, dove sarebbe il primo pontefice peraltro riconosciuto in maniera legittima a toccare il suolo, ma anche all'Iraq ed alla "sua" Argentina. Il 2021 dovrebbe e potrebbe essere l'anno del ripristino della normalità per il vescovo di Roma, che è un grande sostenitore del multilateralismo diplomatico e che, dopo la vittoria di Joe Biden negli Stati Uniti, potrebbe aver trovato un alleato in più per favorire la costruzione del tipo di mondo che ha disegna da quando è sul soglio.
L'approccio alla pandemia
La quarantena sconvolge i piani di mezza umanità. Il 2020, nei piani di Francesco, è stato l'anno della costruzione del mondo che verrà, ma Bergoglio non può lasciare Santa Marta o quasi. Niente pastorale della "Chiesa in uscita", e dunque nessuna possibilità di comunicare come nei sette anni precedenti. Cambia quindi il paradigma stilistico del Papa, che da piazza San Pietro, con più di qualche gesto simbolico, indica comunque la strada. Il gesuita sottolinea alcune parole nelle sue prediche. Una di queste è "essenziale". Quello che gli esseri umani sono chiamati a riscoprire in tempi pandemici.
Bergoglio forse vorrebbe essere in Cina, per sigillare la bontà dell'accordo stipulato con la Repubblica popolare per la nomina dei vescovi o comunque in qualche parte del mondo, magari in una periferia "economico-esistenziale", ma non può. La pandemia lo confina in Vaticano, da dove prega. Come nel caso della preghiera nella piazza San Pietro deserta. Qualcosa di cui forse i contemporanei non possono avere una piena percezione, ma che passerà alla storia. Il messaggio del Papa inizia a tenere conto dell'eroismo degli italiani e non solo. C'è un pensiero per tutti, soprattutto per gli ultimi e per i malati. Lo stile rimane quello di sempre, ma i contenuti rincorrono il momento. Per un attimo sembrano scomparire alcuni tratti tipici: migranti ed ambientalismo su tutti. Non sappiamo ancora cos'ha in serbo il pontefice argentino per i fedeli di tutto il mondo. Presto quei temi torneranno d'attualità, grazie pure alla pastorale del gesuita sudamericano.
L'enciclica sulla fratellanza universale
Mentre i titoli di coda sulla pandemia sono lungi dallo scorrere, il Papa, vertice di un'istituzione sempre uguale a se stessa, riflette sul mondo che verrà. La tipologia di giustizia che Francesco ha in mente non può che essere quella divina, ma il Santo Padre abita un contesto che ha necessità di essere rimodellato sulla base dei cambiamenti dettati dai colpi inflitti dal nuovo coronavirus. Che società per l'avvenire dell'intera umanità? Nel corso dei mesi precedenti alla pubblicazione, le voci si rincorrono, e in molti si domandano l'oggetto della prossima enciclica di Francesco. Una parte della Chiesa confida che la pandemia contribuisca alla riemersione delle questioni care ai conservatori. Non sembra il tempo adatto per ulteriori stravolgimenti dottrinali. Il vescovo di Roma, che nel frattempo punta a riorganizzare la Curia romana mediante la riforma della Costituzione apostolica, che tuttavia tarda ad arrivare, stupisce tutti.
Sembra un sussidiario per il mondo che verrà, ma "Fratelli Tutti" è la terza enciclica di Bergoglio. Il Papa, nel suo terzo lavoro magisteriale, strizza ancora l'occhio ad un sistema privo delle distorsioni che deriverebbero dall'esasperazione del capitalismo e della globalizzazione. Per i tradizionalisti la visione economica di Francesco è utopistica. Il Papa alimenta qualche critica quando scrive che Fratelli Tutti è stata ispirata pure dall'imam di al-Azhar, ma quella del resto è la figura religiosa musulmana che l'ex superiore provinciale della Compagnia di Gesù ha scelto per sottoscrivere la dichiarazione di Abu Dhabi. A questo punto dell'anno è chiaro a tutti: il nuovo coronavirus non ha modificato la visione del mondo di papa Francesco, che insiste sull'ecologia, sui migranti e sul valore secondario della proprietà. La querelle sulla proprietà divide: per la destra ecclesiastica il Papa ha interpretato in maniera eccessivamente estensiva la dottrina sociale sul punto. Siamo - come spesso capita durante questo pontificato - alla dialettica tra la "maggioranza" progressista e l'opposizione "conservatrice". Solo che lo scontro proseguirà su altri binari: quelli bioetici.
