Arriva l'Opa su Autostrade? Il governo smentisce, ma...

A tutto si è pensato quando venerdì scorso il ministro Giancarlo Giorgetti ha annunciato che per allentare le tensioni sui conti pubblici, nel triennio 2024-26 si rendono necessarie privatizzazioni per circa 20 miliardi

Arriva l'Opa su Autostrade? Il governo smentisce, ma...
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A tutto si è pensato quando venerdì scorso il ministro Giancarlo Giorgetti ha annunciato che per allentare le tensioni sui conti pubblici, nel triennio 2024-26 si rendono necessarie privatizzazioni per circa 20 miliardi. Chi ha citato la maggioranza di Mps, chi quote minoritarie di Eni o di Enel, chi una parte degli innumerevoli immobili che lo Stato ha finora gestito in modo del tutto inefficiente. A nessuno è venuto in mente che tra i primi cespiti alienabili potessero comparire le Autostrade per l'Italia, da poco più di un anno tornate pubbliche con una spesa complessiva di oltre 8 miliardi. Invece, a riprova che il boccone resta ghiotto nonostante le vicende tribolate che sono seguite al crollo del Ponte Morandi, ecco che ieri l'agenzia di stampa Bloomberg annuncia che un gruppo torinese, noto per gestire il circuito delle autostrade del Piemonte ma anche impegnato nella progettazione e realizzazione di grandi opere infrastrutturali e industriali, è pronto a mettere sul tavolo 20 miliardi per rilevare la totalità del capitale di Aspi, debiti compresi. L'offerta sarebbe già in fase di elaborazione presso Fininc, la finanziaria capogruppo di Matterino Dogliani, divenuto protagonista delle cronache «autostradali» per le prove muscolari esibite alla conquista di nuove concessioni.

Grande agitazione nel mondo finanziario per una notizia oggettivamente clamorosa, ma la suggestione è durata poco, perché a stretto giro Palazzo Chigi ha «destituito di fondamento l'indiscrezione secondo cui - precisa la nota - il governo italiano sarebbe a conoscenza e intenderebbe sostenere un'offerta per Autostrade da parte della società Fininc». Tutto finito? Solo una bufala? Non proprio. Perché di lì a poco si apprende che il ministro Matteo Salvini non solo è informato della manovra in corso, ma addirittura precisa in una nota che «se un grande imprenditore italiano riesce a mettere insieme i fondi per un piano d'investimento fondamentale per l'Italia che riguardi Aspi, la Gronda di Genova, il Passante di Bologna, i lavori sulla A1 e sulla A14 Adriatica fino al nodo di Firenze, tutto ciò è sicuramente di grande interesse». Come si spiega il giallo di un governo che nega e un ministro autorevole che conferma, addirittura delineando un maxi-piano infrastrutturale che potrebbe svilupparsi dietro l'offerta di Dogliani? Diciamo che Salvini ha gettato un sasso nello stagno, con l'obiettivo di portare al centro del dibattito politico un tema, le privatizzazioni, che si ripropone ad ogni presentazione della Nadef quando si vogliono rassicurare i mercati sulla solidità delle coperture. Rassicurazioni che però non sfociano quasi mai nell'attuazione concreta, perché mettere sul mercato dei beni dello Stato immediatamente liquidabili è uno degli esercizi più difficili. Sia che si tratti di impedimenti politici sia che a frenare siano passaggi burocratici modello medioevo. Ma il sasso ora è gettato e quanto prima dovrà essere affrontato se il governo vuol provare a realizzare una Manovra che, per quanto poco esaltante agli occhi di chi la vorrebbe più incline alla crescita, ha quantomeno il merito di essere credibile.

Quanto ad Autostrade, per quel che si sa il governo oggi non ha alcuna intenzione di vendere (peraltro ci sarebbe qualche problema visto che il controllo è nelle mani di Cdp), l'obiettivo semmai dovrebbe essere indirizzato verso l'Anas o addirittura verso le Fs, sulle quali da tempo si vocifera di una consistente partecipazione privata. Oltre al fatto che sul tavolo è in bella mostra il Banco Mps, destinato al sistema privato anche per rispetto degli impegni assunti verso Bruxelles.

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