Premessa d'obbligo: conosco personalmente Tommaso Verdini al quale - al pari di suo padre Denis - mi lega da anni una amicizia disinteressata e sincera che certo oggi non rinnego, appreso dei suoi guai giudiziari dai quali gli auguro di uscire indenne. Non entro nel merito dell'inchiesta perché poco si sa e non ho studiato le carte nella loro interezza, ma noto con preoccupazione il ripetersi in automatico del solito velenoso meccanismo giudiziario-mediatico. Non solo, infatti, Tommaso Verdini viene già considerato nella maggior parte delle cronache giornalistiche sicuramente colpevole, ma tale colpa viene estesa con maligno sospetto e infondata certezza anche al fidanzato di sua sorella Francesca, tale Matteo Salvini, che di mestiere fa il leader della Lega e pro tempore il vice presidente del Consiglio, oltre che ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti.
Non soltanto le accuse a Verdini junior si basano al momento principalmente su intercettazioni di soggetti che nel parlare tra di loro possono avere anche millantato, amplificato o falsato rapporti e accordi, ma del coinvolgimento di Salvini negli affari della famiglia del quasi suocero proprio non c'è alcuna traccia, neppure nelle carte giudiziarie. Eppure i giornali insinuano e le opposizioni si attrezzano per processare il ministro almeno in Parlamento, che così si fa cagnara e la sinistra si tira un po' su di morale.
Gogna mediatica, più gogna politica, più sciacalli uguale graticola e la verità non conta più nulla, basta una parentela. Ieri il quotidiano Il Foglio ha pubblicato una doppia pagina esemplare dal titolo: «Trecentosessantacinque giorni di gogna giudiziaria: da Berlusconi a Fontana, da Mori a Profumo, da Tirreno Power alla Loggia Ungheria, elenco di indagini e processi eclatanti finiti nel nulla nel 2023 non prima di aver gettato nel tritacarne mediatico-giudiziario i malcapitati». Le ho contate queste storie di malagiustizia o giustizia frettolosa o giustizia solo mediatica, sono quaranta e probabilmente qualcun'altra è sfuggita ai bravi colleghi.
Attenzione quindi, nessuno ma proprio nessuno può escludere oggi che questa che riguarda Tommaso Verdini sia la quarantunesima del 2023 o, se volete, la prima del 2024 perché sull'uso politico della giustizia nulla è cambiato e temo nulla cambierà.
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