Gli strappi ed i terremoti curiali
Francesco strapperà su un aspetto delicato, ossia sulle "unioni civili". Bergoglio si dice favorevole in un documentario che viene mandato in onda al Festival del Cinema di Roma. A primo acchito non tutti credono che sia vero, cioè che il Papa abbia davvero espresso il suo favore, ma le immagini, e i festeggiamenti tra pontefice argentino e regista del giorno dopo, confermano la bontà delle prime ricostruzioni. La Chiesa è di nuovo spaccata a metà. Per la cosiddetta destra ecclesiastica quella presa di posizione è semplicemente inaccettabile. Se non altro perché il Catechismo dispone altro. Jorge Mario Bergoglio ha di nuovo fatto la storia. Le forze politiche di sinistra applaudono. Quelle di destra tendono a tacere. Il Papa, sino a quel momento, non era apparso elastico sulla bioetica, ma racconta di aver combattuto affinché nella sua Argentina venisse approvata una legge per la "convivencia civil", che nel nostro sistema giuridico non si può che tradurre con unione civile.
Nel frattempo in Vaticano scoppia il cosiddetto "caso Becciu". La questione è complessa. Il Papa, in precedenza, ha dichiarato di essere contento per via dello scoperchiamento della pentola dall'interno, ma in quel caso valeva per la storia del "palazzo di Londra" e per la gestione di alcuni fondi da parte della segreteria di Stato. Poi, nel tempo, l'indagine prosegue, e Bergoglio prende una decisione che farà piuttosto rumore: Becciu non viene scardinalato ma perde alcune facoltà da porporato. Il cardinale sardo si difende anche mediante conferenze stampa. Becciu continua a dirsi innocente. La vicenda, mentre scriviamo, è tuttora in corso. Quello che è noto è questo: Bergoglio sta, sulla scia di Joseph Ratzinger, cercando una rivoluzione piena in materia di trasparenza tra le sacre stanze. Intanto in Vaticano è tornato proprio l'uomo che Bergoglio aveva scelto in prima battuta per i conti: l'ex prefetto della segreteria per l'Economia, il cardinale australiano George Pell, che è stato assolto nel processo in cui era stato accusato per abusi su minori che dunque non sono mai avvenuti. Ora Pell è tornato a Roma, ma il Papa non gli offre incarichi. C'è un altro porporato - questa volta ex - che fa discutere in piazza San Pietro e dintorni: il Vaticano pubblica finalmente il dossier su Theodore McCarrick, l'ex porporato scardinalato da Bergoglio per gli abusi ai danni dei seminaristi. Le tesi di monsignor Carlo Maria Viganò, che aveva chiesto le dimissioni di Francesco e che tuttavia replica, vengono smentite. In Vaticano, insomma, è spesso bufera pure nel 2020.
La sintesi dell'esperto
Fare una fotografia dell'anno di Francesco non è un'operazione banale. Gli osservatori sperano nel 2021. Un po' per le libertà personali di ognuno - ovviamente - , ma pure perché il prossimo potrebbe essere il periodo in cui la rivoluzione di Bergoglio si compie a tutti gli effetti. Le basi sono state gettate. Ora si tratta di stare a guardare. Un occhio non può che andare in direzione del Sinodo biennale della Conferenza episcopale tedesca: la fine del 2021 potrebbe essere condita da botti d'artificio dottrinali oppure no. Il 2021 dovrebbe essere anche l'anno in cui le visite apostoliche di Bergoglio torneranno più o meno alla normalità.
E il 2020? Intanto la Chiesa si è appoggiata alla scienza, abbiamo premesso parlandone al religioso, e presto don, Rosario Vitale, che deve pure a Joseph Ratzinger la sua vita in seminario, ma che guarda a Francesco con la filiazione tipica di un fedele che crede nella continuità tra l'emerito ed il regnante. Però il 2020 è stato anche un anno di scandali, no? " Più che di scandali - replica Vitale, che nel frattempo ha dato vita assieme ad altri all'iniziativa editoriale Vox Canonia - , ritengo sia necessario guardare sempre il bicchiere mezzo pieno, credo sia stato un anno pieno di opportunità belle per fare meglio.
Certamente - aggiunge - molte dinamiche andavano riviste e affrontate nel giusto modo, ma nel complesso ritengo che quest’anno sia stato molto positivo proprio per come queste dinamiche siano state affrontate, senza nascondere la mano, senza ipocrisie ma guardando le difficoltà negli occhi e dandogli un nome. Solo così è possibile trovare soluzioni, non certamente rifiutandosi di accettare la verità". Il Vaticano - come avevamo percepito - sta battagliando per la trasparenza, e il giudizio è tutto sommato positivo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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