I vaccini ci sono e ci saranno (ieri è uscito anche il piano di Figliuolo), siamo pronti a triplicare le vaccinazioni nelle prossime settimane: così Mario Draghi, nella sua seconda uscita pubblica, dall'Hub di vaccinazione a Fiumicino. Molto bene, rassicurante. Noi che vogliamo vaccinarci il prima possibile, noi che sogniamo il vaccino anti-Covid, siamo rassicurati. Ma il presidente del Consiglio insiste: «Dovete, con pazienza, attendere il vostro turno, senza scavalcare nessuno». Benissimo, anche bello, come l'immagine del Presidente Mattarella. Già, ma il nostro turno qual è? Quando sarà? Neppure Draghi può dircelo. Dipende da quando siamo nati, da quanto siamo fragili, questi concetti li ha ripetuti, con decisione. Però, dipende anche da dove viviamo e dalla nostra attività, perché queste scelte le decidono autonomamente le Asl regionali e neppure Draghi saprebbe ricostruire la mappa reale dei vaccini: la Puglia vaccina il doppio di insegnanti, che ottantenni; Sicilia, Calabria e Lombardia vaccinano le Forze dell'Ordine; in Toscana vaccinano gli avvocati e così via, in ordine sparso. Ora basta, sembra suggerire Draghi, adesso che arriveranno più vaccini speriamo di arrivare a 500mila vaccinazioni al giorno e si deve riprendere il percorso dai più anziani e dai più fragili. Però oggi in Italia su un 10 per cento di popolazione che ha ricevuto almeno una dose del vaccino anti-Covid, il 44 per cento lavora nella scuola, il 37 per cento nelle Forze Armate o in Polizia e solo il 39 per cento sono ottantenni. Ad esaminare le cifre, regione per regione, appare chiaro che sono stati usati criteri diversi. Anche arbitrari, se entriamo nel merito delle vaccinazioni per categoria, perché il «comparto sanitario in prima linea» è diventato, in pratica, tutti quelli che hanno un titolo sanitario, anche impiegati amministrativi, che non hanno mai visto da lontano un malato. E gli insegnanti sembrano privilegiatissimi, con scuole e università chiuse. Si può rovesciare il punto di vista e ricordare ai giornalisti, che si autoproclamano indispensabili per l'informazione, che i cameraman e i fotocineoperatori lo sono di più. E ancora di più lo sono state, nell'ultimo anno, le cassiere dei supermercati, a cui ci siamo rivolti per mangiare tutti, sani e asintomatici.
Inutile continuare, per andare a sbattere inevitabilmente contro il concetto di diritto all'italiana: ovvero quelli miei sono intoccabili, quelli degli altri sempre discutibili. Mettiamo un punto e andiamo avanti con fiducia, sulla strada indicata dal Presidente, silenziando però quell'applauso lungo un mese che ha accompagnato il nuovo governo. Con serietà e sobrietà, prendiamo atto che tutto dipende dall'arrivo reale dei vaccini e dalla loro frequenza di somministrazione, ma approfittiamo di un momento di attenzione, nella stanchezza condivisa di un anno terribile, per ribadire alcuni punti fermi nella confusione generata anche dalla politica. Il primo riguarda la propaganda ostile che dipinge il governo Draghi analogo al governo Conte, la sua prosecuzione: c'è chi dice e scrive che anche oggi ci rinchiudono in casa e i vaccini ritardano, ovvero tutto uguale. Si tratta di una bugia, facile da dimostrare. È bastata un'iniziativa forte, sui vaccini e sull'economia, per cambiare in modo decisivo il nostro rapporto con l'Europa: la voce di Draghi si è fatta sentire, rassicurante nella vicenda complicata legata ad AstraZeneca e ha pesato anche nei rapporti con Biden. Siamo molto lontani dal nulla di Conte, anche per quanto riguarda la reazione di un Paese sfinito alla nuove chiusure annunciate. Sul piano politico interno, è indispensabile valutare i cambiamenti che il nuovo governo ha impresso su due partiti della precedente maggioranza: nel Pd, il passaggio su Letta è un segnale positivo per il Governo, non un problema - come alcuni suggeriscono - dopo mesi di indecisioni e di pasticci della segreteria Zingaretti-Bettini; nei 5 Stelle, descritti come un caos, la liquidazione di Casaleggio, il «lato oscuro della forza», è certamente un cambiamento utile per le istituzioni italiane. Draghi uguale a Conte? Non scherziamo, probabilmente anche il recupero di Conte come soggetto politico più attivo, meno imboscato dietro ai grillini, potrebbe diventare un fatto positivo. Soprattutto, visti i commenti e la condivisione del Presidente Berlusconi e di Matteo Salvini si può davvero immaginare che sarà un governo di unità nazionale a portarci fuori dal tunnel. Ultimo segnale, non molto evidenziato, ma importantissimo: nella parte del Recovery plan dedicata alla transizione ecologica, in particolare quella dedicata allo sviluppo digitale, la rete unica e il 5G, è chiarissimo il cambio di una prospettiva internazionale.
L'Italia di Draghi chiude ai sogni pericolosi e velleitari del governo precedente in direzione della Cina e dirige l'infrastruttura italiana, in collaborazione con Francia e Germania, verso gli Usa. Cioè i Paesi con i quali dovrà comunicare la nostra Pubblica amministrazione. Biden apprezzerà e ciò faciliterà anche l'arrivo dei vaccini.
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