Aggressione in stazione, la mossa del legale: perizia psichiatrica su Hosni

Il 20enne arrestato per accoltellato due militari e un agente. "Ho rubato i coltelli al supermercato per difendermi da quelli più grossi di me che mi picchiavano". Ora la difesa chiede la perizia psichiatrica

Aggressione in stazione, la mossa del legale: perizia psichiatrica su Hosni

La reazione spropositata di un giovane arrabbiato e allo sbando, o il gesto deliberato di una persona che si stava radicalizzando e che ha colto la prima occasione per colpire. Sono queste le due ipotesi seguite dagli investigatori che indagano su Ismail Tommaso Hosni, il 20enne italo-tunisino che giovedì sera ha ferito a coltellate due militari, uno dei quali in modo serio, e un agente della Polfer che lo avevano fermato per un controllo di routine (guarda il video). Davanti al gip ha detto di ricordare poco di quanto successo: "Ho rubato quei due coltelli perché in stazione c’erano delle persone che volevano farmi del male, per difendermi".

Per il legale di Hosni, l'avvocato Giuseppina Regina, che lo ha incontrato venerdì pomeriggio nel carcere di San Vittore, Hosni è "un ragazzo in estrema difficoltà", con problemi legati al vissuto familiare. Per questo chiederà di sottoporlo a una perizia psichiatrica. Nell'interrogatorio in carcere davanti al gip, ha detto di essere sotto l'effetto della cocaina quando ha aggredito i due militare e l'agente in stazione Centrale. "Ricordo che ero in stazione ma non ricordo nulla dell’aggressione, quando mi sono svegliato avevo il sangue sulle mani - si è difeso - quel giorno avevo assunto cocaina". Nell'interrogatorio il gip non ha affrontato le accuse di terrorismo internazionale mosse dai pm Alberto Nobili e Alessandro Gibbis. "Di queste accuse - ha spiegato al Corriere della Sera l’avvocato Regina - non si è parlato perché non riguardavano il procedimento in discussione oggi". L'interrogatorio di questa mattina riguardava solo la convalida d'arresto per tentato omicidio.

Della vita di Tommaso Ismail si sa ciò che lui stesso ha raccontato agli investigatori. È nato a Milano nel 1996 da madre italiana, originaria di Foggia, e padre tunisino, che all'età di 3 anni lo ha portato con sé in Tunisia. Lì ha studiato fino alla terza media, ma ha anche vissuto per lunghi periodi da sbandato in strada. Per riscattarsi, nel 2015 aveva deciso di tornare in Italia. Con il sogno di trovare un lavoro, aiutato da una zia e dalla madre, con cui ha vissuto per un periodo. Viste le difficoltà, Ismail aveva anche chiesto aiuto ai servizi sociali. Dopo un periodo in cui aveva lavorato da McDonald's, da almeno un anno e mezzo era tornato a una vita randagia. Di notte dormiva in un furgone parcheggiato nella periferia nord-ovest di Milano, a Quarto Oggiaro. Di giorno frequentava il quartiere multietnico di via Padova e la stazione Centrale, dove era ben noto alla polizia ferroviaria, anche per aver già reagito in modo aggressivo a dei controlli. A dicembre era già stato arrestato per droga insieme a un giovane di origini libiche. Proprio a partire da quell'arresto, e dalla condanna per direttissima, potrebbe essere iniziato un percorso di radicalizzazione.

L'ipotesi di reato di associazione con finalità di terrorismo internazionale prende il via dagli interrogativi suscitati dalla reazione violentissima a un controllo e dalla trasformazione estetica che nell'arco di pochi mesi lo ha portato a farsi crescere la barba e ad abbandonare gli abiti alla moda (come nella foto del suo profilo Facebook in cui indossa un cappellino rosso con visiera girata all'indietro e un giubbino smanicato blu) per scegliere vestiti scuri. Ma sopratutto dal profilo Facebook del giovane, su cui comparivano video e scritte in arabo con riferimenti all'Isis. In particolare sono due i video di Youtube sull'account di Hosni che inneggiano al Califfato: pubblicati il 17 maggio tra le 22.39 e le 22.41, poi oscurati, riportano l'hashtag #StatoIslamico scritto in arabo. In uno dei due video è riportata la 63esima Sura del Corano numero 8, che recita: "Se ritorniamo a Medina, il più potente scaccerà il più debole. La potenza appartiene ad Allah, al Suo Messaggero e ai credenti, ma gli ipocriti non lo sanno". Stando a quanto riporta il sito curato dal Centro di cultura islamica di Bologna, il versetto si riferisce alle parole che proferì Abdallah Ibn Ubay, il capo degli "ipocriti" medinesi, nel corso di una spedizione dei musulmani alla quale aveva partecipato malvolentieri per non rendere palese la sua ipocrisia.

Un altro video al vaglio dell'antiterrorismo è quello pubblicato il 6 maggio alle 18.10. Sempre ripreso da YouTube, mostra le immagini di un'operazione di combattimento svolta in Iraq tra l'esercito governativo e i tagliagole del Califfato. Gli investigatori stanno provando a capire se Hosni stesse facendo un percorso verso una radicalizzazione.

La storia dell'aggressore della stazione Centrale ricalca quella di molti altri giovani emerginati divenuti bersaglio della propaganda jihadista, ma non è chiaro se e quanto avesse realmente abbracciato le ideologie fondamentaliste.

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