Avellino, i "Bonnie e Clyde" col reddito di cittadinanza

Il 42enne è finito nel carcere di Poggioreale, mentre per la donna, che percepisce anche il reddito di cittadinanza, è scattato l’obbligo di dimora nel Comune di residenza

Avellino, i "Bonnie e Clyde" col reddito di cittadinanza

Hanno commesso più di venti furti i novelli Bonnie e Clyde del Napoletano, che erano soliti saccheggiare sottoscala e garage ad Avellino. La coppia di ladri rubava biciclette, attrezzi da lavoro e altro materiale di valore, per poi rivenderlo in un mercatino dell’usato di Caserta. L’uomo di 42 anni e la donna 40enne sono stati fermati dai carabinieri di Monteforte Irpino. I militari hanno scoperto che sono residenti a Casalnuovo, in provincia di Napoli, e che hanno precedenti penali. Il 42enne è finito nel carcere di Poggioreale, mentre per la donna, che percepisce anche il reddito di cittadinanza, è scattato l’obbligo di dimora nel Comune di residenza. Non si potrà muovere dalla propria abitazione dalle ore 22 alle ore 6.

L’indagine è stata condotta dalla Procura della Repubblica di Avellino e ha permesso ai carabinieri di trovare un collegamento tra gli oltre venti furti messi a segno la scorsa estate nell’Avellinese. Le città colpite dalla coppia di ladri sono: Monteforte Irpino (9 furti), Mercogliano (un furto), Avellino (3 furti) Atripalda (7 furti), Santa Maria a Vico, nel Casertano (1 furto), Volla, nel Napoletano (un furto). I Bonnie e Clyde napoletani sono stati individuati grazie alle telecamere di videosorveglianza, in particolar modo a quelle di Monteforte Irpino, Mercogliano ed Avellino, dove i sistemi di controllo sono integrati con lettori di targa: in questo modo sono state identificate le automobili usate per i furti, tutte noleggiate, con le quali venivano effettuati i sopralluoghi. Altri elementi sono stati ricavati dalle testimonianze di alcune vittime, che avevano sorpreso i due durante i furti e sono riusciti a fornire utili indicazioni alle forze dell'ordine.

Il modus operandi dei due indagati ha permesso di dimostrare che le loro condotte criminose non possono essere considerate occasionali (trattandosi al contrario di un evidente mezzo di sostentamento o, comunque, di finanziamento), in quanto hanno dimostrato una spiccata capacità a delinquere, in considerazione dell’elevato numero di furti commessi, nonché dell’abilità con la quale hanno agito e per come si muovevano sul territorio.

Le ricerche delle forze dell’ordine hanno consentito di rivelare l’esistenza di un vero e proprio business illecito operato dai due napoletani, per alcuni mesi, i quali provvedevano ad asportare la refurtiva all’interno delle abitazioni dei malcapitati, perlopiù nei garage e cantine, spesso costituita da merce di ingente valore per poi trasferirla nei mercati dell’usato.

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