Il bagno, la rissa e la fondina Così si è scatenato l'inferno a Trieste

L'agente che sorvegliava il dominicano sarebbe stato sorpreso da una mossa improvvisa. Poi il corpo a corpo e gli spari

Il bagno, la rissa e la fondina Così si è scatenato l'inferno a Trieste

La colluttazione, poi gli spari a bruciapelo. Il pomeriggio di sangue di Trieste costato la vita a due giovani agenti della polizia di Stato è l'ennesimo episodio che vede la furia assassina accanirsi sulle divise che servono tutti i giorni il nostro Paese. La follia è scattata intorno alle 17 all'interno della questura. Un uomo fermato per il furto di un motorino è riuscito a disarmare un poliziotto e ad aprire il fuoco prima di essere arrestato e ferito. Le vittime sono Pierluigi Rotta, agente scelto e Matteo De Menego, 31 anni. A sparare sui poliziotti è stato Alejandro Augusto Stephan Meran, dominicano con regolare permesso di soggiorno. L'uomo era stato portato in questura insieme al fratello per il furto di uno scooter. Dopo aver ottenuto dagli agenti il permesso per recarsi al bagno, ha sorpreso un agente che lo sorvegliava. Qui sarebbe accaduto di tutto. Secondo quanto riportano fonti di polizia l'agente sarebbe stato disarmato e la fondina avrebbe perso il supporto durante la colluttazione con il dominicano. Dopo aver sottratto l'arma al poliziotto, il killer ha subito aperto il fuoco a bruciapelo. La risposta degli agenti presenti è stata immediata. Il killer è rimasto ferito.

Il malvivente è riuscito comunque a scappare all’esterno dell’edificio, dove ha tentato di entrare in una delle vetture di servizio della Polizia che però era chiusa. Poi è stato raggiunto da altri agenti e bloccato, mentre il fratello era rimasto all’interno della Questura e sembra sia estraneo a quanto accaduto. Sempre secondo fonti della polizia, l'altro poliziotto rimasto ucciso "aveva invece una fondina in cartone pressato perché la sua si era rotta". Due fondine che hanno ceduto nel corso della colluttazione e che hanno armato la mano del killer. In questo quadro va sottolineata la testimonianza di una poliziotta che ha descritto gli attimi precedenti alla sparatoria: "Le pistole senza cinghia di sicurezza, poi gli spari e la paura. I due dominicani avevano un atteggiamento strano. Stavano troppo vicini prima di cominciare a sparare dentro la questura". I due agenti feriti gravemente sono stati subito soccorsi ma inutilmente: le pallottole calibro 9 parabellum esplosi dalla pistola d’ordinanza Beretta avevano raggiunto organi vitali. In un audio choc un collega presente ha raccontato la morte dei due agenti sotto i suoi occhi. Lascia senza parole quella frase: "Hanno interrotto il massaggio cardiaco". A terra, in questura, sono rimasti i corpi senza vita di due agenti che sono morti svolgendo il proprio lavoro.

Secondo le prime indagini, secondo quanto riporta l'Adnkronos, i due domincicani avevano regolare permesso di soggiorno da dieci anni. Ora i rilievi della scientifica cercheranno di dare un quadro più chiaro della dinamica di questo pomeriggio di terrore che ha lasciato a Trieste, dopo le urla e gli spari, il silenzio della morte di due poliziotti.

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