Addio a Francesco Alberoni: aveva 93 anni

È morto oggi a Milano il sociologo di fama mondiale Francesco Alberoni, a lungo collaboratore de Il Giornale. Era ricoverato al Policninico da alcuni giorni

Addio a Francesco Alberoni: aveva 93 anni

Sociologo, scrittore e giornalista. Francesco Alberoni, collaboratore de Il Giornale dal 28 novembre 2011, è morto oggi all’età di 93 anni. Alberoni si è spento al Policlinico dove era ricoverato da alcuni giorni per una complicazione sopraggiunta durante una terapia alla quale era sottoposto per problemi renali.

L'infanzia e gli studi di sociologia e psicologia

Alberoni, nato a Borgonovo Val Tidone, in provincia di Piacenza, il 31 dicembre 1929, in pieno Ventennio fascista, non partecipa direttamente alla Seconda Guerra Mondiale che termina quando lui ha appena compiuto 15 anni. Amante dello studio, si dedica alla filosofia e alla psicologia, mentre per la politica nutre una grande repulsione. “Avevo saputo dell'orrore dei campi di sterminio nazisti. Inoltre, grazie ad un mio amico il cui padre era un comunista molto addentro dei segreti del partito, sapevo tutto sullo sterminio dei contadini, gli orrori della GPU (polizia segreta sovietica ndr), le purghe staliniane, l'assassinio di Trotsky, il massacro degli anarchici spagnoli”, si legge sul suo sito internet. Frequenta il liceo scientifico e questo gli impedisce di iscriversi a filosofia. Decide, perciò, di studiare Medicina a Pavia con l’obiettivo di fare psichiatria. “A vent'anni avevo letto tutto Freud, Abraham, Melanie Klein e, a ventun anni, ho tenuto all'Università di Pavia la prima conferenza sulla psicoanalisi davanti a professori e studenti”, racconta sempre nel suo sito ufficiale. Diventa allievo di Sir Ronald Fisher, creatore della statistica stocastica, ma il suo interesse si rivolge sempre verso la psicologia, materia che inizia a insegnare nel 1960 alla Cattolica di Milano, fondata da padre Agostino Gemelli.

Sempre in questa università diventa professore ordinario di sociologia nel 1964 quando pubblica il saggio Consumi e società dove sostiene che non si possono conoscere le motivazioni delle persone senza studiare ciò che consumano. Negli anni successivi, in qualità di consulente marketing, aiuterà nello sviluppo dei loro prodotti grandi imprenditori come, Piero Bassetti, Giuseppe Stefanel, Nicola Trussardi e Pietro Barilla di cui ha scritto la biografia. Ha collaborato con Diego Della Valle al progetto delle scarpe Tod’s.

La teoria sui movimenti collettivi

Alberoni, a metà anni ’60, in piena contestazione, inizia gli studi sui movimenti collettivi. Secondo il sociologo piacentino esiste un’ambivalenza verso i propri valori prodotta dall’evoluzione tecnologica e tale ambivalenza produce una disgregazione culturale. Gli individui si fanno sedurre dai nuovi beni di consumo, tradiscono le loro tradizioni e si crea un disordine che termina allo scoppio di“un movimento collettivo che prima espelle poi integra i nuovi modelli in un nuovo ordine sociale”. Partendo da queste premesse affronta il tema del ‘capo carismatico’ allo stato nascente di Max Weber e spiega:“Lo stato nascente è l'inizio del movimento, uno stato emozionale e mentale particolarissimo, esso crea una nuova storia, promette il rinnovamento del mondo. Poi lo stato nascente diventa movimento e questo istituzione. L'istituzione sorta per realizzare il sogno di fratellanza universale dello stato nascente però se ne allontana sempre più finché, oltre un certo livello di sclerosi, deve essere rivitalizzata da un nuovo movimento”. Nel 1968, intuisce che le proprietà dello stato nascente esistono anche nella fase dell'innamoramento, come descrive nel libro Statu Nascenti. Il saggio principale in cui Alberoni espone la teoria dei movimenti collettivi è Movimento e Istituzione del ‘77 (aggiornato nel 1981), riscritto e ripubblicato nel 1989 con il titolo Genesi. Le ultime due opere su questo tema sono: Leader e masse del 2005 e Movimento e Istituzione. Come nascono i partiti, le chiese, le nazioni e le civiltà del 2014.

L'esperienza come rettore dell'Università di Trento

Nel 1968, in piena contestazione, diventa rettore dell’Università di Trento. A tal riguardo scrive: “Il movimento studentesco, nel 1967, aveva compiuto un’occupazione durata sei mesi, e aveva costretto quasi tutti i docenti a dare le dimissioni. Io sono stato chiamato proprio per ricostruire l’università dalle macerie del processo rivoluzionario. Ero affascinato dal compito non perché mi lusingasse il ruolo di rettore, ma perché mi interessavano i movimenti”. E aggiunge: “A Trento ho avuto anche la conferma che c’è un’affinità profonda fra innamoramento e movimento. Nell’innamoramento due persone si piacciono prima di conoscersi, e tendono a mettere in comune le loro risorse e le loro esperienze. Avviene lo stesso nel movimento”. Nel 1970 si dimette perché teme gli scontri tra studenti e polizia ma soprattutto perché è disgustato dalle nuove matricole che “hanno la testa piena di confuse idee marxiste-rivoluzionarie. Parlano di movimento, ma non sono un movimento” bensì “un branco, un aggregato, senza leadership, senza progetto”.

Gli studi sull'innamoramento e gli anni dedicati allo Iulm

Nel 1979 pubblica il libro Innamoramento e amore in cui approfondisce la teoria secondo cui “l'innamoramento è lo stato nascente di un movimento collettivo formato da due sole persone”, usando il linguaggio della letteratura amorosa e non il gergo della sociologia. Nel 1984 scrive con la stessa tecnica L'Amicizia e, nel 1986 L'erotismo dove mette a confronto l'erotismo maschile e quello femminile. Entrambi i libri ottengono un successo straordinario, come i precedenti. Nel 1986 sua moglie Rosa Giannetta, ricercatrice all'Istituto Universitario di Lingue Moderne (IULM), lo coinvolge in una nuova avventura: l’edificazione di una nuova sede e la creazione del Corso di Laurea in Relazioni Pubbliche. Alberoni, sia come docente sia come rettore tra il 1997 e il 2001, contribuisce a dar vita all'Università di Scienze e Comunicazione IULM grazie alle nuove facoltà di Scienza della Comunicazione e dello Spettacolo e Lingue. Tra il 2003 e il 2005 è stato consigliere d’amministrazione della Rai e nel decennio 2002-2012 presidente del Centro sperimentale di cinematografia di Roma.

La collaborazione con il Giornale

Fino al 2011 ha scritto ogni lunedì sul Corriere della Sera, poi è passato al Giornale dove ha affrontato qualsiasi tema d’attualità che ha coinvolto il nostro Paese con la sua rubrica "L'articolo del lunedì". Il 15 febbraio 2015 la rubrica è stata anticipata alla domenica, diventando "L'articolo della domenica".

Sempre sul Giornale ha espresso molto lucidamente il suo punto di vista sui due vincitori delle Politiche 2018. Di Maio? “È il direttore generale” dei Cinquestelle e la sua leadership “è delegata e revocabile” da Grillo che “resta il dominus”, mentre Salvini “si è conquistato lo scettro, andando contro tutto e tutti, a partire dal padre fondatore Umberto Bossi”. Nella primavera del 2019 si candida alle elezioni europee con Fratelli d'Italia ma non viene eletto.

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