Si era fatto la bella vita sponsorizzato dalle cosche. Viaggi, donne e alberghi a cinque stelle. Tutto gratis. Tutto generosamente pagato da Giulio Lampada, capocosca e suo socio in affari. O meglio, in cambio di qualche favore. La sotira del giudice Giancarlo Giusti è la storia di un magistrato con un debole per il lusso e una pericolosa contiguità con la criminalità organizzata. C’era in ballo un’asta giudiziria? Interveniva Giusti, già applicato alle esecuzioni del Tribunale Reggio Calabria. Bisognava nominare un custode dei beni sequestrati alla ’ndrangheta? Sempre Giusti, che sceglieva un profilo gradito al clan. Ma il conto, alla fine, è arrivato. Ed è stato salato. Perché oggi Giancarlo Giusti - finito agli arresti nel marzo scorso con l’accusa di corruzione aggravata dalla finalità mafiosa - è stato condannato dal gup Alessandra Simion con rito abbreviato a quattro anni di reclusione. Oltre a Giusti, al quale sono stati comminati anche 5 anni di interdizione dai pubblici uffici, il giudice ha inflitto 6 anni di carcere a Domenico Gattuso (accusato di concorso esterno in associazione mafiosa), 4 anni e 4 mesi all’avvocato Vincenzo Minasi del foro di Palmi (concorso esterno in associazione mafiosa, rivelazione di segreti d’ufficio, intestazione fittizia di beni), e 2 anni con la sospensione condizionale della pena a Vincenzo Moretti, il direttore dell’hotel Brun che risponde di favoreggiamento. Perché era all’hotel Brun, lussuoso albergo milanese, che Giusti incontrava le escort messe a disposizione dal clan Valle-Lampada. Uno dei tenti finanziamenti ricevuto dal magistrato dalla cosca. In totale - stimano i pm - si tratta di 71mila euro tra benefit, viaggi, notti brave, prostitute. Tutto annotato in un’agenda elettronica sequetrasta dagli inquirenti. «Giovedì 21 novembre 2008. Torno da Milano. Costituita società, dobbiamo chiudere affari. Mi trovo bene con Giulio» (Lampada,<CF251> ndr</CF>). E poi, «21 settembre 2008. Serata di venerdì pazzesca fra donne e vino. Notte d’amore con Natasha. Ubriachi cotti». O ancora, «12 gennaio 2011. Torno da Milano, una serata spendendo la legittima e ubriaco fradicio».
«Giusti - scriveva il gip Giuseppe gennari nell’ordinanza di custodia cautelare con cui mandava in carcere il magistrato calabrese - è un personaggio professionalmente dedito al malaffare e che finora è riuscito miracolosamente a salvarsi». La bella vita del giudice Giusti, però, si è bruscamente interrotta. Anche i miracoli hanno un limite.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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