"Segnalate le gravidanze": così gli Ayatollah sottometto ancora di più le donne

La lettera incriminata è trapelata sul web scatenando feroci polemiche, con molti utenti che paragonano l'Iran al regime di The Handmaid's Tale

"Segnalate le gravidanze": così gli Ayatollah sottometto ancora di più le donne

Le autorità iraniane, tramite una lettera, hanno ordinato ai laboratori di analisi di denunciare le gravidanze delle donne per prevenire "aborti criminali". Quel documento ha subito scatenato feroci polemiche sul web ed è stato bollato come segno della volontà dei governanti di limitare ancora di più i diritti delle donne. L'aborto in Iran è illegale nella quasi totalità dei casi, con eccezioni concesse per le donne sposate che possano dimostrare che il parto metterebbe in pericolo la loro vita o la vita del bambino, o nel caso in cui il bambino possa nascere con gravi disabilità. I medici che praticano interruzioni di gravidanza illegali sono inoltre puniti con una pena detentiva fino a un anno e multe considerevoli.

La lettera incriminata è stata inviata a fine settembre dal viceministro della Giustizia della provincia settentrionale di Mazandaran. I destinatari erano il presidente dell'Università di Scienze mediche d'Iran e tutti i laboratori privinciali. La missiva sollecitava questi ultimi a violare la privacy dei pazienti informando immediatamente le autorità locali circa eventuali nuove gravidanze nella provincia. Il documento evidenziava: "Uno dei modi per prevenire l'aborto è collegare laboratori e centri clinici per segnalare le madri con risultati positivi ai test di gravidanza".

Il testo inviato dal viceministro è trapelato su Internet grazie al giornalista e medico Mahdiar Saeedian e ha suscitato reazioni indignate sui social media da parte delle donne iraniane. Molti utenti hanno biasimato il testo governativo paragonandolo a una trovata degna di The Handmaid's Tale, dramma televisivo distopico in cui le donne sono trattate come proprietà dello Stato. Altri hanno invece collegato quella lettera ai piani governativi di aumento della popolazione. Un attivista iraniano per i diritti delle donne ha quindi rivelato a delle emittenti occidentali che quel documento rappresenta il desiderio della Repubblica islamica di mantenere il controllo sui corpi delle donne: "Immaginate una donna che è rimasta incinta in una relazione extraconiugale. Non oserà mai ricorrere a un laboratorio per un test di gravidanza se sa che le sue informazioni verranno trasmesse alle autorità".

Il viceministro della Giustizia della provincia di Mazandaran ha reagito alle crescenti polemiche causate dalle lettera dichiarando all'emittente pubblica nazionale che l'ordine contenuto nel documento mirava solamente a "prevenire aborti non professionali".

La notizia della lettera è stata riportata poco dopo l'introduzione nel Paese di singolari regole di censura televisiva, che vietano alle emittenti di mostrare donne che "mangiano pizza, panini e bevande di colore rosso".

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