Auguri, caro eroico Milite Ignoto. Da cent'anni simbolo di sacrificio

Patria, sacrificio, unità e identità nazionale, libertà sono le pietre miliari scolpite nella nostra storia, che ancora oggi, 100 anni dopo, saranno rievocate durante le celebrazioni del Milite Ignoto

Auguri, caro eroico Milite Ignoto. Da cent'anni simbolo di sacrificio

Patria, sacrificio, unità e identità nazionale, libertà sono le pietre miliari scolpite nella nostra storia, che ancora oggi, 100 anni dopo, saranno rievocate durante le celebrazioni del Milite Ignoto. Parole che rappresentano valori che, ogni tanto, sembriamo dimenticare, ma in realtà mai desueti, anzi, attuali in questi tempi di pandemia. Il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, apre oggi le celebrazioni, che continueranno fino al 4 novembre, dei primi cent'anni del Milite Ignoto. Se lo chiediamo ai giovani, nati in questo secolo, chi fosse e cosa rappresenti il soldato senza nome, pochi sapranno rispondere, ma oggi sarà proprio un'insegnante, Grazia Riccio Bergamas, a raccontare la sua storia nella sala delle Bandiere all'Altare della Patria a Roma. Pronipote di Maria Bergamas, la madre scelta nel 1921 in rappresentanza di tutte le mamme d'Italia che avevano perso un figlio nella Grande Guerra. Davanti a lei furono allineate 11 bare avvolte dal Tricolore con i resti non identificati di giovani soldati italiani caduti sui campi di battaglia lungo tutto il fronte. Maria Bergamas, urlando il nome del figlio mai più tornato a casa, scelse quella del Milite Ignoto. Un milione di italiani salutò il feretro trasportato in treno da Aquileia a Roma e assistette alla tumulazione all'Altare della Patria.

Non si trattava di un generale, che mandava al macello i suoi uomini dalle retrovie o un politico che prima decideva la guerra e poi firmava la pace, ma di un soldato, uno dei tanti caduti (651mila) e dispersi della Prima guerra mondiale, che aveva sputato sangue e sudore in trincea. Un uomo del popolo, che un po' costretto, un po' spinto dal patriottismo e dalla speranza di portare la pelle a casa ha fatto l'Italia con il suo sacrificio.

Oggi abbiamo bisogno del messaggio simbolico del Milite Ignoto per risollevarci da un'altra «guerra», quella del virus, contro un nemico invisibile che ci ha messo in ginocchio. Dispiace che qualche consigliere comunale, di varie parti d'Italia, abbia preferito defilarsi con l'astensione o addirittura votato contro la cittadinanza onoraria al Milite Ignoto. Un'idea unificante, proposta anche ieri a Milano, che, però, in Lombardia ha raccolto l'adesione di soli 71 Comuni.

Il Milite Ignoto non è di destra, né di sinistra. Si tratta di un simbolo che rappresenta tutti i caduti ed i dispersi in guerra italiani, pure chi ha combattuto su fronti contrapposti. Per non parlare dei soldati della Repubblica che hanno versato il loro sangue nelle missioni internazionali, dagli aviatori italiani massacrati a Kindu ai caduti dell'Afghanistan, da dove ce ne stiamo tornando a casa.

Le celebrazioni di oggi hanno un valore ancora più importante, alla vigilia del 2 giugno, festa della Repubblica, di nuovo orfana della parata militare a causa della pandemia, a parte le Frecce tricolori che sorvoleranno Roma. Il modo migliore per onorare i cent'anni del Milite Ignoto è con un momento di silenzio, come un secolo fa al passaggio del treno con il feretro e alla cerimonia nella capitale.

Le celebrazioni proseguiranno in tutta Italia fino al 4 novembre, giornata dell'Unità nazionale e delle Forze armate, quando il Milite Ignoto venne tumulato, con tutti gli onori, all'Altare della Patria cent'anni fa.

Se allora saremo definitivamente usciti dall'incubo del virus, grazie alla battaglia vaccinale, sarà un segno di rinascita che coincide con un simbolo della patria e

dell'identità nazionale. In fondo il Milite Ignoto è un soldatino senza nome, simbolo di piccoli e grandi eroi che, non solo in guerra, hanno combattuto e combatteranno per rendere migliore il Paese che amiamo, l'Italia.

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